Lucrezia Borgia (1833)
Lucrezia Borgia
Music drama in a prologue and two acts
Libretto by Felice Romani
[Foreword by the librettist]
Victor Hugo, from whom this music drama is derived, in a celebrated tragedy [Le roi s’amuse–the source for Piave and Verdi’s Rigoletto], had represented physical deformity (his own words) sanctified by paternity: in Lucrezia Borgia it is meant to signify moral deformity purified by maternity: the aim of which, upon due reflection, softens the darkness of the subject and makes the protagonist less repellent. It was easy for the French author to make his aim stand out treating the argument as his fancy dictated, developing it in a space that fell more in line with his structure: most difficult for me, who was to compress a volume into a few pages and was handicapped by the needs of meter and the musical setting: nor did I see how thorny the task would be until after I had agreed to take it on. To the difficulty of the subject must be added that of the style, which, in my opinioin, I was obliged to adopt; a style for which I have no models, at least that I know of; one that preserves the character of the prose in a work of verse; that is to be adapted to the sparsity of the dialogue, to the color of the tempi, to the nature of the action, to the characters who enact it, mostly more comic than tragic; a style, in sum, suited to an opera where the poet must conceal himself and leave it to the characters to speak in their own way. To observe in some way the unity of place, I entitle the action that takes place in Venice the Prologue; it can actually be called that, if I am not mistaken, inasmuch as it provides the premise of the argument and presages the catastrophe that ensues in Ferrara.
With this foreword I do not intend to sway the judgment of the audience. It is up to the latter to decide, to the author to resign himself.
Felice Romani
CAST OF CHARACTERS
Donna Lucrezia Borgia (Soprano)
Don Alfonso, Duke of Ferrara (Bass)
Gennaro, Lucrezia’s son (Tenor)
Maffio Orsini (Contralto)
Jeppo Liverotto (Tenor)
Don Apostolo Gazella (Bass)
Ascanio Petrucci (Bass)
Oloferno Vitellozzo (Tenor)
Gubetta (Bass)
Rusighello (Tenor)
Astolfo (Bass)
Chorus: Knights, squires, ladies, soldiers, pages, maskers, ushers, halbardiers, cupbearers,
gondoliers
The action of the Prologue is in Venice; that of the drama in Ferrara. The time is the beginning of the 16th century.
PROLOGO
Terrazzo nel palazzo Grimani in Venezia. Festa di notte. Alcune maschere Attraversano di tratto in tratto il teatro. Dai due lati del terrazzo si vede il palagio splendidamente illuminato: in fondo il canale della Giudecca, sul quale si veggono a passare ad intervalli nelle tenebre alcune gondole: in lontano Venezia al chiaror della luna. All’alzar del sipario la musica esprime la festa, che ha luogo nel palagio. Di quando in Quando vanno e vengono signori e dame magnificamente vestiti colla loro maschera alla mano. Alcune altre maschere s’intrattengono parlando fra loro.
SCENA PRIMA
Entrano in scena lietamente Gubetta, Gazella, Orsini, Petrucci, Vitellozzo e Liverotto. Quindi Gennaro che, Com’uomo affaticato, si riposa sovra un sedile appartato dagli altri.
Gazella
Bella Venezia!
Petrucci
Amabile!
D’ogni piacer soggiorno!
Orsini
Men di sue notti è limpido
D’ogni altro cielo il giorno.
Tutti
E l’orator Grimani
Noi seguirem domani!
Tali avrem mai delizie,
Tai feste in riva al Po?
Gubetta
(inoltrandosi)
Le avrem. D’Alfonso è splendida,
Lieta la corte assai…
Lucrezia Borgia…
Orsini
(interrompendolo)
Acquetati:
Non la nomar giammai.
Vitellozzo
Nome esecrato è questo.
Liverotto
La Borgia io la detesto…
Tutti
Chi le sue colpe intendere,
E non odiar la può?
Orsini
Io più di tutti. Uditemi.
Tutti si accostano.
Un vecchio… un indovino…
Gennaro
(interrompendolo)
Novellator perpetuo
Esser vuoi dunque, Orsini?
Lascia la Borgia in pace:
Udir di lei mi spiace…
Tutti
Taci… Non l’interrompere.
Breve il suo dir sarà.
Gennaro
Io dormirò: destatemi
Quando cessato avrà.
(si adagia, e a poco a poco si addormenta)
Orsini
Nella fatal di Rimini
E memorabil guerra,
Ferito e quasi esanime
Io mi giaceva a terra…
Gennaro a me soccorse,
Il suo destrier mi porse,
E in solitario bosco
Mi trasse e mi salvò.
Tutti
La sua virtù conosco,
La sua pietade io so.
Orsini
Là nella notte tacita,
Lena pigliando e speme,
Giurammo insiem di vivere,
E di morire insieme.
«E insiem morrete», allora
Voce gridò sonora:
E un veglio in veste nera
Gigante a noi s’offrì.
Tutti
Cielo! Qual mago egli era
Per profetar così?
Orsini
«Fuggite i Borgia, o giovani»,
Ei proseguì più forte…
«Odio alla rea Lucrezia…
Dove è Lucrezia è morte.»
Sparve ciò detto: e il vento
In suono di lamento
Quel nome ch’io detesto
Tre volte replicò!
Tutti
Rio vaticinio è questo.
Ma fé puoi dargli?… No.
Orsini
Fede a fallci oroscopi
L’anima mia non presta…
Non presta fe’, no, no, no, no.
Pur, mio malgrado, un palpito
Tal sovvenir mi desta.
Spesso dovunque io movo,
Quel vecchio orrendo io trovo…
Quella minaccia orribile
Parmi la notte udir…
Te, mio Gennaro, invidio,
Che puoi così dormir.
Gli Altri
Bando a sì triste immagini…
Passiam la notte in gioia.
Assai quell’empia femmina
Ne die’ tormento e noia.
Finché il Leon temuto
Ne porge asilo e aiuto,
L’arte e il furor de’ Borgia
Non ci potran colpir.
Vieni, la danza invitaci…
Lasciam costui dormir.
Partono tutti traendo seco Orsini.
SCENA SECONDA
Passa una gondola: n’esce una dama mascherata. È Lucrezia Borgia: s’inoltra guardinga. Vede Gennaro addormentato, e si appressa a lui contemplandolo con piacere e rispetto. Gubetta ritorna.
Lucrezia
Tranquillo ei posa… Oh! sian così tranquille
Sue notti sempre! e mai provar non debba
Qual delle notti mie quanto è il tormento!
Sei tu?
(si accorge di Gubetta)
Gubetta
Son io. Pavento
Che alcun vi scopra: ai giorni vostri, è vero,
Scudo è Venezia; ma vietar non puote
Che conosciuta non v’insulti alcuno.
Lucrezia
E insultata sarei: m’abborre ognuno!
Pur, per sì trista sorte
Nata io non era. Oh! potess’io far tanto
Che il passato non fosse, e in un cor solo
Destare un senso di pietà che invano
In mia grandezza all’universo io chiedo!
Quel giovin vedi?
Gubetta
Il vedo,
E da più dì lo seguo in finte spoglie
E in simulato nome; e indarno io tento
Scoprir l’arcano che per lui vi tragge
Da Ferrara a Venezia in tanta ambascia…
Lucrezia
Tu scoprirlo! Nol puoi! Seco mi lascia.
Gubetta si ritira.
SCENA TERZA
Lucrezia e Gennaro addormentato. Mentre Lucrezia si avvicina a Gennaro non si accorge di due uomini mascherati che passano dal fondo, e si fermano in disparte.
Lucrezia
Come è bello!… Quale incanto
In quel volto onesto e altero!
No, giammai leggiadro tanto
Non se ’l finse il mio pensiero.
L’alma mia di gioia è piena,
Or che alfin lo può mirar…
Mi risparmia, o ciel, la pena,
Ch’ei mi debba un dì sprezzar.
Se il destassi!… no: non oso.
(piange)
Né scoprir il mio sembiante:
Pure il ciglio lagrimoso
Terger debbo… un solo istante.
(si toglie la maschera e si asciuga le lagrime)
Primo Uomo
(Vedi? è dessa…)
Secondo Uomo
(È dessa… è vero.)
Primo Uomo
(Chi è il garzone?)
Secondo Uomo
(Un venturiero.)
Primo Uomo
(Non ha patria?)
Secondo Uomo
(Né parenti;
Ma è guerrier fra i più valenti.)
Primo Uomo
(Di condurlo adopra ogn’arte
A Ferrara in mio poter.)
Secondo Uomo
(Con Grimani all’alba ei parte…
Ei previene il tuo pensier.)
Lucrezia
Mentre geme il cor sommesso,
Mentre io piango a te d’appresso,
Dormi e sogna, o dolce oggetto,
Sol di gioia e di diletto….
Ed un angiol tutelare
Non ti desti che al piacer!…
Tristi notti e veglie amare
Debbo io sola sostener.
Si alza; i due mascherati si ritirano. Lucrezia ritorna indietro, e bacia la mano di Gennaro. Egli si desta, e l’afferra per le braccia.
Ciel!…
(per isciogliersi da lui)
Gennaro
Che vegg’io?
Lucrezia
Lasciatemi!
Gennaro
No, no, gentil signora:
No, per mia fede!
(trattenendola)
Lucrezia
(Io palpito.)
Gennaro
Ch’io vi contempli ancora!
Leggiadra e amabil siete;
Né paventar dovete
Che ingrato od insensibile
Per voi si trovi un cor.
Lucrezia
Gennaro!… E fia possibile
Che a me tu porti amor?
Gennaro
Qual dubbio è il vostro?
Lucrezia
Ah! dimmelo.
Gennaro
Sì, quanto lice io v’amo.
Lucrezia
(Oh gioia!)
Gennaro
Eppure… uditemi…
Esser verace io bramo.
Avvi un più caro oggetto
Cui nutro immenso affetto.
Lucrezia
E ti è di me più caro!
Chi mai?
Gennaro
Mia madre ell’è.
Lucrezia
Tua madre?… O mio Gennaro!
Tu l’ami?
Gennaro
Ah, più di me!
Lucrezia
Ed ella?
Gennaro
Ah! compiangetemi:
Io non la vidi mai.
Lucrezia
Come?
Gennaro
È funesta istoria,
Che sempre altrui celai,
Ma son da ignoto istinto
A dirla a voi sospinto;
Alma cortese, e bella
Nel vostro volto appar.
Lucrezia
(Tenero cor!) Favella…
Tutto mi puoi narrar.
Gennaro
Di pescatore ignobile
Esser figliuol credei
E seco oscuri in Napoli
Vissi i prim’anni miei,
Quando un guerriero incognito
Venne d’inganno a trarmi:
Mi die’ cavallo ed armi,
E un foglio a me lasciò.
Era mia madre, ahi misera!
Mia madre che scrivea…
Di rio possente, vittima,
Per sé, per me temea…
Di non parlar, né chiedere
Il nome suo qual era
Calda mi fea preghiera,
Ed obbedita io l’ho.
Lucrezia
E il foglio suo?…
Gennaro
Miratelo.
Mai dal mio cor non parte.
Lucrezia
Oh! quante amare lagrime
Forse in vergarlo ha sparte!
Gennaro
Ed io, signora, oh quanto
Su quelle cifre ho pianto!
Ma che? Voi pur piangete?
Lucrezia
Ah! sì… per lei… per te.
Gennaro
Alma gentil! Voi siete
Ancor più cara a me.
Lucrezia
Ama tua madre, e tenero
Sempre per lei ti serba…
Prega che l’ira plachisi
Della sua sorte acerba…
Prega che un giorno stringere
Ella ti possa al cor.
Gennaro
L’amo, sì, l’amo, e sembrami
Vederla in ogni oggetto…
Una soave immagine
Me n’ho formato in petto;
Seco, dormente o vigile,
Seco favello ognor.
Si avvicinano da varie parti le maschere: escono paggi con torcie, che accompagnano dame e cavalieri. Orsini entra dal fondo accompagnato da’ suoi amici.
Lucrezia
Gente appressa… io ti lascio.
Gennaro
(trattenendola)
Ah! fermate.
Orsini
Chi mai veggo?
(riconosce Lucrezia, l’addita ai compagni e seco loro
favella)
Lucrezia
Mi è forza lasciarti.
Gennaro
Deh, chi siete almen dirmi degnate…
(sempre trattenendola)
Lucrezia
Tal che t’ama, e sua vita è l’amarti.
Orsini
Io dirollo…
(inoltrandosi)
Lucrezia
Gran Dio!
(si copre colla maschera e vuole allontanarsi)
Orsini
(opponendosi)
Non partite.
Forza è udirne.
(riconducendola)
Lucrezia
Gennaro!
Gennaro
Che ardite?
S’avvi alcun d’insultarla capace,
Di Gennaro più amico non è.
Orsini
Chi siam noi sol chiarirla ne piace.
Lucrezia
(Oh, cimento!)
Orsini
E poi fugga da te.
Maffio Orsini, signora, son io,
Cui svenaste il dormente fratello.
Vitellozzo
Io Vitelli, cui feste lo zio
Trucidar nel rapito castello.
Liverotto
Io nepote d’Appiano tradito,
Da voi spento in infame convito.
Petrucci
Io Petrucci del conte cugino,
Cui toglieste di Siena il domìno.
Gazella
Io congiunto d’oppresso consorte,
Che vedeste nel Tebro perir.
Gennaro
(Ciel! che ascolto!)
Lucrezia
(Oh! malvagia mia sorte!)
Coro
Qual rea donna!
Lucrezia
(Ove fuggo? che dir?)
Orsini
Or che a lei l’esser nostro è palese,
Odi il suo…
Gennaro e Coro
Dite, dite.
Lucrezia
Ah! pietade!
Orsini, Vitellozzo, Liverotto, Petrucci e Gazella
Ella è donna che infame si rese,
Che l’orrore sarà d’ogni etade…
Lucrezia
Grazia! grazia!…
Orsini, Vitellozzo, Liverotto, Petrucci e Gazella
Mendace, spergiura,
Traditrice, venefica, impura…
Come odiata, è temuta del paro,
Ché potente il destino la fa.
Gennaro
Oh! chi è mai?
Lucrezia
Non udirli, o Gennaro!…
(supplichevole a’ suoi piedi)
Orsini, Vitellozzo, Liverotto, Petrucci e Gazella
È la Borgia… ravvisala….
(strappano la maschera)
Tutti
(con un grido d’orrore)
Ah!…
Lucrezia sviene.
ATTO PRIMO
Una piazza di Ferrara. Da un lato palazzo con verone, sotto al quale uno stemma di marmo, ove è scritto con caratteri visibili di rame dorato: Borgia. Dall’altro una piccola casa coll’uscio sulla strada, le cui finestre sono illuminate di dentro. Notte.
SCENA PRIMA
Il duca Alfonso e Rustighello coperti da lungo mantello.
Alfonso
Nel veneto corteggio
Lo ravvisasti?
Rustighello
E me gli posi al fianco,
E lo seguii come se l’ombra io fossi
Del corpo suo. Quello è il suo tetto.
(addita la casa di Gennaro ancora illuminata)
Alfonso
Quello?
Appo il ducale ostello
Lucrezia il volle!
Rustighello
E in esso ancora il vuole,
Se non m’inganna di quel vil Gubetta
L’ire e il redir, e lo spiar furtivo.
Alfonso
Entrarvi ei puote, non ne uscir mai vivo.
Odonsi voci e suoni dalla casa di Gennaro.
Odi?
Rustighello
Gli amici in festa
Tutta la notte accoglieva in quelle porte
Il giovin folle. Separarsi all’alba han per costume.
Alfonso
E l’ultim’alba è questa
Che al temerario splende;
L’ultimo addio che dagli amici ei prende.
Vieni: la mia vendetta
È meditata e pronta.
Ei l’assicura e affretta
Col cieco suo fidar.
Rustighello
Ma se l’altier Grimani
La si recasse ad onta?…
Alfonso
Mai per cotesti insani
Me non vorrà sfidar.
Qualunque sia l’evento
Che può recar fortuna,
Nemico non pavento
L’altero ambasciador.
Non sempre chiusa a’ popoli
Fu la fatal laguna:
E ad oltraggiato principe
Aprir si puote ancor.
Le voci si fan più vicine, si spengono i lumi.
Rustighello
Prendon commiato i giovani…
Meglio è partir, signor.
SCENA SECONDA
Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo. Escono tutti lieti dalla casa di Gennaro. Egli solo è pensoso. Gubetta si fa vedere in disparte.
Tutti
Addio, Gennaro.
Gennaro
(con serietà)
Addio,
Nobili amici.
Orsini
E che, degg’io sì mesto
Mirarti ognor?
Gennaro
Mesto!… non già. (Potessi,
Se non vederti, almen giovarti, o madre!)
Orsini
Mille beltà leggiadre
Saran stasera al genial festino,
Cui la gentil ne invita
Principessa Negroni. Ove qualcuno
Obliato avess’ella, a me lo dica:
Di riparar l’errore è pensier mio…
Tutti
Tutti fummo invitati.
Gubetta
(inoltrandosi)
E il sono anch’io.
Tutti
Oh! il signor Beverana!
Tutti gli vanno incontro, tranne Gennaro e Orsini.
Gennaro
(ad Orsini)
Da per tutto è costui! già da gran tempo
Ei mi è sospetto…
Orsini
Oh, non temer: uom lieto,
E, qual siam tutti, uno sventato è desso.
Liverotto
Or via! così dimesso
Io non ti vo’, Gennaro.
Gazella
Ammaliato
T’avria forse la Borgia?
Gennaro
E ognor di lei
V’udrò parlarmi? Giuro al ciel, signori.
Scherzi non voglio. Uomo non v’ha che abborra
Al par di me costei.
Petrucci
E il sia. Stamparle in fronte
Vorrei l’infamia che a stampar son pronto
Su quelle mura dove scritto è Borgia.
(ascende un gradino innanzi allo stemma, e col suo pugnale ne cancella la prima lettera)
In quel mentre escono dal fondo due uomini vestiti di nero.
Tutti
Che fai?
Gennaro
Leggete adesso.
Tutti
Oh, diamin! Orgia!
Gubetta
Una facezia è questa,
Che può costar domani
Ben cara a molti.
Gennaro
Ove del reo si chieda,
Me stesso a palesar pronto son io.
Orsini
Qualcun ci osserva… separiamoci.
Tutti
Addio.
Gennaro rientra in sua casa. Gli altri si disperdono.
SCENA TERZA
Astolfo e Rustighello ambidue passeggiando, indi scherani.
Rustighello
Qui che fai?
Astolfo
Che tu te’n vada
Questo aspetto. E tu che fai?
Rustighello
Che tu sgombri la contrada
Fermo attendo.
Astolfo
Con chi l’hai?
Rustighello
Con quel giovine straniero
Che ha qui stanza. Tu con chi?
Astolfo
Con quel giovin forestiero,
Che pur esso alberga qui.
Rustighello
Dove il guidi?
Astolfo
Alla duchessa.
E tu dove?
Rustighello
Al duca appresso.
Astolfo
Oh! la via non è l’istessa.
Rustighello
Né conduce al fine istesso.
Astolfo
Una a festa…
Rustighello
L’altra a morte…
Delle due qual s’aprirà?
Del più destro, o del più forte
Dal voler dipenderà.
Rustighello fa un segno dal cantonte della strada. Entra un drappello di scherani, i quali circondano Astolfo.
Rustighello e Coro
Non far motto: parti, sgombra:
Il più forte appien lo scorgi.
Guai per te se appena un’ombra
Di sospetto a lui tu porgi!…
Solo Alfonso ancor qui regge:
Somma legge è il suo voler.
Astolfo
Ma il furor della duchessa…
Rustighello
Taci, e d’essa non temer.
Coro
Al suo nome, alla sua fama
Fe’ l’audace estrema offesa:
Vendicarsi il duca brama:
Impedirlo è stolta impresa.
Se da saggio oprar tu vuoi,
Dêi piegar, partir, tacer.
Astolfo
Parto, sì… che avvenga poi
Vostro sia, non mio pensier.
Astolfo si ritira. Rustighello e gli scherani atterran le porte della casa di Gennaro.
SCENA QUARTA
Sala nel palazzo ducale. Gran porta in fondo. A dritta un uscio chiuso da invetriata. A sinistra un altro uscio segreto. Tavolino nel mezzo coperto di velluto. Alfonso, poi Rustighello, indi un usciere.
Alfonso
Tutto eseguisti?
Rustighello
Tutto. Il prigionero
Qui presso attende.
Alfonso
Or bada. A quella in fondo
Segreta sala, della statua a’ piedi
Dell’avol mio, risposti armadi schiude
Quest’aurea chiave. Ivi d’argento un vase
E un d’or vedrai. Nella propinqua stanza
Ambo gli reca… né desio ti tenti
Dell’aureo vase: vin de’ Borgia è desso!
Attendi. All’uscio appresso
Tienti di spada armato. Ov’io ti chiami
I vasi apporta; ov’altro cenno intendi,
Col ferro accorri.
Usciere
(annunzia dalla porta di fondo)
La duchessa.
Alfonso
Affretta.
Rustighello parte e poco dopo si fa vedere passeggiando dall’invetriata.
SCENA QUINTA
Lucrezia e detto, indi Gennaro fra le guardie.
Alfonso
Così turbata?
Lucrezia
A voi mi trae vendetta.
Colpa inaudita, infame,
A denunziarvi io vengo. Avvi in Ferrara
Chi della vostra sposa a pien meriggio
Oltraggia il nome, e mutilarlo ardisce.
Alfonso
M’è noto.
Lucrezia
E no ’l punisce,
E il soffre Alfonso in vita?
Alfonso
A noi dinanzi
Tosto fia tratto.
Lucrezia
Qual ei sia, pretendo
Che morte egl’abbia, e al mio cospetto; e sacra
Ducal parola al vostro amor ne chiedo.
Alfonso
E sacra io dôlla.
(all’usciere)
Il prigionier.
Si presenta immantinente Gennaro disarmato fra le guardie.
Lucrezia
(turbata al vederlo)
(Chi vedo!)
Alfonso
(con un sorriso)
Noto vi è desso?
Lucrezia
(O ciel! Gennaro! Ahi, qual
Fatalità!)
Gennaro
L’altezza vostra, o duca,
Toglier mi fece dal mio tetto a forza
Da gente armata. Chieder posso, io spero,
D’ond’io mertai questo rigore estremo?
Alfonso
Capitano, appressate.
Lucrezia
(Io gelo… io tremo…)
Alfonso
Un temerario osava
Testè, di giorno, dal ducal palagio
Con man profana cancellar l’augusto
Nome di Borgia. Il reo si cerca.
Lucrezia
Il reo
Non è costui.
Alfonso
D’onde il sapete?
Lucrezia
Egli era
Stamane altrove… Alcun de’ suoi compagni
Commise il fallo.
Gennaro
Non è ver.
Alfonso
L’udite?
Siate sincero, e dite
Se il reo voi siete.
Gennaro
Uso a mentir non sono:
Ché della vita istessa
Più caro ho l’onor mio.
Duca Alfonso, il confesso… il reo son io.
Lucrezia
(Misera me!)
Alfonso
(piano a Lucrezia)
Vi diedi
La mia ducal parola.
Lucrezia
Alcuni istanti
Favellarvi in segreto, Alfonso, io bramo.
(Deh! secondami, o ciel!)
A un cenno d’Alfonso, Gennaro è ricondotto.
SCENA SESTA
Lucrezia a Alfonso.
Alfonso
Soli noi siamo.
Che chiedete?…
Lucrezia
Vi chiedo, o signore,
Di quel giovane illesa la vita.
Alfonso
Come? E dianzi cotanto rigore?
L’ira vostra è sì tosto sparita?
Lucrezia
Fu capriccio… A che giova ch’ei mora?
Giovin tanto!… Perdono gli do!
Alfonso
La mia fede vi diedi, o signora,
Né a mia fede giammai fallirò.
Lucrezia
Don Alfonso… favore ben lieve
Voi negate a sovrana… a consorte!
Alfonso
Chi v’offese irne impune non deve…
Voi chiedeste, io giurai la sua morte.
Lucrezia
Perdoniam: siam clementi del paro…
La clemenza è regale virtù.
Alfonso
No, non posso…
Lucrezia
E sì avverso a Gennaro
Chi vi fa, caro Alfonso?…
Alfonso
(prorompendo)
Chi?… Tu.
Lucrezia
Io? che dite?
Alfonso
Tu l’ami…
Lucrezia
Che ascolto!…
Alfonso
Sì, tu l’ami; in Venezia il seguisti.
Lucrezia
Giusto cielo!
Alfonso
Anche adesso nel volto
Ti leggea l’empio ardor che nudristi.
Lucrezia
Don Alfonso!
Alfonso
T’acqueta.
Lucrezia
Io vi giuro…
Alfonso
Non macchiarti di nuovo spergiuro.
Lucrezia
Don Alfonso!…
Alfonso
È omai tempo ch’io prenda
De’ miei torti vendetta tremenda;
E tremenda da questo momento
Sul tuo complice infame cadrà.
Lucrezia
Grazia, Alfonso!…
(inginocchiandosi)
Alfonso
L’indegno vo’ spento.
Lucrezia
Per pietà…
Alfonso
Più non odo pietà.
Lucrezia
(sorgendo)
Oh! a te bada… a te stesso pon mente,
Di Lucrezia mal cauto marito!
Omai troppo m’hai vista piangente:
Questo core omai troppo è ferito.
Al dolore sottentra la rabbia…
Ti potria far la Borgia pentir.
Alfonso
Mi sei nota: né porre in oblio
Chi sei tu, se il volessi, potrei;
Ma tu pensa che il duca son io, che in Ferrara,
E in mia mano tu sei…
Io ti lascio la scelta s’egli abbia
Di veleno o di spada perir.
Scegli.
Lucrezia
(fuor di sé)
Oh Dio! Dio possente!
Alfonso
Trafitto
Tosto ei sia.
(per uscire)
Lucrezia
Deh! t’arresta.
Alfonso
Ch’ei cada.
Lucrezia
Non commetter sì nero delitto…
Alfonso
Scegli, scegli…
Lucrezia
Ah! non muoia di spada!
Alfonso
Sii prudente: d’appresso io ti sono…
Nulla speme ti è dato nutrir.
Lucrezia
L’infelice al suo fato abbandono…
Uom crudele!… Io mi sento morir…
(cade sopra una sedia)
Alfonso accenna alle guardie.
SCENA SETTIMA
Genaro ritorna fra i custodi. Indi Rustighello.
Alfonso
Della duchessa ai preghi,
Che il vostro fallo oblia,
È forza pur ch’io pieghi,
E libertà vi dia.
Lucrezia
(Oh! come ei finge!)
Alfonso
E poi
Tanto è valore in voi,
Che d’Adria il mar privarne,
E Italia insiem, non vo’!
Lucrezia
(Perfido!)
Gennaro
Quai so darne
Grazie, signor, ve’n do!
Pur, poiché dirlo è dato
Senza temer viltade…
In uom che l’ha mertato,
Il beneficio cade.
Di vostra altezza il padre
Cinto da avverse squadre
Peria, se scudo e aita
Non gli era un venturier.
Alfonso
E quel voi siete?
Lucrezia
(sorgendo)
E vita
Voi gli serbaste?
Gennaro
È ver.
Lucrezia
(Duca!…)
Alfonso
(L’indegna spera.)
Lucrezia
(S’ei si mutasse!)
Alfonso
(È vano.)
Seguir la mia bandiera
Vorreste, o capitano?
Gennaro
Al veneto governo
Nodo mi stringe eterno:
Mia fede io gli giurai…
E sacro è un giuro.
Alfonso
(volgendosi con intenzione a Lucrezia)
Il so.
Quest’oro almeno…
(presentandogli una borsa)
Gennaro
Assai
Da’ miei signori io n’ho.
Alfonso
Almen, siccome antico
Stile è fra noi degli avi,
Libare a nappo amico
Spero che a voi non gravi…
Gennaro
Sommo per me favore
Questo sarà, signore…
Alfonso
Gentil la mia consorte
Coppiera a noi sarà.
Lucrezia
(Stato peggior di morte!)
Alfonso
(prendendola per mano)
Meco, o duchessa… Olà.
Esce Rustighello.
(a Lucrezia in disparte)
(Guai se ti sfugge un moto,
Se ti tradisce un detto!
Uscir dal mio cospetto
Vivo costui non de’.
Versa… il licor ti è noto…
Strano è il ribrezzo in te.)
Lucrezia
(Oh! se sapessi a quale
Opra m’astringi atroce,
Per quanto sii feroce,
Ne avresti orror con me.
Va’… non v’ha mostro eguale…
Colpa maggior non v’è.)
Gennaro
(Meco benigni tanto
Mai non credea costoro…
Trovar perdono in loro
Sogno pur sembra a me.
Madre! esser dêe soltanto
Del tuo pregar mercè.)
Alfonso
(si versa dal vaso d’argento)
Or via: mesciamo.
Gennaro
Attonito
A tanto onor son io.
Alfonso
A voi, duchessa…
Lucrezia
(Il barbaro!)
Alfonso
(Il vaso d’or.)
Lucrezia
(Gran Dio!)
(versa dal vaso d’oro)
Alfonso
V’assista il ciel, Gennaro.
Gennaro
Fausto a voi sia del paro.
Bevono.
Alfonso
(Trema per te, spergiura!
Vittima prima egli è.)
Lucrezia
(Vanne: non ha natura
Mostro peggior di te.)
Gennaro
(Madre! È la mia ventura
Del tuo pregar mercè.)
Alfonso
Or, duchessa, a vostr’agio potete
Trattenerlo, oppur dargli commiato.
(si allontana con Rustighello)
Lucrezia
(Oh! qual raggio!)
(pensando)
Gennaro
(inchinandosi)
Signora, accogliete
I saluti di un cor non ingrato.
Lucrezia
(sottovoce)
Infelice! il veleno bevesti!…
Non far motto… trafitto saresti.
Prendi, e parti… una goccia, una sola,
Di quel farmaco vita ti dà.
(gli dà un’ampolletta)
Lo nascondi, t’affretta, t’invola…
T’accompagni del ciel la pietà.
Gennaro
Che mai sento!… E tutt’altro che morte
Aspettarmi io dovea in tua corte!
Un rio genio mi pose la benda,
M’inspirò sì fatal securtà.
Forse… ah! forse una morte più orrenda
La tua destra, o malvagia, mi dà.
Lucrezia
Oh! in me fida.
Gennaro
In te, cruda?
Lucrezia
Sì, parti…
Morto in te vuole il duca un rivale.
Gennaro
Oh, cimento!
Lucrezia
Ei ritorna a svenarti.
Bevi, e fuggi…
Gennaro
Oh! dubbiezza fatale!
Lucrezia
Bevi, e fuggi… te ’n prego, o Gennaro,
Per tua madre, per quanto hai più caro.
(s’inginocchia)
Dopo un momento di esitazione Gennaro si decide.
Gennaro
Ti punisca, s’è in te tradimento,
Chi più speri che t’abbia pietà.
(beve)
Lucrezia
Tu sei salvo… Oh! supremo contento!…
Quindi involati… affrettati… va’.
Lucrezia lo fa fuggire per la porta segreta. Si presenta dal
fondo Rustighello col duca. Ella dà un grido, e cade sovra una sedia.
ATTO SECONDO
Piccolo cortile che mette alla casa di Gennaro. Una finestra della casa è illuminata. È notte.
SCENA PRIMA
Un drappello di scherani entra spiando.
Coro
Rischiarata è la finestra…
In Ferrara egli è tuttora…
La fortuna al duca è destra:
Del rival vendetta avrà.
Inoltriam: propizia è l’ora…
Buio è il cielo… alcun non v’ha.
(si avvicinano alla casa di Gennaro. Odono rumore, e si arrestano)
Ma… silenzio… un mormorio…
Un bisbiglio s’è levato…
E di gente un calpestio…
Più distinto udir si fa.
Là in disparte, là in agguato
Chi è si esplori, e dove va.
(si ritirano)
SCENA SECONDA
Orsini, indi Gennaro; scherani nascosti. Orsini bussa alla porta di Gennaro. Egli apre ed esce.
Gennaro
Sei tu?
Orsini
Son io. Venir non vuoi, Gennaro,
Dalla Negroni? Ogni piacer mi è scemo
Se no ’l dividi tu.
Gennaro
Grave cagione
A te mi toglie. Per Venezia io parto
Fra pochi istanti.
Orsini
E me qui lasci? E uniti
Fino alla morte non giurammo entrambi
Essere in ogni evento?
Gennaro
È ver.
Orsini
Mi tieni
Così tua fede, come a te la tengo?
Gennaro
E tu vien meco.
Orsini
All’alba attendi, e vengo.
Al geniale invito
Mancar non posso.
Gennaro
Ah! questa tua Negroni
M’è di sinistro auspicio…
Orsini
E a me piuttosto
Il tuo partir così notturno e solo,
Così pensoso e mesto.
Resta, Gennaro.
Gennaro
Odi: e se il chiedi io resto.
Minacciata è la mia vita…
Alla morte io son qui presso.
Orsini
Chi t’insidia? A me lo addita.
Chi è costui?
Gennaro
Parla sommesso.
(parla sottovoce a Orsini, mentre gli scherani si fan vedere da lunge)
Coro I
Vi par tempo?
Coro II
No: s’aspetti…
Tutti
L’importuno partirà.
Orsini
Ah! né d’inganno tu sospetti?
(ridendo)
Quale è in te credulità!
Gennaro
Taci, incauto!
Orsini
Sconsigliato!
Non sai tu di donna l’arti?
Onde a lei ti mostri grato
Ella ha finto di salvarti.
Di veleni che ragioni?
Dove fondi il tuo timor?
Gentil dama è la Negroni;
Uomo è il duca d’alto cor.
Gennaro
Tu conosci, appien tu sai
Se codardo io fui giammai,
Se un istante in faccia a morte
Mai fu scemo il mio valor…
Pure, adesso, in questa corte,
M’è di guai presago il cor.
Orsini
Va’, se vuoi: tentar m’è caro,
Afferrar la mia ventura.
Gennaro
Addio dunque…
Orsini
Addio, Gennaro.
Gennaro
Veglia a te.
Orsini
Ti rassicura.
Si abbracciano e si dividono, indi si arrestano entrambi e ritornano.
Gennaro
Ah! non posso abbandonarti!
Orsini
Ah! non io lasciar ti vo’!
Gennaro
Al festin vo’ seguitarti.
Orsini
Teco all’alba partirò.
Orsini e Gennaro
Sia qual vuolsi il tuo destino!
Esso è mio: lo giuro ancora.
Orsini
Mio Gennaro!
Gennaro
Caro Orsino!
Orsini
Teco sempre…
Gennaro
O viva, o mora.
Qual due fiori a un solo stelo,
Qual due fronde a un ramo sol,
Noi vedrem sereno il cielo,
O sarem curvati al suol.
(Partono)
SCENA TERZA
Ritornano gli scherani, Rustighello li trattiene.
Rustighello
No ’l seguite.
Coro
A noi s’invola.
Rustighello
Stolti! Ei corre alla Negroni.
Coro
Basta allora.
Rustighello
Al laccio ei vola.
Coro
Non v’ha dubbio: al ver ti apponi…
Tutti
È tenace, è certo l’amo,
Che gittato al cieco è là.
Ir si lasci: ritorniamo.
Di ferir mestier non fa.
(partono)
SCENA QUARTA
Sala nel palazzo Negroni illuminata e addobbata per festivo banchetto. Sono seduti ad una tavola riccamente imbandita la principessa Negroni con molte dame splendidamente vestite, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, ciascuno con una dama al fianco. Da un lato della tavola è Gubetta. Dall’altro è Gennaro.
Liverotto
Viva il Madera!
Tutti
Evviva
Il Ren che scalda e avviva!
Gazella
De’ vini il Cipro è re.
Petrucci
I vini, per mia fé,
Tutti son buoni.
Orsini
Io stimo quel che brilla,
Siccome la scintilla,
Che desta il dio d’amor
Nell’occhio seduttor
Della Negroni.
Tutti
Ben detto. A lei si tocchi!
Si beva ai suoi begl’occhi!
Amore la formò,
Ciprigna il lei versò
Tutti i suoi doni.
(toccano e bevono)
Gubetta
(s’alza)
(Ebbri son già: convien
Tentar che resti in soli.)
Gennaro
(Noiato io sono.)
(si allontana)
Orsini
Ebbene?
Gennaro, a toi t’involi?
Odi il novello brindisi
Da me composto un giorno.
Gubetta
Ah! ah!
(ridendo)
Orsini
Chi ride?
Gubetta
Ridono
Quanti ci sono intorno.
Orsini
Come?
Gubetta
Oh, l’esimio lirico!
Orsini
M’insulteresti tu?
Gubetta
S’egli è insultarti il ridere,
Far no ’l potrei di più.
Orsini
Marrano di Castiglia!
(alzandosi)
Gubetta
Scheran trasteverino!
Orsini afferra un coltello.
Dame
Cielo! costor si battono!
Tutti
Che fai? t’acqueta, Orsini.
(trattenendolo)
Orsini e Gubetta
Io ti darò, balordo,
Tale di me ricordo,
Che temperante e sobrio
Per sempre ti farà.
Tutti
Finitela, cospetto!
(frapponendosi)
All’ospite rispetto…
O tutta quanta accorrere
Farete la città.
Dame
Si battono… si battono…
Signore, usciam di qua.
(le dame si ritirano)
SCENA QUINTA
Gubetta, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, Gennaro.
Liverotto
Pace, pace per ora.
Vitellozzo
Avrete il tempo
Di battervi doman da cavalieri,
Non col pungal come assassin di strada.
Tutti
È ver.
Gennaro
Ma della spada
Che femmo noi?
Orsini
L’abbiam deposta fuori…
Tutti
Non ci si pensi più.
Gubetta
Beviam, signori.
Gazella
Ma intanto sbigottite
Ci han lasciate le dame.
Gubetta
Torneranno.
Ed umilmente chiederemo scusa.
Un coppiere vestito di nero porta in giro una bottiglia.
Un Coppiere
Vino di Siracusa.
Tutti
Ottimo vino, affé!
Tutti bevono: Gubetta versa il bicchiere dietro le spalle.
Gennaro
(Maffio, vedesti?
Lo spagnuolo non beve.)
Orsini
(Che importa? È naturale, ebbro esser deve.)
Gubetta
(barcollando)
Or, se gli piace, amici,
Può schiccherare Orsini versi a sua posta,
Poiché poeta ognun farà tal vino.
Orsini
Sì: a tuo dispetto.
Tutti
Una ballata, Orsini.
Orsini
Il segreto per esser felici
So per prova, e l’insegno agli amici.
Sia sereno, sia nubilo il cielo,
Ogni tempo, sia caldo, sia gelo,
Scherzo e bevo, e derido gl’insani
Che si dan del futuro pensier.
Tutti
Non curiamo l’incerto domani,
Se quest’oggi n’è dato goder.
Odesi un lugubre suono e voci lontane che cantano flebilmente.
Voci
«La gioia de’ profani
È un fumo passeggier.»
Gennaro
Quai voci!
Orsini
Alcun si prende
Gioco di noi.
Tutti
Chi mai sarà?
Orsini
Scommetto
Che delle dame una malizia è questa.
Tutti
Un’altra strofa, Orsin.
Orsini
La strofa è presta.
Profittiamo degli anni fiorenti:
Il piacer li fa correr più lenti.
Se vecchiezza con livida faccia
Stammi a tergo, e mia vita minaccia,
Scherzo, e bevo, e derido gl’insani
Che si dan del futuro pensier.
Tutti
Non curiamo l’incerto domani,
Se quest’oggi n’è dato goder.
Voci
«La gioia de’ profani
È un fumo passeggier.»
A poco a poco si spengono i lumi.
Orsini
Gennaro!
Gennaro
Maffio! Vedi?
Si spengono le faci.
Orsini
A farsi grave
Incomincia lo scherzo.
Tutti
Usciam. Son chiuse
Tutte le porte! Ove siam noi venuti?
SCENA SESTA
Si apre la porta del fondo e si presenta Lucrezia Borgia con gente armata.
Lucrezia
Presso Lucrezia Borgia!
Tutti
(con un grido)
Ah! siam perduti!
Lucrezia
Sì, son la Borgia. Un ballo, un tristo ballo
Voi mi deste in Venezia: io rendo a voi
Una cena in Ferrara.
Tutti
Oh, noi traditi!
Lucrezia
Voi salvi ed impuniti
Credeste invano; dell’ingiuria mia
Piena vendetta ho già; cinque son pronti
Strati funébri per coprirvi estinti
Poiché il veleno a voi temprato è presto.
Gennaro
Non bastan cinque: avvi mestier del sesto.
(avanza)
Lucrezia
(sbigottita)
Gennaro! Oh ciel!
Gennaro
Perire
Io saprò cogli amici.
Lucrezia
Ite: chiudete
Tutte le sbarre, e per rumor che ascolti,
Nessuno in questa sala entrar s’attenti.
Tutti
(strascinati)
Gennaro!…
Gennaro
Amici!
Lucrezia
Uscite.
Tutti
Oh, noi dolenti!
(escono fra gli armati, e la gran porta si chiude)
SCENA SETTIMA
Lucrezia e Gennaro.
Lucrezia
Tu pur qui?… né sei fuggito?…
Qual ti tenne avverso fato?
Gennaro
Tutto, tutto ho presentito.
Lucrezia
Sei di nuovo avvelenato.
Gennaro
Ne ho il rimedio…
(cava l’ampolla del contravveleno)
Lucrezia
Ah! mel rammento…
Grazia, grazia al ciel ne do.
Gennaro
Cogli amici io sarò spento,
O con lor io partirò!
Lucrezia
Ah! per te fia poco ancora…
(osservando l’ampolla)
Ah! non basta per gli amici…
Gennaro
Ei non basta? Allor, signora,
Morrem tutti.
Lucrezia
Che mai dici?
Gennaro
Voi primiera di mia mano
Preparatevi a perir.
Lucrezia
Io? Gennaro?… Ascolta, insano…
Gennaro
Fermo io son.
(prende un coltello dalla tavola)
Lucrezia
(sbigottita)
(Che far? che dir?)
Gennaro
Preparatevi.
(ritornando)
Lucrezia
Spietato!
Gennaro
Lo poss’io, son disperato:
Tutto, tutto mi togliesti.
(risoluto)
Non più indugi.
Lucrezia
(con grido)
Ah, un Borgia sei…
Son tuoi padri i padri miei…
Ti risparmia un fallo orrendo…
Il tuo sangue non versar.
Gennaro
Sono un Borgia? Oh ciel! che intendo?
Lucrezia
Ah! di più non dimandar.
M’odi!… ah! m’odi… io non t’imploro
Per voler serbarmi in vita!
Mille volte al giorno io moro,
Mille volte in cor ferita…
Per te prego… teco almeno
Non voler incrudelir.
Bevi… bevi… e il rio veleno
Deh! t’affretta a prevenir.
Gennaro
Sono un Borgia!…
Lucrezia
Oh! il tempo vola.
Cedi, cedi…
Gennaro
Maffio muore.
Lucrezia
Per tua madre!…
Gennaro
Va’! tu sola
Sei cagion del suo dolore.
Lucrezia
No! Gennaro…
Gennaro
L’opprimesti…
Lucrezia
No ’l pensar.
Gennaro
Di lei che festi?
Lucrezia
Vive… vive… e a te favella
Col mio duol, col mio terror.
Gennaro
Ciel! tu forse?…
Lucrezia
Ah! sì, son quella.
Gennaro
Tu! gran Dio!… mi manca il cor…
(si abbandona sopra una sedia)
Lucrezia
Figlio… figlio!… Olà! Qualcuno!…
Accorrete!… Aita! Aita!
Niun m’ascolta… è lunge ognuno.
Dio pietoso, il serba in vita…
Gennaro
Cessa… è tardi… Io manco, io gelo…
Lucrezia
Me infelice!…
Gennaro
Ho agli occhi un velo.
Lucrezia
Mio Gennaro, un solo accento…
Uno sguardo per pietà…
Gennaro
Madre, io moro…
Lucrezia
È spento… è spento.
SCENA ULTIMA
Si spalancano le porte del fondo, e n’esce Alfonso con Rustighello e guardie.
Alfonso
Dove è desso?
Lucrezia
(accennando ad Alfonso e additandogli Gennaro estinto)
Mira: è là.
Era desso il figlio mio,
La mia speme, il mio conforto…
Ei potea placarmi, Iddio…
Me potea far pura ancor.
Ogni luce in lui mi è spenta…
Il mio cor con esso è morto…
Sul mio capo il cielo avventa
Il suo strale punitor.
(cade sul figlio)
Tutti
Rio misero! orribil caso!…
Alfonso
Si soccorra.
Tutti
Oh! ciel! Se’n muor.
FINE
.
PROLOGUE
Terrace in the Grimani palace in Venice. A nocturnal festival. Some maskers cross the stage from time to time. From both sides of the terrace can be seen the palace, splendidly illuminated: at the rear the Giudecca Canal, on which gondolas are seen at intervals passing in the shadows; in the distance, Venice in moonlight. As the curtain rises, the music signals the celebration that is taking place in the palace. From time to time magnificently cladladies and gentlemen come and go holding masks. Some other maskers gather in conversation amongst themselves.
SCENE I
Enter gaily Gubetta, Gazella, Orsini, Petrucci, Vitellozzo and Liverotto. Then Gennaro, who rests on a chair carried by the others like one exhausted.
Gazella
Beautiful Venice!
Petrucci
Lovely!
The sojourn of every pleasure!
Orsini
The day in every other clime
Is less limpid than its night.
All
And we shall follow
The orator Grimani tomorrow!
Will we ever have such delights,
Such feasts on the banks of the Po?
Gubetta
(intruding)
We shall have them. The court of Alfonso
Is quite magnificent and festive . . .
Lucrezia Borgia . . .
Orsini
(interrupting)
Quiet:
Never utter her name.
Vitellozzo
That is a cursed name.
Liverotto
The Borgia, I loathe her . . .
All
Who can know of her crimes
And not detest her?
Orsini
I more than anyone. Listen.
They all gather around.
An old man . . . a soothsayer . . .
Gennaro
(interrupting him)
So you wish to be an
Endless storyteller, Orsini?
Leave the Borgia in peace:
I do not like hearing about her.
All
Hush . . . Don’t interrupt.
His tale will be brief.
Gennaro
I will sleep. Wake me
When he’s finished.
(he lies down and eventually falls asleep)
Orsini
In the disastrous and memorable
War of Rimini,
I lay on the ground
Wounded and nearly finished . . .
Gennaro came to my aid,
Put me on his horse,
And brought me into a
Lonely wood and saved me.
All
I know his virtue,
I am acquainted with his piety.
Orsini
There in the silent night,
Gathering strength and hope,
We swore to live together
And together to die.
“And together you will die” then
A deep voice cried.
And an old man dressed in black,
A giant, appeared to us.
All
Heavens! What wizard was he
To prophesy thus?
Orsini
“Flee the Borgias, O youths,”
He continued more loudly . . .
“I hate the evil Lucrezia . . .
Where Lucrezia is is death.”
Having spoken he vanished, and the wind
In sound of lamentation
Thrice repeated
That name that I detest!
All
Wicked sorcery is this.
But can you believe it? No.
Orsini
My mind does not put faith
In lying horoscopes . . .
I put no faith, no, no, no, no.
Only, despite myself, that memory
Arouses a throbbing in me.
Often wherever I go
I find that horrid old man . . .
At night I hear
That terrible threat . . .
I envy you, Gennaro,
That you can sleep thus.
The Others
Cease with such grim images . . .
Let us pass the night in joy.
That impious woman
Has given enough bother and irritation.
Until the dreaded lion
Offers shelter and aid,
The arts and the fury of the Borgias
Cannot hurt us.
Come, the dance calls to us . . .
Let him sleep.
Exeunt all, drawing Orsini with them.
SCENE II
A gondola passes; a masked lady disembarks. It is Lucrezia Borgia. She advances cautiously. She sees Gennaro asleep and approaches him contemplating him with pleasure and respect. Gubetta returns.
Lucrezia
Serenely he lies . . . Oh! My his nights
Ever be so tranquil! And may he never know
Anything like the torment of my nights!
Is it you?
(seeing Gubetta)
Gubetta
It is I. I fear
Lest someone discover you. It is true, Venice
Is a shield to your days, but it cannot prevent
Someone from insulting you if you are recognized.
Lucrezia
And I would be insulted. Everynone abhors me!
Only I was not born
For such a sad fate. Oh! If I could cause
The past not to be, and in a single heart
Arouse a sense of pity that in vain
I ask of the universe in my maturity!
Do you see that youth?
Gubetta
I see him,
And for some days I have been following him in disguise
And under an assumed name; in vain I seek
To discover the secret that brings you for his sake
From Ferrara to Venice on such a mission . . .
Lucrezia
You, discover it! You cannot! Leave me.
Gubetta withdraws.
SCENE III
Lucrezia and Gennaro asleep. While Lucrezia nears Gennaro she does not notice two masked men who pass in the background and stop at a distance.
Lucrezia
How handsome he is! What charm
In that proud and honest face!
No, never did my mind’s eye
Picture him so graceful.
My sould is full of joy,
Now that at last it can behold him . . .
O heaven, spare me the pain
That he must one day despise me.
Should I awaken him! No, I dare not.
(weeps)
Nor may I be seen:
Yet I must wipe
A tearful eye . . . one instant only.
(She removes the mask and dries he tears)
First Man
(Do you see! It is she . . . )
Second Man
(It is she . . . ‘Tis true.)
First Man
(Who is the lad?)
Second Man
(An adventurer.)
First Man
(Has he no country?)
Second Man
(Nor parents;
But he is among the bravest of warriors.)
First Man
(I am to use any arts in my power
To take him to Ferrara.)
Second Man
(He leaves at dawn with Grimani . . .
He thwarts your design.)
Lucrezia
While my subdued heart groans,
While I weep next to you,
Sleep and dream, O lovely creature,
Only of joy and delight . . .
And let a guardian angel
Wake you only to pleasure! . . .
Cheerless nights and bitter vigils
I alone must bear.
She rises; the two masked men withdraw. Lucrezia turns back and kisses Gennaro’s hand. He wakes and takes her in his arms.
Heaven!
(trying to free herself from him)
Gennaro
What do I see?
Lucrezia
Let me go!
Gennaro
No, no, noble lady.
No, by my faith!
(holding onto her)
Lucrezia
(I tremble.)
Gennaro
Let me yet look at you!
Elegant and kind you are;
You must not fear
That there be a heart
Callous and cold to you.
Lucrezia
Gennaro! Is it possible
That you feel love for me?
Gennaro
What doubt can you have?
Lucrezia
Ah! Tell me.
Gennaro
Yes, I love you as much as is permitted.
Lucrezia
(Oh, joy!)
Gennaro
Only . . . hear me . . .
I wish to be truthful.
There is a dearer person
For whom I nourish immense affection.
Lucrezia
And she is dearer to you than I!
Who is she?
Gennaro
My mother, it is she.
Lucrezia
Your mother? O my Gennaro!
You love her?
Gennaro
Ah, more than myself!
Lucrezia
And she?
Gennaro
Ah! Pity me:
I have never seen her.
Lucrezia
What?
Gennaro
It is a tragic story,
That I have every concealed from others,
But by some unknown instinct
I am driven to tell it to you.
A kind and beautiful soul
Appears in your face.
Lucrezia
(Tender heart!) Speak . . .
You may tell me all.
Gennaro
I thought myself the son
Of a humble fisherman,
And obscure in Naples
I saw my first years with him,
When an unknown knight
Came to ensnare me by deceit.
He gave me horse and arms,
And left me a letter.
It was my mother, alas, poor woman,
My mother who wrote it . . .
Victim of an evil power,
She feared for herself and for me . . .
Fervently she implored me
Not to speak nor ask
What her name was,
And I have obeyed her.
Lucrezia
And her letter?
Gennaro
Behold it.
It never leaves my heart.
Lucrezia
Oh! How many bitter tears
Must she have shed in penning it!
Gennaro
And I, my lady, oh how much
I have wept over those words!
But what? Even you are weeping?
Lucrezia
Ah! Yes . . . for her . . . for you.
Gennaro
Kind soul! You are
Now still dearer to me.
Lucrezia
Love your mother, and remain yourself
Always tender-hearted toward her . . .
Pray that the wrath of her brutal fate
Be placated . . .
Pray that she may one day
Press you to her bosom.
Gennaro
I love her, yes, I love her, and I seem
To see her in every being . . .
A sweet image
I have formed of her in my heart;
With that I converse
Ever, sleeping or waking.
The maskers approach severally: pages, accompanying ladies and gentlemen, enter with torches. Orsini enters at the rear accompanied by his friends.
Lucrezia
People approach . . . I shall leave you.
Gennaro
(holding her back)
Ah! Stop.
Orsini
Whom do I see?
(recognizes Lucrezia, points her out to his companions and they talk among themselves)
Lucrezia
I must leave you.
Gennaro
Oh, at least deign to tell me who you are . . .
(still holding her)
Lucrezia
One who loves you and whose life it is to love you.
Orsini
I shall say it . . .
(intruding)
Lucrezia
Almighty God!
(covers herself with her mask and tries to get away)
Orsini
(blocking her way)
Do not depart.
You must hear me.
(leading her back)
Lucrezia
Gennaro!
Gennaro
What are you doing?
If there is anyone capable of insulting her,
He is no longer a friend of Gennaro.
Orsini
We wish only to make clear who we are.
Lucrezia
(Oh, agony!)
Orsini
And then let her flee from you.
Maffio Orsini, my lady, am I,
Whose sleeping brother you murdered.
Vitellozzo
I am Vitelli, whose uncle you had
Slaughtered in the stolen castle.
Liverotto
I the grandson of Appiano betrayed,
Killed by you at an infamous banquet.
Petrucci
I Petrucci, cousin of the count
Whom you robbed of the dominion of Siena.
Gazella
I the husband whose wife
You drove to drown herself in the Tiber.
Gennaro
(Heaven! What do I hear!)
Lucrezia
(Oh! My malevolent fate!)
Chorus
What a guilty woman!
Lucrezia
(Whither do I flee? What to say?)
Orsini
Now that our persons are known to you,
Hear of hers . . .
Gennaro and Chorus
Speak, speak.
Lucrezia
Ah! Mercy!
Orsini, Vitellozzo, Liverotto, Petrucci, and Gazella
She is a woman who has made herself infamous,
Who will be the horror of every age . . .
Lucrezia
Mercy! Mercy!
Orsini, Vitellozzo, Liverotto, Petrucci, and Gazella
Liar, perjurer,
Betrayer, poisoner, whore . . .
Hated and feared alike,
For destiny has made her powerful.
Gennaro
Oh! Who ever is she?
Lucrezia
Do not heed them, O Gennaro!
(in supplication at his feet)
Orsini, Vitellozzo, Liverotto, Petrucci, and Gazella
She is the Borgia . . . recognize her . . .
(they tear off her mask)
All
(with a cry of horror)
Ah!
Lucrezia faints.
ACT I
A piazza in Ferrara. On one side, a palace with a balcony, under it a marble column on which is written in clearly visible gilded characters: Borgia. On the other, a small house with a door onto the street, the windows of which are lighted from inside. Night.
SCENE I
Duke Alfonso and Rustighello cloaked in long mantles.
Alfonso
Did you recognize him
In the Venetian entourage?
Rustighello
And I placed myself at his side
And followed him as if I were the shadow
Of his own body. That is his house.
(pointing to Gennaro’s house still illumnated)
Alfonso
That one?
Lucrezia wanted him
Next to the ducal residence!
Rustighello
And still she wants him in it,
If the stalking and reporting and furtive spying
Of that base Gubetta do not deceive me.
Alfonso
He can enter there, but not come out alive.
Voices and sounds are heard from Gennaro’s house.
Do you hear?
Rustighello
The demented youth
Hosts his friends in feasting all night
Behind those doors. They usually to separate at dawn.
Alfonso
And this is the last dawn
That shines upon the insolent rogue;
The last farewell he bids his friends.
Come, my vengeance
Is planned and ready.
With his blind trust
He assures and hastens it.
Rustighello
But if arrogant Grimani
Consider it an insult?
Alfonso
He will never defy me
For those lunatics.
Whatever be the outcome
That fortune may deliver,
I do not fear as enemy
The proud ambassador.
The fatal Laguna
Was not always closed to the people:
And it can be opened again
To the outraged prince.
The voices come nearer, the lights are put out.
Rustighello
The youths are taking their leave . . .
It would be best to depart, my lord.
SCENE II
Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo. The all emerge gaily from Gennaro’s house. Only he is pensive. Gubetta shows himself at a distance.
All
Farewell, Gennaro.
Gennaro
(gravely)
Farewell,
Noble friends.
Orsini
And what, must I see you always
So melancholy?
Gennaro
Melancholy! Not at all. (If I could only
Be of use to you, if not see you, O Mother.)
Orsini
A thousand graceful beauties
Will be at the brilliant banquet this evening,
To which Princess Negroni invites
The nobility. Where she might have forgotten
Anyone, let him tell me:
I aim to rectify the error . . .
All
We were all invited.
Gubetta
(intruding)
And so was I.
All
Oh! Signor Beverana!
All go to him except Gennaro and Orsini.
Gennaro
(to Orsini)
He is everywhere! I have been suspicious of him
For long time.
Orsini
Oh, do not fear him. A lighthearted man
He is, and impulsive, as are we all.
Liverotto
Come now! I don’t want you
So downcast, Gennaro.
Gazella
Has the Borgia perhaps
Bewitched you?
Gennaro
And am I forever to hear
You speak of her to me? I swear to heaven, sirs,
I’ll have no jesting. There is no man who loathes
Her as I do.
Petrucci
And so be it. I would like to
Print the infamy on her brow as I am ready
To print it on that wall where is inscribed Borgia.
(he mounts some steps before the column and with his dagger scrapes away the first letter)
Meanwhile two men dressed in black enter from the rear.
All
What are you doing?
Gennaro
Read it now.
All
Oh, good Lord! “Orgy”!
Gubetta
This is a prank
That tomorrow may cost
Many dearly.
Gennaro
Should anyone ask who is guilty,
I am ready to stand forth myself.
Orsini
Someone watches us . . . let us separate.
All
Farewell.
Gennaro reenters his house. The others disperse.
SCENE III
Enter Astolfo and Rustighello strolling by, then guards.
Rustighello
What are you doing here?
Astolfo
Waiting for you
To leave. And what are you doing?
Rustighello
I am waiting resolved
That you vacate the area.
Astolfo
Whom are you after?
Rustighello
That young foreigner
Who has rooms here. And you?
Astolfo
That young foreigner
Who lodges here.
Rustighello
Where are you taking him?
Astolfo
To the Duchess.
And you, where?
Rustighello
To the Duke.
Astolfo
Oh! That’s not the same route.
Rustighello
Nor does it lead to the same end.
Astolfo
One to a banquet . . .
Rustighello
The other to death . . .
Of the two, which way will open?
It will depend on the will
Of the more dextrous or the stronger.
Rustighello makes a sign from the corner of the street. A squadron of guards enters and surrounds Astolfo.
Rustighello and Chorus
Not a word. Go, disappear.
I see the strongest clearly.
Woe to you if cast on him
Even a shadow of suspicion!
Only Alfonso rules here:
His will is the supreme law.
Astolfo
But the ire of the duchess . . .
Rustighello
Hush, and do not fear her.
Chorus
The brazen youth made an extreme offense
To her name, to her renown.
The duke desires to avenge himself.
To hinder him is a foolish endeavor.
If you want to act wisely,
You need to acquiesce, depart, and be silent.
Astolfo
I depart, yes . . . what then ensues
Be your thought, not mine.
Astolfo withdraws. Rustighello and the guards break down the door of Gennaro’s house.
SCENE IV
A hall in the ducal palace. At the back a great door. On the right a closed glass door. On the left a secret exit. In the center a small table with a velvet cloth. Alfonso, then Rustighello, then an usher.
Alfonso
Have you done everything?
Rustighello
Everyting. The prisoner
Waits nearby.
Alfonso
Attend me now. At the end of that
Secret hall, at the foot of the statue
Of my ancestor, this golden key
Unlocks a storage closet. There you will see
A silver flask and a gold one. Take them both
Into the next room . . . nor let desire
For the golden flask tempt you. It is wine of the Borgias!
Wait. Closely guard the exit
Armed with a sword. When I call you,
Bring the flask; when you hear another signal
Rush in with your sword.
Usher
(announces from the door at the back)
The Duchess.
Alfonso
Hurry.
Rustighello exits and shortly afterwards shows himself pacing past the glass door.
SCENE V
Enter Lucrezia, then Gennaro under guard.
Alfonso
Why so troubled?
Lucrezia
Vengeance brings me to you.
Un heard-of guilt, infamy,
I come to denounce to you. There is one
In Ferrara who in broad daylight insulted
The name of your wife and dared to mutilate it.
Alfonso
That is known to me.
Lucrezia
And Alfonso does not punish him,
But suffers him to live?
Alfonso
Very soon he will be
Brought before us.
Lucrezia
What ever he is, I proclaim
He should suffer death, and in my sight. By your love
I ask for the Duke’s sacred word.
Alfonso
And sacred I give it.
(to the usher)
The prisoner.
Gennaro is immediately brought unarmed by the guards.
Lucrezia
(disturbed to see him)
(Whom do I see!)
Alfonso
(with a smile)
Is he known to you?
Lucrezia
(Oh heaven! Gennaro! Alas, what
Disaster!)
Gennaro
Your highness, O Duke,
Had me taken from my house by force
By these men at arms. May I ask, I hope,
How I have deserved such extreme harshness?
Alfonso
Captain, approach.
Lucrezia
(I freeze . . . I tremble)
Alfonso
A brazen fellow dared
Of late, in daylight, to deface
With profane hand from the Ducal palace the august
Name of Borgia. The guilty party is being sought.
Lucrezia
The guilty one
Is not he.
Alfonso
How know you this?
Lucrezia
He was
Elsewhere this morning . . . Some one of his compangions
Committed the offense.
Gennaro
It is not true.
Alfonso
Do you hear?
Be truthful and say
Whether you are guilty.
Gennaro
It is not my habit to lie,
For I hold my honor
More precious than life itself.
Duke Alfonso, I confess . . . I am the guilty one.
Lucrezia
(Woe is me!)
Alfonso
(softly to Lucrezia)
I gave you
My ducal word.
Lucrezia
I wish, Alfonso,
To converse some moments with you in secred.
(Oh, heaven, assist me!)
At a sign from Alfonso Gennaro is led away.
SCENE VI
Lucrezia and Alfonso
Alfonso
We are alone.
What do you ask?
Lucrezia
I beg you, my lord,
The life of this young man unharmed.
Alfonso
What? And just now such severity?
Is your ire so soon spent?
Lucrezia
It was a whim . . . What use is it for him to die?
So young! I pardon him!
Alfonso
I gave you my oath, my lady,
And I shall never fail in my oath.
Lucrezia
Don Alfonso . . . Such a simple favor
You deny to your duchess . . . your wife!
Alfonso
He who insulted you must not go unpunished . . .
You demanded, I swore his death.
Lucrezia
Let us forgive. We are both merciful . . .
Clemency is a royal virtue.
Alfonso
No, I cannot . . .
Lucrezia
And who makes you so hostile
To Gennaro, dear Alfonso?
Alfonso
(exclaiming)
Who? You.
Lucrezia
I? What are you saying?
Alfonso
You love him . . .
Lucrezia
What do I hear!
Alfonso
Yes, you love him. In Venice you followed him.
Lucrezia
Just heaven!
Alfonso
Even now in your face
I read the sinful passion that you nurse.
Lucrezia
Don Alfonso!
Alfonso
Silence.
Lucrezia
I swear to you . . .
Alfonso
Do not sully yourself with another perjury.
Lucrezia
Don Alfonso!
Alfonso
Now it is the for me to take
Terrible vengeance for these wrongs.
And terrible will it fall in this instant
Upon your vile accomplice.
Lucrezia
Grace, Alfonso!
(kneeling)
Alfonso
I want the villain dead.
Lucrezia
Mercy!
Alfonso
I hear no more of mercy.
Lucrezia
(rising)
Oh! Beware . . . have a thought to yourself,
Heedless husband of Lucrezia!
You have now seen me weep too much.
This heart is now too much wounded.
Rage displaces sorrow . . .
The Borgia could make you rue this day.
Alfonso
I know you, nor can I forget
Who you are, even if I wished to;
But remember that I am the duke, that you are
In Ferrara and in my hands . . .
I leave you the choice whether he die
By poison or by the sword.
Choose.
Lucrezia
(hysterical)
Oh God! Almighty God!
Alfonso
Let him be
Run through.
(leaving)
Lucrezia
Oh, stop.
Alfonso
Let him die.
Lucrezia
Do not commit such a foul crime . . .
Alfonso
Choose, choose . . .
Lucrezia
Ah! Let him not die by the sword!
Alfonso
Be prudent. I am beside you . . .
There is no hope for you to nourish.
Lucrezia
I abandon the unfortunate to his fate . . .
Cruel man! I feel myself dying . . .
(falls onto a chair)
Alfonso signals the guards.
SCENE VII
Gennaro returns with the guards. Then Rustighello.
Alfonso
To the duchess’s pleas
That your offense be forgotten
I must bend
And grant you liberty.
Lucrezia
(Oh! How he dissembles!)
Alfonso
And then
Such is the valor in you,
That I do not wish to deprive you
Of the Adriatic together with all Italy!
Lucrezia
(Perfidious man!)
Gennaro
When I can grant
Such mercies, my Lord, I grant them!
Only, since it is permitted to say it
Without fearing treachery . . .
The benefit falls on one
Who has merited it.
The father of your highness,
Surrounded by hostile troops
Would have perished, were not
An adventurer his shield and succor.
Alfonso
And are you that man?
Lucrezia
(rising)
And you
Saved his life?
Gennaro
It is true.
Lucrezia
(Duke! . . . )
Alfonso
(The ignoble woman hopes.)
Lucrezia
(If he would only change!)
Alfonso
(It is vain.)
Would you be willing, Captain,
To follow my banner?
Gennaro
And eternal bond binds me
To the Venetian government.
I swore my oath to it . . .
And an oath is sacred.
Alfonso
(turning meaningfully to Lucrezia)
I know.
At least this gold, then . . .
(handing him a purse)
Gennaro
From my lords
I have enough.
Alfonso
At least, I hope it is no
Imposition on you to take
A friendly cup, as is the ancient
Custom among us from our ancestors . . .
Gennaro
That will be the greatest
Pleasure for me, my Lord . . .
Alfonso
My noble consort
Will be our cupbearer.
Lucrezia
(A task worse than death!)
Alfonso
(taking her by the hand)
Come with me, Duchess . . . Ho!
Enter Rustighello.
(aside to Lucrezia)
(Woe to you if a gesture escapes you,
If a word betrays you!
He must not leave
My presence allive.
Pour . . . You know the liquor . . .
This revulsion is strange in you.)
Lucrezia
(Oh! If you knew to what
Heinous deed you force me,
As fierce as you are,
You would have horror of me.
Go . . . there is no greater monster . . .
No greater guilt.)
Gennaro
(I did not believe them
So benign toward me . . .
It seems only a dream to me
To find forgiveness in them.
Mother! It must only be
The result of your prayers.)
Alfonso
(pours himself from the silver flask)
Now then, come, let us drink.
Gennaro
I am stunned
At such an honor.
Alfonso
To you, Duchess . . .
Lucrezia
(The monster!)
Alfonso
(The golden flask.)
Lucrezia
(Great God!)
(pours from the golden flask)
Alfonso
Heaven assist you, Gennaro
Gennaro
May you be equally fortunate.
They drink.
Alfonso
(Tremble for yourself, perjurer!
He is the first victim.)
Lucrezia
(Fie! Nature has no
Monster more vile than you.)
Gennaro
(Mother! My fortune
Is the reward of your prayers.)
Alfonso
Now, Duchess, you may take him at your ease
Or take leave of him.
(Exit with Rustighello)
Lucrezia
(Oh! What a ray of hope!)
(thinking)
Gennaro
(bowing)
My lady, accept
The tribute of a grateful heart.
Lucrezia
(whispering)
Unhappy man! You have drunk poison!
Don’t make a sound . . . you would be stabbed.
Take this and go . . . one drop, only one,
Of this drug will give you life.
(gives him a vial)
Hide it, hurry, begone . . .
May the mercy of heaven be with you.
Gennaro
What do I hear! I should have expected
Something other than death in your court!
An evil spirit had me blindfolded,
And filled me with such a fatal sense of security.
Perhaps . . . ah! Perhaps a more terrible death
O malevolent woman, your hand will give me.
Lucrezia
Oh, trust in me.
Gennaro
In you, barbarous woman?
Lucrezia
Yes, go . . .
The duke wants you dead as a rival.
Gennaro
Oh, agony!
Lucrezia
He will return to slay you.
Drink and flee . . .
Gennaro
Oh, fatal distrust!
Lucrezia
Drink and flee . . . I beg you, Gennaro,
For your mother’s sake, for what you hold dearer.
(kneels)
After a moment’s hesitation Gennaro decides.
Gennaro
May he punish you, if there be treason in you,
Who holds greater hope that you receive mercy.
(drinks)
Lucrezia
You are saved . . . Oh! Supreme happiness!
Now get hence . . . hurry . . . go.
Lucrezia lets him escape through the secret door. Rustighello enters with the Duke from the rear. She utters a cry and falls into a chair.
ACT II
A small courtyard adjoining the house of Gennaro. A window of the house is lighted. It is night.
SCENE I
Enter a squadron of guards spying.
Chorus
The window is lit . . .
He is still in Ferrara . . .
Fortune is with the duke.
He will have revenge on his rival.
Let us move: the hour is propitious . . .
The sky is dark . . . there is no one about.
(they approach Gennaro’s house. They hear a noise and stop)
But . . . silence . . . a murmur . . .
A muttering arose . . .
And a footstep . . .
We must try to hear more clearly.
Over there, let us find out
Who is hiding and where he is going.
(Exeunt)
SCENE II
Enter Orsini, then Gennaro; guards hiding. Orsini knocks on Gennaro’s door. He opens and comes out.
Gennaro
Is it you?
Orsini
It is I. Do you now wish to come, Gennaro,
To the Princess Negroni’s? Any pleasure is paltry for me
If I do not share it with you.
Gennaro
A grave occasion
Keeps me from you. I depart for Venice
In a few moments.
Orsini
And you leave me here? Did we not both swear
To be united until death
Whatever the event?
Gennaro
It is true.
Orsini
Do you keep
Faith with me thus, as I keep it with you?
Gennaro
Then come with me.
Orsini
Wait until dawn, and I come.
I cannot pass up
The kind invitation.
Gennaro
Ah! This your Negroni
Is a sinister omen for me . . .
Orsini
And for me rather
Your parting thus nocturnal and solitary,
So pensive and melancholy.
Stay, Gennaro.
Gennaro
Listen: and if you ask me I stay.
My life is threatened . . .
I am close to death here.
Orsini
Who plots against you? Show him to me.
Who is he?
Gennaro
Speak softly.
(he whispers to Orsini while the guards come into view in the distance)
Chorus I
Do you think it is time?
Chorus II
No, let us wait . . .
All
The importunate one will leave.
Orsini
Ah! And do you not suspect deceit?
(laughing)
How credulous you are!
Gennaro
Quiet, rash fool!
Orsini
Hothead!
Do you not know the wiles of women?
So that you would show gratitude to her
She pretended to save you.
What talk is this of poison?
What the grounds of your fear?
The Negroni is a noble lady;
The duke is a man of another heart.
Gennaro
You know full well
Whether I have ever been a coward,
Whether at any time facing death
Ever my valor failed . . .
Only now, in this court
My heart is harbinger of woe.
Orsini
Go, if you wish. I long
To try to seize my chance.
Gennaro
Then farewell . . .
Orsini
Farewell, Gennaro.
Gennaro
Take care for yourself.
Orsini
Be assured.
They embrace and separate, then both stop and
return.
Gennaro
Ah! I cannot abandon you!
Orsini
Ah! I will not leave you!
Gennaro
I shall follow you to the banquet.
Orsini
I shall leave with you at dawn.
Orsini and Gennaro
Whatever your fate may be, so be it!
It is mine, I swear again.
Orsini
My Gennaro!
Gennaro
Dear Orsino!
Orsini
With you forever . . .
Gennaro
Living or dead,
Like two flowers on a single stem,
Like two leaves on a single branch,
We shall see the sky serene
Or we will be buried in the ground.
(Exeunt)
Scene III
The guards return, Rustighello restrains them.
Rustighello
Do not follow him.
Chorus
He is escaping us.
Rustighello
Fools! He’s running to Negroni’s.
Chorus
That is enough then.
Rustighello
He flies into the snare.
Chorus
There is no doubt. You reckon truly . . .
All
The hook is strong and sure,
That is there cast before the blind youth.
Let him go. Let us return.
He is not worth attacking.
(Exeunt)
SCENE IV
A hall in the Negroni Palace, illuminated and decked out
for a festive banquet. Princess Negroni with many splendidly dressed ladies, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci,
are seated at a lavishly appointed table, each man with a lady at his side. On one side of the table is Gubetta. On the other Gennaro.
Liverotto
Three cheers for the Madeira!
All
Hurrah!
For the Rhenish that warms, hurrah!
Gazella
Cyprus is the king of wines.
Petrucci
By my faith all wines
Are good.
Orsini
I deem the one that twinkles
Like a spark,
That rouses the god of love
In the seductive eye
Of the Negroni.
All
Well said. A toast to her!
Let us drink to her fair eyes!
Love formed her,
Venus showered her
With all her gifts.
(they clink cups and drink)
Gubetta
(rises)
(They are already drunk. I had better
Try to stay sober.)
Gennaro
(I am soused.)
(distances himself)
Orsini
Well?
Gennaro, whither are you off?
Hear the new toast
That I once composed.
Gubetta
Ha, ha!
(laughing)
Orsini
Who laughs?
Gubetta
All
Who are here gathered laugh.
Orsini
What?
Gubetta
Oh, the eminent lyricist!
Orsini
Would you insult me?
Gubetta
If laughter is what insults you,
I could not do better.
Orsini
Castilian scoundrel!
(getting up)
Gubetta
Roman flunky!
Orsini grasps a knife.
Ladies
Heaven! They fight!
All
What are you doing? Calm down, Orsini.
(restraining him)
Orsini and Gubetta
I’ll give you, imbecile,
Something to remember me by,
That will make you temperate
And sober forever.
All
Stop it, damn it!
(interposing themselves)
Respect for the hostess . . .
Or you’ll make the whole city
Come running.
Ladies
They fight . . . They fight . . .
Sir, let us get away from here.
(Exeunt ladies)
SCENE V
Gubetta, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, Gennaro.
Liverotto
Peace, peace for now.
Vitellozzo
You will have time
To fight like gentlemen tomorrow,
Not with daggers like street assassins.
All
He’s right.
Gennaro
But what did we
Do with the sword?
Orsini
We left it outside . . .
All
Don’t think of it more.
Gubetta
Let us drink, gentlemen.
Gazella
But meanwhile the ladies
Have left us in dismay.
Gubetta
The will return.
And we shall humbly beg their pardon.
A cupbearer dressed in black carries a bottle around.
A Cupbearer
Wine from Syracuse.
All
Excellent wine, in faith!
They all drink. Gubetta empties his glass over his shoulder.
Gennaro
(Maffio, did you see?
The Spaniard does not drink.)
Orsini
(What of it? It is natural, he must be drunk.)
Gubetta
(staggering)
Now, if it please you, friends,
Orsini can warble verses at his place,
Since such wine will make poet of anyone.
Orsini
Yes, to your despite.
All
A ballad, Orsini.
Orsini
The secret to being happy
I know by experience,and I teach it to my friends.
Whether the sky be clear or cloudy,
Any weather, be it hot, be it freezing,
I jest and drink, and mock the madmen
Who give thought to the future.
All
Let us give no care to the uncertain tomorrow,
If we can make merry today.
A funereal sound is heard, and distant voices singing faintly.
Voices
“The joy of the profane
Is as passing smoke.”
Gennaro
What voices are these!
Orsini
Someone is making
Sport of us.
All
Who can it be?
Orsini
I wager
It is a mischief of the ladies.
All
Another stanza, Orsini.
Orsini
Here is the stanza.
Let us take advantage of the blossoming years;
Pleasure makes them pass more slowly.
If old age with livid face
Stands at my back and treatens my life,
I jest and drink and mock the madmen
Who give thought to the future.
All
Let us give no care to the uncertain tomorrow,
If we can make merry today.
Voices
“The joy of the profane
Is as passing smoke.”
The lights are gradually extinguished.
Orsini
Gennaro!
Gennaro
Maffio! Do you see?
The torches are going out.
Orsini
The joke is beginning
To turn serious.
All
Let us get away. All the doors
Are locked! What have we come to?
SCENE VI
The door at the back opens and Lucrezia Borgia appears with men at arms.
Lucrezia
Here is Lucrezia Borgia!
All
(with a cry)
Ah! We are lost!
Lucrezia
Yes, I am the Borgia. A ball, a tragic bal
You gave me in Venice. I reciprocate to you
With a dinner in Ferrara.
All
Oh, we are betrayed!
Lucrezia
In vain you believed
Yourselves safe and unpunished; for my injury
I now have ample vengeance; five coffins
Are prepared to contain you dead
Since the poison is quick to act.
Gennaro
Five do not suffice; there is need of a sixth.
(steps forwaard)
Lucrezia
(stunned)
Gennaro! Oh, heaven!
Gennaro
I chose
To die with my friends.
Lucrezia
Go. Lock
All the bolts, and let no one
Attempt to enter this hall, whatever noise you hear.
All
(in agony)
Gennaro!
Gennaro
Friends!
Lucrezia
Get out.
All
Oh, we are in pain!
(they go out with the guards and the great door is locked)
Scene VII
Lucrezia and Gennaro.
Lucrezia
Even you here? You did not flee?
What evil fate held you back?
Gennaro
I foresaw everything.
Lucrezia
You have been poisoned once more.
Gennaro
I have the antidote . . .
(takes out the vial of antidote)
Lucrezia
Ah! I remember . . .
I thank heaven for it.
Gennaro
I shall expire with my friends,
Or share it with them!
Lucrezia
Ah! There will be little left for you . . .
(observing the vial)
Ah! There is not enough for your friends . . .
Gennaro
It is not enough? Then, Lady,
We shall all die.
Lucrezia
What are you saying?
Gennaro
First you prepare to perish
By my hand.
Lucrezia
I? Gennaro? . . . Listen, insane boy . . .
Gennaro
I am resolved.
(takes a knife from the table)
Lucrezia
(in shock)
(what to do? What to say?)
Gennaro
Prepare yourself.
(returning)
Lucrezia
Heartless one!
Gennaro
I can do it, I am desperate.
Everything, you have robbed me of everything.
(resolute)
Delay no longer.
Lucrezia
(with a cry)
Ah, you are a Borgia . . .
Your fathers are my fathers . . .
Spare yourself a horrid crime . . .
Do not shed your own blood.
Gennaro
I am a Borgia? Oh heaven! What do I hear?
Lucrezia
Ah! Do not ask more.
Hear me . . .ah, hear me . . . I do not implore you
From a desire to preserve my life!
I die a thousand times a day,
A thouseant times stabbed through the heart . . .
For you I plead . . . wishing at least
Not to make a monster of you.
Drink . . . Drink . . . and the evil poison,
Oh, make haste to thwart it.
Gennaro
I am a Borgia!
Lucrezia
Oh! Time is fleeting.
Yield, yield . . .
Gennaro
Maffio is dying.
Lucrezia
For your mother!
Gennaro
Fie! You alone
Are the cause of his agony.
Lucrezia
No! Gennaro . . .
Gennaro
You have destroyed him . . .
Lucrezia
I did not intend it.
Gennaro
What have you done with her?
Lucrezia
She lives . . . she lives and speaks to you
With my sorrow, with my terror.
Gennaro
Ah! Can it be you?
Lucrezia
Ah! Yes, I am she.
Gennaro
You! Great God! My heart gives out . . .
(he slumps onto a chair)
Lucrezia
Son, my son! Ho! Someone!
Come here! Help! Help!
No one hears me . . . everyone is far away.
Merciful God, preserve his life . . .
Gennaro
Cease . . . it is too late . . . I am faint, I freeze . . .
Lucrezia
Oh, alas for me!
Gennaro
I have a veil over my eyes.
Lucrezia
My Gennaro, one more word . . .
One glance, please . . .
Gennaro
Mother, I am dying . . .
Lucrezia
He is gone . . . he is gone.
SCENE VIII and the Last
The doors at the back burst open nad Alfonso and Rustighello enter with guards.
Alfonso
Where is he?
Lucrezia
(signing to Alfonso and pointing to the dead Gennaro)
Look, he is there.
He was my son,
My hope, my comfort . . .
He could soothe me, God . . .
He could make me pure again.
Every light in him is put out for me . . .
My heart has died with him . . .
Heaven casts down its punishing
Lightning bolts upon my head.
(falls upon her son)
All
Poor wretch! A horrible fate!
Alfonso
Bring help.
All
Oh! Heaven! She dies.
THE END