Parisina d’Este (1833)

The More I learn, the Less I Know

Parisina d’Este (1833)

Parisina d’Este
(Parisina)
Lyric Tragedy in Three Acts
Libretto by Felice Romani


[After Byron’s poem “Parisina” (1816), based on a narrative by Edward Gibbon. It concerns Laura Malatesta (1404-1425), daughter of Andrea Malatesta, signore di Cesena. After her mother was poisoned, she was consigned for upbrining to her uncle Carlo Malatesta of Rimini. She became the second wife of Niccolò III d’Este of Ferrara (Azzo
in Byron and in Romani’s libretto). She had twin daughters and a son. In 1423 or 1424, she became acquainted with Ugo d’Este, illegitimate son of her husband with Stella de’ Tolomei. They began an affair which lasted until Niccolò discovered them and had both imprisoned and beheaded.]

Recording of a 1974 concert poerformance at Carnegie Hall with Caballé and Eve Queler conducting.
An audio recording from Opera Rara

CAST OF CHARACTERS

Parisina, wife of Duke Azzo (Soprano)
Ugo, later discovered to be son of Azzo (Tenor)
Azzo, Duke of Ferrara (Baritone)
Ernesto, minister to Azzo (Bass)
Imelda, lady in waiting to Parisina (Mezzo-Soprano)
Chorus of courtiers, knights, ladies, gondoliers, squires, and soldiers

The scene is laid in part on the island of Belvedere in the Po, and part in Ferrara.
The time is the 15th
century.

ATTO PRIMO

Sala terrena in Belvedere.

SCENA PRIMA
Paggi, scudieri, cortigiani, indi Ernesto.

Ernesto
(entrando)
È desto il Duca?

Coro
È desto.
Dorme lung’ora ei forse?
Torbido all’alba sorse
Come corcossi ier.
Ma sì per tempo, o Ernesto,
Tu di Ferrara uscito!
Forse del Duca invito
Ti chiama a Belveder?

Ernesto
Inaspettato, e pure
Giunger qui grato io spero.

Coro
Grato se di venture
È il tuo venir foriero,
D’uopo n’abbiam: qui tutto
Spira mestizia e lutto:
Afflitto più che mai,
Turbato è d’Azzo il cor.

Ernesto
Afflitto!

Coro
Ah! tu ben sai
Il suo geloso amor.

Ernesto
Lo so… Ma la Duchessa
Sospetta è sempre a lui?

Coro
Egra languente è dessa:
Fugge il consorte, e altrui:
Non mai sorriso spunta
Su quella guancia smunta,
O sviene, appena è nato,
Qual languido balen.

Ernesto
E il Duca?

Coro
Si distrugge
D’ira e d’amore insieme.
Or la ricerca, or fugge,
Or la lusinga, or freme.
Ansio la notte e il giorno
Sembra spiar d’intorno,
Quasi un rival celato
Tema alla reggia in sen.

Ernesto
Oh! doloroso stato!

Coro
Sì… Ma silenzio.

Tutti
Ei vien.

SCENA SECONDA
Azzo e detti. Tutti gli fan luogo; guarda esso d’intorno e s’accorge d’Ernesto.

Azzo
Che mi rechi?

Ernesto
Lieti eventi.

Azzo
Lieti a me?

Ernesto
Lo spero.

Azzo
E quali?

Ernesto
Dopo lunghi e rii cimenti
Padoa è tolta a’ tuoi rivali;
E per l’arme di Ferrara,
Fortunato il pro’ Carrara,
Vinta l’ira ghibellina,
Sul suo trono alfin sedé.

Azzo
Ei mi diede Parisina:
Poco è un trono a lui mercé.

Ernesto
Nuova è questa, ond’abbia anch’essa
A gioir del tuo contento.

Azzo
(agli astanti)
Annunziate alla duchessa
L’improvviso e lieto evento.
(a parte ad Ernesto)
Per veder su quel bel viso
Il balen d’un sol sorriso,
Non che Italia, aver vorrei
Terra e cielo, e darli a lei:
Rapirei del sole i rai
Per donarle il suo splendor.
Non sa il mondo e tu non sai
Qual m’accende e quanto amor!

Ernesto
Lieta al par de’ tuoi desiri
La farà sì gran ventura.

Azzo
(forte)
Ne ho fidanza. Tutto spiri
Gioia e pompa in queste mura.

Ernesto e Coro
Noi primieri al ciel diam lodi
Che ha compito i voti tuoi,
Che il valor de’ guelfi eroi
Secondò col suo favor.
Spenti alfin gli sdegni e gli odi,
Lieta Italia al mondo attesti,
Che la pace a lei tu desti,
Che a te deve e gioia e onor.

Azzo
(Dall’Eridano si stende
Fino al mar la mia bandiera:
Il Leon dell’Adria altiera
Piega il capo al mio valor.
Solo un cor col mio contende,
Sdegno e amor del par l’irrita…
Io darei corona e vita
Per poter domar quel cor.)
Con giostre, e con tornei
Si festeggi in Ferrara il lieto evento.
Cento navigli e cento
Corrano in gara del superbo fiume
Ambo le rive; ed alla vinta guerra
Applaudano del par l’onde e la terra.

Parte il corteggio.

SCENA TERZA
Ernesto ed Azzo.

Ernesto
Mi è dolce, o duca,
Questa vittoria tua, non sol perch’alto
Leva il tuo nome, ma perché ti reca
Gioia, che dal tuo cor parea bandita.

Azzo
Gioia!… è di già sparita:
Starsi meco non può.

Ernesto
Signor di tante
Ricche provincie, e glorioso, e adorno
Di nuove palme e di recente onore,
A te che manca?

Azzo
Il maggior bene: amore.
È mio destino, Ernesto,
Destin tremendo, che le furie sempre
D’amore io provi, e le dolcezze mai.
Tradito un giorno… e il sai,
Dall’infedel Matilde, ancor tradito
Da Parisina io sono.

Ernesto
I tuoi sospetti
Han perduto Matilde; or Parisina
I tuoi sospetti perderan del pari.

Azzo
Ah! dannommi Matilde a giorni amari,
È sua vendetta forse
La perpetua mia guerra. I miei timori…
Deggio dirtelo, Ernesto?… a me rivale
Mi dipingon perfino il giovin Ugo,
Che orfano raccogliesti, e ch’io qui crebbi
Fra i paggi miei, qual se ti fosse ei figlio.

Ernesto
(Cielo!)

Azzo
E gli diedi esilio
Dalla mia corte, e di Carra al campo
Fingea spedirlo… e buon consiglio parmi…
Onde all’armi avvezzarlo.

Ernesto
Or posa han l’armi,
Ei tornerà.

Azzo
Contezza
Hai tu di lui?

Ernesto
Nulla contezza.

Azzo
Audace
Non fia così per riveder Ferrara
Senza un mio cenno. Or vanne; e, dove incanto
Tornato ei fosse, in nome mio gl’intima
Che por non osi in queste mura il piede,
Finché no ’l chiamo al mio cospetto io stesso.
(Azzo parte)

Ernesto
Mi è il cenno.

SCENA QUARTA
Ernesto ed Ugo.

Ernesto
Oh! chi mai veggio? È desso.

Ugo
Sì, son io: m’abbraccia, Ernesto.

Ernesto
Ugo! (Oh, ciel!)

Ugo
Che guati intorno?

Ernesto
Taci, incauto! E a che sì presto
Fai dal campo a noi ritorno?
Vieni meco, o sciagurato,
Non ti vegga il tuo signor.

Ugo
Di che temi? E sì turbato
Sei per me? Qual feci error?

Ernesto
Il più grave.

Ugo
Oh, Dio! ti spiega.

Ernesto
Il ritorno è a te conteso.

Ugo
Con qual diritto? Chi me ’l nega?

Ernesto
Chi può tutto. Il duca offeso.

Ugo
Ed è noto alla duchessa?…
Parla, o padre… È noto ad essa?

Ernesto
Quale inchiesta? E qual pensiero
In te d’essa, e in lei di te?
Tremi?… Di’… saria pur vero?…

Ugo
(gettandosi nelle sue braccia)
Ah! pietà… leggesti in me.
Io l’amai fin da quell’ora
Che fra noi fanciulla venne:
L’amai pure, e l’amo ancora
Poiché sposa altr’uom l’ottenne.
Né timor, né lontananza,
Né dolor, né disperanza
Han potuto dal mio core
Quest’amore cancellar.

Ernesto
Che mai sento? Ah! taci, insano.
Tanto osasti alzar la mente?
Non seguir… il tristo arcano
Non sia noto ad uom vivente.
A me stesso, o sventurato,
Ei doveva restar celato…
T’era d’uopo un tal dolore
Al mio core risparmiar.
Or che badi?… Un rio sospetto
Già del duca in mente è desto.

Ugo
La mia vita è in questo tetto,
Morte altrove… io resto, io resto.

Ernesto
Forsennato! E la ruina
Farai tu di Parisina?
Non sai tu del duca amante
L’implacabile rigor?

Ugo
Partirò; ma un solo istante
Pria vederla ho fermo in cor.
Per le cure, per le pene
Che quest’orfano ti costa,
Mi concedi un tanto bene,
La mia vita è in lei riposta.
Un suo sguardo, un solo sguardo
Temprerà la fiamma ond’ardo:
Prenderò da lei la forza
Di partire, e non morir.

Ernesto
Vieni, vieni: invan tu speri
Ch’io consenta a tanto errore.
Qui de’ passi e dei pensieri
È ciascuno esploratore…
Qui le mura, i sassi, i venti
Hanno orecchio ed hanno accenti…
Qui neppure il suol profondo
Ti potria da lui coprir.

Lo tragge seco; escono entrambi velocemente.

SCENA QUINTA
Giardino nell’isola di Belvedere. In fondo scorre il Po.
Parisina, Imelda e damigelle.

Parisina
Qui, qui posiamo… ombroso,
Ameno è il loco.

Damigella
Aura soave spira
Di questi faggi al rezzo,
E reca a te l’olezzo
Rapito all’erbe e ai fior.

Imelda
Oggi più lieta
Esser dêi tu.

Damigella
Giorno ridente è questo
Ad amorosa figlia,
Che della sua famiglia
Festeggia lo splendor.

Parisina
Sì, ne’ suoi Stati
Ritorna il padre. Oh! voglia il ciel pietoso,
Che men gli pesi il ricovrato serto
Di quel ch’ei diemmi… Oh! più di me felice
La pastorella, che non ha corona
Se non di fiori!

Imelda
E a tua mestizia torni?
Torni ai sospir?

Damigella
Deh! parla: onde cotanto
In te dolore?

Parisina
È in me natura il pianto.
Forse un destin che intendere
Dato ai celesti è solo,
Quaggiù mi elesse a piangere,
Nascer mi fece al duolo,
Come colomba a gemere,
Com’aura a sospirar.
Parmi talor che l’anima,
Stanca di tante pene,
Aneli a ciel più limpido,
Aspiri a ignoto bene,
Come favilla all’etere,
Come ruscello al mar.

Damigella
Lassa! e te stessa affliggere
Sempre così vorrai?

Parisina
Cessar non mi è possibile.

Damigella
Né mai tu speri?…

Parisina
Mai.

Musica guerriera.

Tutte
Qual suon! Guerrier drappello
Move festoso a te.

Parisina
(Oh tu, che invano appello,
Tu sol non vieni a me!)

Le dame escono.

SCENA SESTA
Cavalieri armati di tutt’arme: alcuni con visiera calata. Scudieri che portano lance e scudi. Parisina e Imelda.

Cavalieri
Alle giostre, ai tornei che prepara
Esultante e devota Ferrara,
Te presente sospira ogni prode,
Che a contender la palma se ’n va.
Da te data, più dolce la lode,
La corona più bella sarà.

Parisina
Cavalier, forse il duca v’invia?

Cavalieri
S’ei non fosse, chi osato l’avria?
Per suo cenno cotanto favore,
Nobil donna, imploriamo da te.

Parisina
Dalle feste rifugge il mio core:
Ei lo sa, non vi è gioia per me.
(V’era un dì quando l’alma innocente
Tinto in rosa vedea l’avvenir,
Quando ancor sul mio labbro ridente
Non suonava d’amore il sospir.
Ma ti vidi, o fatal giovinetto,
Io ti vidi, e la gioia sparì:
Tinto in lutto mi sembra ogni oggetto;
È funebre la luce del dì.)

Cavalieri
Nobil donna, ha confine il martire:
Non nudrire i tuoi mali così.

Parisina
La mia repulsa, o prodi,
Donate ad egro cor. Ite, e fortuna
Venga con voi nel glorioso agone
Al par de’ voti miei.

I cavalieri partono. Un solo rimane. Parisina se ne accorge, mentre si muove per uscire.

Né tu parti, o guerrier? Che vuoi? Chi sei?

Cavaliere
Un solo istante, o donna,
In segreto m’ascolta.

Parisina
(Oh ciel! qual voce!)
(ad Imelda)
T’allontana per poco,
E al cenno mio
Ad accorrer sii pronta.

Imelda parte.

SCENA SETTIMA
Ugo si toglie la visiera; Parisina lo riconosce.

Ugo
Ugo son io.

Parisina
Ciel! tu in Ferrara! E ignoto!
E furtivo! E tremante!

Ugo
O Parisina!
Me ne bandisce il duca.

Parisina
E al duca osasti
Disobbedir?

Ugo
Il mio ritorno ignora.
Ma girne in bando ancora
Poteva io mai, senza vederti almeno
L’ultima volta? Senza udir per solo
Conforto mio, che della ria sentenza
Tu pietosa ti dolga, ed un sospiro
Ti costi il pianto, cui dannato al mondo
Sarà de’ tuoi primi anni il fido amico?

Parisina
Ah! sì, me ’n duole… e a te piangendo il dico.
Ma che ti giova udirlo? E quale speme
Nutrir puoi tu? Per tuo riposo e mio
Cancellar dal pensier dêssi perfino
La rimembranza dell’età fuggita.

Ugo
Ah! di mia stanca vita
Sostegno è dessa. Se il presente è lutto,
Tenebra l’avvenir, mi resti almeno
Il raggio del passato… allora non t’era
Quest’orfano infelice amar conteso…
D’amor fraterno.

Parisina
Né conteso è adesso.
Or va’… Dal duolo oppresso
Te sol non dir. V’ha chi di te più geme,
Chi più di te si strugge, e sente il peso
Dell’aspra vita che quaggiù trascina.
Vanne, vanne, te ’n prego…

Ugo
O Parisina!
Un solo momento ancora,
Un sol momento! Ah! se tu pure in terra
Orfana fossi, o di men nobil sangue
Venuta al dì, forse mi avresti amato
D’amor più che fraterno…

Parisina
Oh! che mai dici?…
Che pensi tu?

Ugo
Sì, tu m’avresti amato
Come io t’amai, come tuttora io t’amo
Oltre ogni dir, celeste oggetto e santo.

Parisina
Cessa…

Ugo
Ah! dillo.

Parisina
Deh! cessa… (Oh, accenti!… oh, incanto!)

Ugo
Dillo… io te ’l chieggo in merito
Della mia lunga guerra;
Dillo, e beato rendimi
Solo una volta in terra.
Mi seguirà dovunque
Il suon di questi accenti,
L’intenderò nei venti,
Nell’onde ancor l’udrò.

Parisina
Ah! tu mi chiedi, o barbaro,
Trista e fatal parola…
Non dêe, non dêe strapparmela
Fuor che la morte sola.
Rendimi prima, ah, rendimi
Di nostra infanzia i giorni;
Fa’ che innocente io torni,
E, t’amo, allor dirò.

Ugo
È vero, è ver… non dirmelo…
Sarei più sventurato.

Parisina
Addio: sfidiamo intrepidi
Ambo il rigor del fato.

Ugo
Addio… Ma, deh! concedimi
Una memoria almeno.

Parisina
Una memoria!… prendila:
Il pianto mio ti do.
(gli porge il fazzoletto)

Ugo
Quando più grave e orribile
Fia di tua vita il peso,
Quando de’ mali al culmine
Esser mi sembri asceso,
Pensando che di lagrime
Bagnato è questo vel,
Ah, non dirò che barbaro
È con te solo il ciel.

Parisina
Quando più grave e orribile
Fia di mia vita il peso,
Quando de’ mali al culmine
Esser ti sembri asceso,
Pensando che di lagrime
Bagnato è questo vel,
Ah, non dirai che barbaro
È con te solo il ciel.

SCENA OTTAVA
Imelda e le damigelle frettolose; indi Azzo. Ernesto e
seguito.

Imelda e Damigelle
Giunge il duca.

Ugo
Il duca!

Parisina
Ahi! misero!
Fuggi.

Ugo
Invano.

Azzo
Chi vegg’io?

Ernesto
(È perduto. Io tremo… io palpito.)

Azzo
(ad Ernesto)
Sì, compiuto è il cenno mio?

Breve silenzio.

(ad Ugo)
Parla tu: perché tornasti?
Perché il campo abbandonasti?
D’onde avvien che sì segreto
Tu ti aggiri in Belveder?

Ugo
Di tornar mi concedea
Di nostr’armi il condottiero.
Io bramava, e fermo avea
Di offrirmi a te primiero:
Sol poc’anzi il tuo divieto
Mi fu dato di saper.

Azzo
Né partisti?

Parisina
(Oh, istante!)

Ernesto
(Io gelo.)

Azzo
Perché innanzi alla duchessa?
Tanto osasti? parla.

Ugo
(Oh, cielo!)

Azzo
Qual ragion ti guida ad essa?

Parisina
Ei, signor, percosso, afflitto…
Del severo… estremo editto,
Ignorando quale errore
Si mertava il tuo rigore…
Umil prece… a me porgea…
D’impetrar la tua bontà.

Azzo
Egli?… E tu?…

Parisina
Lo promettea.

Azzo
Fu soverchia in te pietà.

Parisina
Ah! tu sai che insiem con esso
Di tua corte io crebbi in seno:
Implorar mi sia concesso
Che scolparsi ei possa almeno.
D’alcun fallo io reo no ’l credo…
Tale a te si mostrerà.
Questa grazia ch’io ti chiedo…
È giustizia e non pietà.

Ugo
Io sperai la sua preghiera
A placarti almen possente:
Che implorarla eccesso egli era
Né un sospetto io m’ebbi in mente:
S’egli è tal, ch’io sol sia segno
Della tua severità;
Ma con lei saria lo sdegno
Forse troppa crudeltà.

Azzo
(Il difende! e in sua difesa
Tanto adopra ardore e zelo!
Tutto alfin mi si palesa:
Sciolto è omai, caduto è il velo.
In mia mano avrò le prove
Della lor malvagità.
Simuliam, veggiam fin dove
La rea coppia giungerà.)

Ernesto
(Lasso me! Sì ria sventura
Prevenir non ho potuto.
Simular invan procura,
L’imprudente si è perduto…
Tace il duca, ma nel seno
Il furor covando va.
Ah! foriera del baleno
È la sua tranquillità.)

SCENA NONA
Coro lontano di battellieri sul Po.

Battellieri
Voga, voga: qual lago stagnante
Ferma il Po le veloci correnti;
Di Ferrara le sponde ridenti
Par ch’ei voglia più a lungo baciar.

Guerrieri
Affrettate: del popol festante
Dalle rive c’invitan le voci:
Già s’appressan le prore veloci
Che al torneo dênno i prodi recar.

La scena si riempie di soldati, e le rive di eleganti navicelle.

Ernesto
Deh! in tal dì mentre tutto festeggia,
Non sia core che afflitto si veggia!
Io pur prego, se lice, o signore,
De’ tuoi servi al più antico pregar.

Azzo
Ugo resti… Cotanto splendore,
Tanta gioia non voglio turbar.

Ugo e Parisina
(Oh, contento!)

Battellieri
Partiamo, voliamo.
A Ferrara.

Azzo
(a Parisina)
E tu sola starai?
Mentre io cedo, tu pur non vorrai
Né a preghiera, né a voto piegar?

Parisina
Io vi seguo… Ah! potessi qual bramo
Sì bel giorno con voi festeggiar.

Azzo, Ugo, Ernesto e Guerrieri
Vieni, vieni, e in sereno sembiante
Alla pompa presiedi qual diva.
Un tuo sguardo di luce più viva
Questo ciel farà scintillar.

Parisina
Sì, quest’alma respira un istante,
S’apre a gioia non prima sentita…
Alla festa ove gloria v’invita,
Calma, io spero, conforto trovar.

Azzo
(in disparte)
(Ma divoro nel core tremante
Un furor che non posso frenar.)

Ugo, Ernesto e Parisina
(in disparte)
(Ma divoro nel core tremante
Un timor che non posso frenar.)

Battellieri
Voga, voga; qual lago stagnante
Ferma il Po le veloci correnti;
Di Ferrara le sponde ridenti
Par ch’ei voglia più a lungo baciar.

Guerrieri
Affrettate: del popol festante
I bei voti corriamo a colmar.

S’imbarcano.

ATTO SECONDO

Gabinetto di Parisina. Alcova chiusa da seriche cortine. È notte. Il luogo è illuminato da due candelabri.

SCENA PRIMA
Imelda e damigelle.

Imelda
Lieta era dessa, e tanto?

Damigelle
Oltre ogni tuo pensiero.
Al vincitor guerriero
Sorrise, e il coronò.

Imelda
E il duca?

Damigelle
Ad essa accanto,
Fiso in lei sola e intento,
Gioia del suo contento,
E il suo gioir mostrò.

Imelda
Ed alle danze in corte
Presente pur fia dessa?

Damigelle
Né la pregò il consorte:
Ella ne fe’ promessa…
Tu inchiesta aggiungi a inchiesta;
Qual meraviglia in te?

Imelda
Non meraviglia è questa…
Estrema gioia ell’è.

Damigelle
Fra i manti suoi di porpora,
Fra i suoi gemmati serti,
Siano i più ricchi e splendidi
Alla sua scelta offerti.
Brilli serena e bella
Come soave stella,
E in ogni cor diffonda
Speme, letizia, amor.

Imelda
(La pena mia si asconda,
Si celi il mio timor.)

Damigelle
Ella si appressa.

SCENA SECONDA
Parisina e detti.

Parisina
Un seggio, Imelda. Io sono
Stanca del mio gioir.

Imelda
Non usa a queste
Sì clamorose feste,
Uopo di posa hai tu.

Parisina
De’ miei primi anni
Oggi mi parve respirar l’aurora
D’un dì sereno… Alla paterna corte
Io mi credetti fra le pompe e i ludi
De’ miei fratelli… E qual fraterna gloria
Mi fu d’Ugo il trionfo. Oh! come lieta,
Col giovin prode nell’arringo io corsi!
E lieta il premio del valor gli porsi!

Imelda
(Ciel! Non si avveri, io prego,
Il mio sospetto.)

Parisina
Ma fugace lampo
Sarà la mia letizia, e il sol domani
Torbido forse sorgerà pur anco…
Stanche le membra, e stanco
Ben più lo spirto io già risento. Oh, lungi
Riponi i serti e la gioconda vesta.

Imelda
Né alla notturna festa
Irne vuoi tu?

Parisina
No, non poss’io. Sollievo
Mi fia migliore il sonno.

Imelda
Ah! sì. Io spero…
È innocente sollievo.

Parisina
È vero, è vero.
Sogno talor di correre
Entro incantato albergo;
Volo in balia de’ zeffiri;
Oltre le nubi io m’ergo:
Nuoto in sereno spazio,
Qual cigno nel ruscel.
Dolce, come arpa eolia
Voce mi chiama, e dice:
Vieni, e, del mondo immemore,
Resta quassù, felice…
A combattuto spirto
Porto soltanto è il ciel.
Oh, cari sogni! oh, all’anima
Illusion gradita!

Imelda e Coro
Prendi da lor presagio
Di più tranquilla vita.
Vanne, e più bella ancora
Sorgi alla nuova aurora,
Come è più bello un fiore
Dopo il notturno gel.

Parisina
Addio. L’augurio accetto…
Pace dal sonno aspetto…
(A combattuto core
Porto soltanto è il ciel.)

Si danno un addio. Imelda e le ancelle partono. Parisina si ritira nell’alcova. La scena rimane vuota
per alcuni momenti.

SCENA TERZA
Azzo e Parisina. Azzo passeggia guardingo la scena. Rimuove alcun poco le cortine dell’alcova, e le cala di nuovo. Parisina è addormentata.

Azzo
Sì: non mentîr le ancelle…
Ella riposa… Riposar potrebbe
Se rea foss’ella? Non hai tu, rimorso,
Più voce alcuna? Più paure o larve,
Non hai tu, notte, per colpevol alma?
No, non è rea, s’ella riposa in calma.

Silenzio.

Ma pur… con qual desio
Ugo seguia!… come parea lanciarsi
Dietro al corsier che lo rapia pel campo!
Come arrossiva a un tratto, e impallidia!
Oh! quanti ha gelosia
Occhi di lince avessi, ond’un istante
Vederle in cor! arte avess’io d’incanto
Per far che ignudo le apparisse in volto,
Le parlasse sul labbro!

Parisina
Oh, Dio!

Azzo
Che ascolto!
È dessa che favella…
O m’inganna il pensier?
(porge l’orecchio)

Parisina
Oh, dolce istante!
Sì tosto non fuggir.

Azzo
(sottovoce)
Sogna…

Parisina
Son teco;
Restiamo insieme…

Azzo
(tremante)
Insiem!… Con chi?

Parisina
Mi segui…
Puro zeffiro è il ciel. Moviam uniti
Quai pellegrini augelli a miglior nido…
Mi segui, o tenero Ugo…

Azzo
(prorompendo)
Ugo!

Parisina
Qual grido!
(esce dall’alcova, pallida, tremante)
Ah! chi veggio? Tu, signore?

Azzo
Sì: qual altro attender puoi?

Parisina
Io!… null’altro.

Azzo
Me? sol me?…

Parisina
Che dir mi vuoi?

Azzo
(Ah! potessi un solo istante
Del suo fallo dubitar!)

Parisina
(Oh! qual ira in quel sembiante!
Gli occhi in lui non oso alzar.)

Azzo
Fissa i tuoi negli occhi miei:
Nulla in essi hai letto ancora?

Parisina
Oh! che hai tu? Turbato sei,
Ch’io ti lasci…

Azzo
No, dimora.
(Ah! così tradito io fui
Sempre, sempre in ogni amor.)

Parisina
(Ah! non so fuggir da lui,
Qui m’annoda il mio terror.)

Azzo
(prorompendo)
Empia donna!

Parisina
Oh, ciel!

Azzo
T’appressa;
(l’afferra pel braccio)
Di fuggirmi invan tenti.

Parisina
Duca! ah, duca!

Azzo
Infida!

Parisina
Cessa!
Quali smanie!

Azzo
Atroci, ardenti.
Sciolto è alfin, caduto è il velo,
Tutto è noto, tutto io so.

Parisina
Qual favella! (Io tremo, io gelo!)
Che sai tu? (Più cor non ho.)

Azzo
Tu nel sonno assai parlasti,
Il tuo fatto è manifesto.

Parisina
(Me infelice!)

Azzo
Tu invocasti
Uom che abborro, che detesto.
Il tuo labbro… iniqua!… or ora
D’Ugo il nome proferì.

Parisina
D’Ugo il nome!… (E il sonno ancora,
Anco il sonno mi tradì!)

Azzo
Parla omai: com’ebbe loco!
Come crebbe il reo tuo foco?
Dove giunse, di che ardire,
Di che speme si nutrì?…

Parisina
Ah! d’orrore e di martire…

Azzo
L’ami dunque! l’ami?

Parisina
(disperatamente)
Sì.

Azzo pone la mano sul pugnale, indi s’arretra.

Non pentirti… mi ferisci…
Vibra il ferro: ei fia pietoso.
Quest’incendio in me sopisci;
Sol per morte avrò riposo.
È delirio l’amor mio;
Non ha speme, non desio:
È una face che consuma
D’un sepolcro nell’orror.

Azzo
Ch’io ti sveni?… e al tuo supplizio
Ponga fine una ferita!
Lungo io voglio sacrifizio,
Non di morte, ma di vita.
Vivi al pianto, vivi al lutto…
L’ira mia vedrai per tutto;
Fian tuoi giorni un giorno solo
Di spavento e di terror.

Azzo si allontana respingendola: essa il segue tremante.

SCENA QUARTA
Galleria illuminata. La musica esprime il festeggiare che si fa di dentro. Dame, cavalieri attraversano gli appartamenti.

Coro
È dolce le trombe cambiare co’ sistri,
Di gioia forieri, de’ balli ministri.
È un dolce nell’aure fragranti di fiori
Cambiare gli allori co’ mirti d’amor.
In lieti banchetti, in gaie carole
Ci lasci la notte, ci visiti il sole:
Subliman le menti le voci d’onore,
Le voci d’amore consolano il cor.

Si dividono.

SCENA QUINTA
Ugo solo, indi Ernesto.

Ugo
Né ancor vien ella! Cominciâr le danze,
I concenti echeggiâr… Invan di lei
Muta parmi ogni luce, ogni splendore.
L’astro non v’è maggiore,
L’astro dell’alma mia. Vieni: e al tuo raggio
Languir ciascuna e impallidir si miri
Di Ferrara beltà.

Esce Ernesto.

Ernesto
Dove ti aggiri?

Ugo
Ovunque impresse io credo
L’orme di Parisina, ovunque un’aura
Parmi de’ suoi sospiri.

Ernesto
Alle sue stanze
Quinci si sale, e tu qui muovi, o stolto?…
Seguimi… Un sordo ascolto
De’ cortigiani susurrar: turbato
Più che mai fosse, Azzo aggirarsi io vedo,
Come leon della sua preda in traccia.

Ugo
E di perigli a me far puoi minaccia?
Cessa: la mia letizia
Non funestar. Oggi fu tal, che morte
Potria scontarla appena. Or va’: soverchio
È in te timor.

Ernesto
Soverchia è in te fidanza.

Ugo
Ella m’ama… certezza è mia speranza.
Io sentii tremar la mano
Che mi cinse al crin la palma.
Mi sorrise, e tutta l’alma
In quel riso scintillò.
Uno spirto, un senso arcano
D’un amor maggior d’amore,
Trapassò da core a core,
E di gioia l’inondò.

Ernesto
Sconsigliato!… E a te presente
Era il duca, e a lei d’accanto!

Ugo
Io no ’l vidi ed occhi e mente
Fur rapiti in lei soltanto.
Ah! non mai di quel momento
La dolcezza appien dirò.

Ernesto
Taci, taci… Ogni concento
Ogni strepito cessò.
Giunge alcun…

Ugo
Che fia?

SCENA SESTA
Cavalieri e detti.

Coro
Repente
Ne congeda il duca irato.
Svelti i fior, le faci spente
Puoi veder per ogni lato.
Già le logge, già le porte
Del palagio, della corte,
Son rinchiuse, o custodite
Da guerrier’ che a sé chiamò.

Escono gli armigeri.

Armigeri
Ugo!

Ugo ed Ernesto
Oh cielo!

Armigeri
Noi seguite.

Ugo
Dove?

Armigeri
Al duca.

Ugo
A lui! Verrò.

Ernesto
Io ti seguo.

Armigeri
No, non lice.

Ugo
Un amplesso.

Cavalieri
(Qual mistero!)

Ernesto
Figlio, figlio?… Oh, me infelice!
Fui presago!

Ugo
O padre, è vero…

Armigeri
V’affrettate: il tempo preme;
Azzo attendere non sa.

Cavalieri
(Ah! più d’Ugo Ernesto geme:
Quale in sen sgomento egli ha!)

Ugo
(ad Ernesto a parte)
Questo amor doveva in terra
Sol di morte aver mercede;
Come alfin di lunga guerra
Io sorrido all’ultim’ore.

Ernesto
Ah! Con te, con te, sotterra
Anco Ernesto scenderà.

Ugo parte fra gli armigeri. Ernesto con cavalieri.

SCENA SETTIMA
Vestibolo che mette alle torri. Azzo e guardie.

Azzo
Ite; e condotti entrambi
A me sian tosto. Interrogarli insieme,
Insieme udirli, e investigar vo’ pria
Quale di lor più colpevol sia.
Che dico? Il son del pari,
E del par fian puniti. Oh! di Matilde
Ombra irata, n’esulta: in cor non posso
Amor riporre, ch’io fellon non trovi,
Né spezzar debba di mia mano istessa.

SCENA OTTAVA
Ugo e Parisina da varie parti fra le guardie e detto.

Parisina
(Ugo! oh, ciel!)

Ugo
(Parisina, in ferri anch’essa!)

Azzo
Eccovi uniti alfine…
Non qual bramaste, ma qual debbe unirvi
Tradito prence. Al vostro amore iniquo
È questo il tempio: ara il patibol fia.

Ugo
Al mio soltanto il sia,
Se giusto esser vuoi tu. Spirto più puro
Non hanno i cieli di costei che offendi.

Azzo
Ella è rea, ben più rea. Tu la difendi.

Parisina
Tutti siam rei… solo
Noi di desio, tu d’opre. Ah! pera il giorno
Che me all’altare tu traevi ad onta
Del pianto mio.

Ugo
Deh! Parisina!

Parisina
È vano.
Non è per lui più arcano
L’antico amore… Io lo svelai dormente:
Desta il confermo.

Ugo
E dove tu il confessi
Indegno io ne sarei, s’anco il tacessi…
Odilo, o duca, io l’amo
Più che la vita… dall’infanzia io l’amo…
E senza speme l’amor mio divoro.

Azzo, durante il discorso di Parisina ed Ugo, è rimasto concentrato: nulla risponde.

Azzo
Custodi, al carcer loro
Sian ricondotti. Fino al dì novello
Sien del palagio mio chiuse le porte
A chiunque ei sia.

Parisina
Morte è tal cenno.

SCENA NONA
Ernesto e detti.

Ernesto
(con un grido)
Morte!

Azzo
A che vieni? E presentarti
Non chiamato ond’hai tu diritto?

Ernesto
Santo io l’ho, se a risparmiarti
Vengo, o duca, un rio delitto.

Azzo
Un delitto! a me!

Ugo e Parisina
Che intendo?

Ernesto
Sì, un delitto atroce, orrendo!
Al mio crin canuto credi,
Al terror in cui mi vedi…
Guai se d’Ugo ai giorni attenti!…
Guai tre volte, guai per te!

Ugo e Parisina
Qual linguaggio!

Azzo
E quai spaventi
Inspirar pretendi a me?
(alle guardie)
Ubbidite.

Ernesto
Ah! no.

Azzo
T’invola.
Tanto ardire omai m’irrita.

Ugo
Cessa, amico, e ti consola…
Non espor per me tua vita.

Ernesto
Duca! ah duca!…

Azzo
Olà, l’insano
Tratto sia da me lontano.

Ernesto
Versa dunque il sangue tuo…
Tu sei d’Ugo il genitor.

Parisina
E fia vero?

Ugo
Figlio suo!

Azzo
Ei mio figlio? (Un gelo ho in cor.)

Ernesto
Sì: Matilde abbandonata,
Dal tuo talamo scacciata,
Me ’l fidava ancora infante,
E moriva di dolor.
Vi abbracciate.

Azzo ed Ernesto
Oh, colpo!

Parisina
Oh, istante!

Ugo
Padre!

Azzo
Ugo!

Ugo e Azzo
(Oh, mio terror.)

Per abbracciarsi; si arrestano ambidue appena si avvicinano.

Ernesto
Che veggo? T’arretri dal figlio, dal padre!

Ugo e Parisina
(O fato, è compiuta la nostra sventura.)

Azzo
(Fra noi si solleva, s’oppone la madre.)

Ernesto
(Ah! sorda in quell’alma, ah! muta è natura!)

Azzo, Ugo e Parisina
Per sempre, per sempre sotterra sepolto
Deh! fosse rimasto l’arcano che ascolto.
Foss’egli un delirio dell’egra mia mente,
Un’ombra fuggente ai raggi del dì!

Azzo e Ugo
Ma lasso! è verace, lo provo, lo sento,
Al fero sgomento che il cor mi colpì.

Parisina
Ma lassa! è verace, lo provo, lo sento,
Al fero sgomento che il cor mi colpì.

Ernesto
(O vana speranza vent’anni nudrita,
Oh! come in un punto al vento sei gita,
Se al nome di padre, se al nome di figlio
Asciutto quel ciglio rimane così!
Affetto malnato, colpevole amore,
I sensi del cuore più santi sopì.)

Azzo
Protettor d’un’empia madre,
Ve’ qual figlio hai tu serbato!
Empio anch’esso…

Ugo
Ed empio il padre
Da cui nacque…

Ernesto
Forsennato!

Ugo
Sì, lo sono… È gonfio il core
D’amarezza, di dolore…
Ei la madre mi ha rapita…
Ei serbommi a trista vita…
Mi restava l’amor mio,
L’amor mio sepolto in me…
Or dinanzi al mondo e a Dio
Questo amor delitto ei fe’!

Azzo è immobile e pensoso.

Parisina
Ugo!… ah, cessa!…

Ugo
Ov’è la scure?…
Tronchi dessa i miei tormenti.

Parisina
(ad Azzo)
Non udirlo… a sue sventure
Dona tu gli amari accenti.
Me, cagion di tanta pena,
Me soltanto opprimi e svena…
Ma il tuo figlio… ah! no… non muoia…
Lo risparmia per pietà.

Breve silenzio: Azzo si riscuote.

Azzo
Teco il traggi. Ei viva.

Ernesto e Parisina
(Oh, gioia!)

Ugo
Viver io!…

Ernesto e Parisina
T’affretta… va’.

Azzo
T’allontana fin che in petto
Di natura i moti io sento…
Sciagurato! un sol momento
Li potrebbe soffocar.
(Ah! perché son io costretto
Mio malgrado a lagrimar!)

Ugo
Non è vita, è lunga morte,
Pena eterna che mi dai:
Le mie smanie tu non sai…
Ti farian raccapricciar.
(Ah! mi lascia, o cruda sorte,
Men colpevole spirar.)

Parisina
Vanne: fuggi, è atroce scena.

Ernesto
Vieni:
All’Italia si risparmi.
Per pietà di più non farmi
Di terror, d’orror gelar.
(Ah! chi mai morrà di pena,
S’io pur seguo a respirar!)

Ernesto strascina seco Ugo. Azzo accenna alle guardie di allontanar Parisina.

SCENA DECIMA
Azzo e guardia.

Azzo
Vada… sì, vada; a inorridir non abbia
Per me Ferrara. Ella rimane… e basta.
Oh, quale in me contrasta
Folla d’affetti, e tutti orrendi e tutti
Disperati e feroci!
(passeggia alcuni momenti agitatissimo, indi pacatamente)
Olà! guidata
Alle ducali stanze un’altra volta
Sia Parisina, e, qual poc’anzi ell’era,
Onorata da tutti, ed ubbidita.
Non più: son fermo… Appien mia trama è ordita.
(parte)

ATTO TERZO

Luogo terreno nel ducale palazzo. Da un lato domestica cappella. In fondo finestroni chiusi.

SCENA PRIMA
Damigelle di Parisina e cavalieri escono lentamente dalla cappella.

Coro
Muta, insensibile,
Se non in quanto
Dagli occhi turgidi
Le sgorga il pianto,
L’afflitta giace
Dell’ara al piè.
Pregar lasciamola
Non la turbiamo:
Calmar quell’anima
Noi non possiamo:
Per lei più pace
Quaggiù non è.
(si ritirano)

SCENA SECONDA
Parisina indi Imelda.

Parisina
No… più salir non ponno
Miei prieghi al ciel… Pur più straziato core
Mai non ricorse a lui come il cor mio.
Imelda!

Imelda
A te son io
Nunzia d’alcuna speme. In suo perdono
Par fermo il duca: ei congedò tranquillo
Il generoso Ernesto,
A cui guidar lontano Ugo è concesso.

Parisina
Ugo!… Ei dunque partì?

Imelda
Parla sommesso…
Un foglio suo ti reco…
Prendi.

Parisina
Un suo foglio!… E chi te ’l diè?

Imelda
Poc’anzi
Un giovine scudier furtivamente
Nell’atrio che conduce a queste stanze.

Parisina
Incauto! e quali ancor nutre speranze!
(legge il foglio)
«D’Azzo non ti fidar: non può del mostro
Esser la calma e la pietà sincera.
Quando la squilla del vicino chiostro
Dell’alba annunzierà l’ora primiera,
Da tal condotto che il periglio nostro
Mosse a pietade, e che salvarci spera
A te per via segreta…»
(si arresta)
Oh! ciel!

Imelda
Prosegui…
A che ti turbi?

Parisina
Osa sperar l’insano
Ch’io con lui fugga!…

Imelda
Oh! non lo speri invano.
Io, te ’l confesso, io pure,
Più che d’Azzo il furor, temo la calma…
Io conobbi Matilde…

Parisina
(con gli occhi sul foglio)
In sen del padre
Condurmi ei vuole… e s’io ricuso, ei giura
Di sua mano svenarsi in queste soglie.

Imelda
Ei n’è capace.

Lontano orologio suona un’ora.

Parisina
Ahi! qual tremor mi coglie!
È questa l’ora!

Imelda
È questa…
Che risolvi?

Parisina
Io… non so. Segreta voce
Mi dice che quest’ora
L’ultima è di mia vita.

Imelda
Oh! ti conforta…
Disgombra il tuo terror…

Parisina
Non odi intorno
Un gemer fioco!… di sinistri augelli
Uno strido non senti!… errar non vedi
Vicino un’ombra?

Imelda
Il duol t’inganna, il credi.

Parisina
Ciel, sei tu che in tal momento
Mi sgomenti, e m’empi il core
Di quel tremito d’orrore
Che è presago del morir.
Supplicarti invano io tento,
Io ti sporgo invan le braccia:
Sulle labbra mi si agghiaccia
La preghiera ed il sospir.

Odesi flebile musica.

Silenzio… un suon lugubre
Lontano echeggia.

Imelda
Un tristo suon…

Parisina
Che fia?

Canto lontano.

Coro
Da te, Signor, non sia,
Come quaggiù, dannato;
Ascenda perdonato
Del tuo gran soglio al piè…

Parisina
De’ moribondi
Questa è la prece. Al suol mi annoda e affigge
Invisibil poter.

SCENA TERZA
Damigelle e dette.

Damigelle
Ora funesta!
Sottratti al duca. Ei vien…

Imelda
(trascinando Parisina)
Fuggasi.

SCENA QUARTE ed Ultima
Azzo con seguito e detti.

Azzo
Arresta!

Parisina
In quegli occhi, in quel sembiante…
La vendetta io leggo espressa.

Azzo
Ben vi leggi. E in questo istante
Piena è omai, sfogata è dessa.

Parisina
Parla… oh! ciel… Di lui che festi?
Ugo… ov’è?

Azzo
Tu l’attendesti.
Empia donna! a te lo svela
In tal guisa il mio furor.

Si aprono i veroni dal fondo, e vedesi nel cortile il cadavere di Ugo.

Parisina
Ugo!… Io muoro.
(si abbandona alle dame)

Coro
Ah! no, le cela
Lo spettacolo d’orror.

Parisina
Ugo!… è spento! A me si renda
La sua fredda esangue salma!…
(fuori di sé)
Che sovr’esso io spiri l’alma…
L’alma oppressa dal dolor!
Scenda, indegno, ah! su te scenda
Il suo sangue infin che vivi!…
Ei del sol, del ciel ti privi,
Ti ricolmi di squallor.
(ricade)

Coro
Ella manca…

Azzo
Il ciel previene
La sua pena…

Imelda e Coro
Ahi! spira! Ahi! muor!

FINE

ACT I

A hall in the Belvedere Palace

SCENE I
Pages, squires, courtiers, then Ernesto.

Ernesto
(Entering)
Has the Duke arisen?

Chorus
He has arisen.
Has he perhaps slept long?
He went out at dawn
Troubled as he went to bed yesterday.
But how timely, Ernesto,
Your arrival from Ferrara!
Perhaps an invitation from the Duke
Calls you to Belvedere?

Ernesto
Unexpected, and I only hope
To arrive here welcome.

Chorus
Welcome if your coming
Is a harbinger of good luck.
We have need of it: Here all
Breathes melancholy and conflict:
More afflicted than ever,
Azzo is troubled in his heart.

Ernesto
Afflicted!

Chorus
Ah! You well know
His jealous love.

Ernesto
I know it . . . But is the Duchess
Still suspected by him?

Chorus
She is languishing in illness:
She flees her consort and others:
Never breaks a smile
On that pallid cheek,
Or it dies as soon as it is born,
Like lightning barely flashing.

Ernesto
And the Duke?

Chorus
He destroys himself
With ire and love at once.
Now he seeks her, now flees,
Now he charms her, now he trembles.
Anxious, night and day
He seems to lurk about,
As if he fears in his breast
A secret rival for his rule.

Ernesto
Oh! Painful state!

Chorus
Yes . . . But silence.

All
He comes.

SCENE II
Enter Azzo. All make way for him; he looks around and sees Ernesto.

Azzo
What do you bring me?

Ernesto
Joyous news.

Azzo
Joyous to me?

Ernesto
I hope so.

Azzo
And what is it?

Ernesto
After long and bitter struggle
Padua has been taken from your rivals;
And through Ferrara’s arms,
Fortunate heroic Carrara,
The Ghibelline wrath conquered,
At last sat upon his throne.

Azzo
He gave me Parisina:
A throne is small reward for him.

Ernesto
This is news that may give her, too,
Cause to rejoice at your happiness.

Azzo
(to those present)
Announce to the duchess
The sudden and happy event.
(aside to Ernesto)
To see on that fair face
The flash of a single smile,
Not only Italy, but heaven and earth
Would I have, and give them to her:
I would steal the rays of the sun
To give her its splendor.
The world knows not, nor do you
How much love inflames me!

Ernesto
Such great good fortune will make her
As joyful as you would wish.

Azzo
(aloud)
I am confident of it. Let all breathe
Joy and celebration within these walls.

Ernesto and Chorus
First we give praise to heaven
That has answered your prayers,
That supported with it’s favor
The valor of the Guelf heroes.
Let scorn and hatreds end at last,
Let happy Italy attest to the world
That you have brought peace to her,
That to you she owes joy nad honor.

Azzo
(From Eridano tto the sea
Extends my banner:
The proud lion of the Adriatic
Bows his head to my valor.
Only one heart contends with mine,
Contempt and love irritate her equally;
I would give my crown and life
To be able to tame that heart.)
Let the happy event be celbrated
In Ferrara with jousts and tournaments.
Let a hundred fleets and a hundred more
Race both banks
Of the poud river; and let land and sea
Equally applaud the war’s victorious end.

The procession leaves.

SCENE III
Ernesto and Azzo.

Ernesto
This your vcitory, O Duke, is sweet
To me, not only because it raises high
Your name, but because it brings you
Joy, which seemed banished from your heart.

Azzo
Joy! It is even now vanished:
It cannot remain with me.

Ernesto
Lord of so many
Rich and glorious provinces, and adorned
With new palms and recent honors,
What do you lack?

Azzo
The greated good: love.
It is my fate, Ernesto,
A dreadful fate, that I always taste
The furies of love, and never the sweets.
Once betrayed . . . and you know it,
By faithless Matilde, again I am betrayed
By Parisina.

Ernesto
Your suspicions
Lost Matilde; now your suspicions
Will lose Parisina likewise.

Azzo
Ah! Matilde damned me to bitter days,
Perhaps my perpetual war
Is Her vengeance. My fears . . .
Must I say it, Ernesto? Rival to me
They paint none other than the boy Ugo,
Whom you found an orphan, and whom I reared here
Among my pages, as if he were your son.

Ernesto
(Heaven!)

Azzo
And I exiled him
From my court, on the pretext of sending
Him to the camp of Carra . . . it seems good counsel . . .
To make him adept in arms.

Ernesto
Now he has laid down his weapons,
He will return.

Azzo
Do you have
Knowledge of him?

Ernesto
No knowledge.

Azzo
He must not
Make so bold to return to Ferrara
Without my order. Now go; and, wherever lured
He may have turned, intimate to him in my name
That he dare not set foot within these walls
Until I myself call him to my presence.
(Exit Azzo)

Ernesto
That is my order.

SCENE IV
Enter Ugo.

Ernesto
Oh! Whom do I see? It is he.

Ugo
Yes, it is I: embrace me, Ernesto.

Ernesto
Ugo! (Oh, heaven!)

Ugo
Why do you look about?

Ernesto
Hush, reckless boy! And for what do you
Make return to us so soon from the field?
Come with me, O unfortunate,
Let not your lord see you.

Ugo
What do you fear? And are you
So disturbed for me? What wrong have I done?

Ernesto
The gravest.

Ugo
Oh, God! Explain yourself.

Ernesto
Your return has been opposed.

Ugo
By what right? Who refuses me?

Ernesto
He who can do all. The offended duke.

Ugo
And is this known to the duchess?
Speak, Father . . . Is it known to her?

Ernesto
What a question! And what thoughts
Do you have of her, and she of you?
You tremble? Say . . . can it be true?

Ugo
(throwing himself into his arms)
Ah! Mercy . . . you have read my mind.
I have loved her since that hour
When she came to us a maid:
I loved her then, and love her still
Even though another man obtained her as wife.
Neither fear nor distance
Nor pain nor despair
Has been able to erase
This love from my heart.

Ernesto
What do I hear? Ah! Quiet, madman.
So serious a thing have you dared to imagine?
Do not follow . . . let not the baleful
Secret be known to a living soul.
Even from me, unfortunate boy,
It ust remain concealed . . .
Such a sorrow you should have
Spared my heart.
Now what do you expect? A dreadful supicion
Has already arisen in the duke’s mind.

Ugo
My life is under this roof,
Elsewhere is death . . . I stay, I stay.

Ernesto
Madman! And will you bring
Ruin on Parisina?
Do you not know the implacable
Cruelty of the duke in love?

Ugo
I shall depart; but I am resolved
In my heart first to see her for just one moment.
For the sake of the cares and pains
That this orphan has cost you,
Grant me this one great favor,
My life depends on her.
A single look, a single look
Will temper the flame with which I burn:
I shall take from her the strenghth
To leave and not die.

Ernesto
Come, come: you hope in vain
That I should consent to such a misstep.
Here everyone spies
On comings and going and thoughts . . .
Here the walls, the rocks, the winds
Have ears and voices . . .
Here not even the deep earth
Could shelter you from him.

He draws him with him; they both leave hurriedly

SCENE V
A garden on the island of Belvedere. In the background the Po. Parisina, Imelda, and Handmaidens.

Parisina
Here, here let us rest . . . The place
Is shady and pleasant.

Handmaidens
Gentle air breathes
From the shade of these beeches,
And wafts to you the scent
Stolen from the grass and flowers.

Imelda
Today you must be
More cheerful.

Handmaidens
This is a day that smiles
Upon a loving daughter,
Who celebrates the glory
Of her family.

Parisina
Yes, my father returns
To his domains. Oh! May merciful heaven
Will the crown recovered weigh less heavy
Than the one he gave me . . . Oh! Happier than I
Is the shepherdess, who has no crown
But of flowers!

Imelda
Do you return to your melancholy?
Do are you pining again?

Handmaidens
Oh! Speak: whence comes so much
Sadness in you?

Parisina
Weeping is my nature.
Perhaps a fate that is given
Only to the stars to comprehend
Chose me for weeping here on earth,
Made me born to suffering,
To moan like a dove,
To sigh like the breeze.
Sometimes it seems that the soul,
Weary of so many pains,
Yearns for a clearer sky,
Longs for an unknown good,
Like a spark for the ether,
Like a brook for the sea.

Handmaidens
Miserable creature! Do you want to
Afflict yourself so forever?

Parisina
It is not possible for me to cease.

Handmaidens
And do you never hope?

Parisina
Never.

Martial music.

All
What sound is this! A warrior band
Marches festively towards you.

Parisina
(Oh you whom I call in vain,
Only you do not come to me!)

The handmaidens leave.

SCENE VI
Enter knights fully armed: some with visors lowered, and squires with lances and shields.

Knights
Every hero who goes to compete for the palm
Sighs for your presence
At the jousts, at the tourneys
That exultant and devoted Ferrara prepares.
Bestowed by you, sweeter the praise,
Fairer the crown will be.

Parisina
Knights, did perhaps the duke send you?

Knights
If not he, who would have daresd it?
By his order, noble lady,
We implore this great favor of you.

Parisina
My heart shrinks from the celebrations:
He knows it, there is no joy there for me.
(There was once when the innocent soul
Saw the future tinged with rose,
When the sigh of love
Did not yet sound on my smiling lips.
But I saw you, O fatal youth,
I saw you, and my joy vanished:
Every object seems tinged with conflict;
The light of the day is gloom.)

Knights
Noble lady, agony has a limit:
Do not nourish so your woes.

Parisina
Attribute my aversion, O warriors,
To an ailing heart. Go, and may fortune
Go with you in the glorious contests
As do my prayers.

The Knights leave. One only remains. Parisina notices him, as he starts to leave.

You do not leave, Sir Knight? What wish you? Who are you?

Knight
One moment only, my lady,
Hear me in secret.

Parisina
(Oh heaven! What voice is that!)
(to Imelda)
Depart for a little,
And be ready to hurry back
At my signal.

Exit Imelda.

SCENE VII
Ugo raises his visor; Parisina recognizes him.

Ugo
I am Ugo.

Parisina
Heaven! You in Ferrara! Unbeknownst!
And furtive! And trembling!

Ugo
O Parisina!
The duke banishes me hence.

Parisina
And you dare
Disobey the duke?

Ugo
He knows not of my return.
But could I ever yet
Turn to my exile, without seeing you at least
For the last time? Without hearing for my own
Sole comfort that you sorrow pitifully
For my cruel sentence and that grief
Will draw forth a sigh, for him, the faithful friend
Of your first years, who will be damned to the world?

Parisina
Ah! Yes, it pains me . . . and I say it to you weeping.
But how does it help you to hear it? And what hope
Can you cherish? For your peace and mine
We must erase from our minds forever
The memory of that past time.

Ugo
Ah! That is the support
Of my weary life. If the present is struggle,
The future dismal, at least there remains to me
The gleam of the past . . . then the love
Of this unhappy orphan was not forbidden . . .
Fraternal love.

Parisina
Nor is it forbidden now.
Now go . . . Only do not say that you are beset
By grief. There is one who mourns more for you,
Who is more consumed with anguish than you, and feels
The weight of bitter life that drags us down.
Go, go, I beg of you . . .

Ugo
O Parisina!
One more moment only,
A single moment! Ah! If only you were
An orphan on earth, or born
of less noble blood, perhaps you would have loved me
with a love more than fraternal.

Parisina
Oh! What are you saying?
What are you thinking?

Ugo
Yes, you would have loved me
As I loved you, as even now I love you
Beyond words, heavenly and sacred being.

Parisina
Stop . . .

Ugo
Ah! Say it.

Parisina
Oh! Stop . . . (Oh, the words! . . . oh, enchantment!)

Ugo
Say it . . . I bid you for the sake
Of my long battle;
Say it, and give me bliss
For once on earth.
The sound of those words
Will follow me everywhere,
I shall hear it in the winds,
Still in the waves I shall hear it.

Parisina
Ah! You ask of me, cruel man,
Sad and fatal words . . .
Nothing but death alone must
Wring them from me.
Return to me, ah, return to me
The days of our childhood;
Let me be innocent again,
And, then I will say “I love you.”

Ugo
And true, it is true . . . do not say it . . .
You will be more unlucky.

Parisina
Farewell: let us both boldly
Defy the rigors of fate.

Ugo
Farewell . . . but, oh! Grant me
At least one keepsake.

Parisina
A memory! . . . take it:
I give you my tears.
(hands him the handkerchief)

Ugo
When the weight of your life
May be more dismal and horrible,
When I may seem to have climbed
To the summit of my miseries,
Thinking that this cloth
Is soaked with tears,
Ah, then I shall not say
That heaven is cruel to you alone.

Parisina
When the weight of my life
May be more heavy and horrible,
When you may seem to have climbed
To the summit of your miseries,
Thinking that this cloth
Is soaked with tears,
Ah, then you will not say that
Heaven is cruel to you alone.

SCENE VIII
Re-enter Imelda and Ladies hurriedly; then Azzo, Ernesto and retinue.

Imelda and Handmaidens
The duke is coming.

Ugo
The duke!

Parisina
Oh! Unhappy man!
Flee.

Ugo
In vain.

Azzo
Whom do I see?

Ernesto
(He is lost. I tremble . . . I quake.)

Azzo
(to Ernesto)
Thus was my command fulfilled?

Brief silence.

(to Ugo)
Speak, you: why did you return?
Why did you desert the battlefield?
How comes it that so secretly
You creep around Belvedere?

Ugo
The condottiere of our forces
Gave me leave to return.
I wished, and had resolved
To offer myself to you first:
Only a little while ago
Did I learn of your prohibition.

Azzo
And you did not depart?

Parisina
(Oh, fatal moment!)

Ernesto
(I freeze.)

Azzo
Why before the duchess?
You dared so much? Speak.

Ugo
(Oh, heaven!)

Azzo
What reason led you her?

Parisina
Oh, my Lord, shocked, upset . . .
By the severe . . . extreme edict,
Not knowing what error
Merited your rigor . . .
A humble plea . . . he made to me . . .
To appeal to your kindness.

Azzo
He! . . . and you?

Parisina
I promised it.

Azzo
That was excessive pity in you.

Parisina
Ah! You know that I grew up
Together with him in the warmth of your court:
Let me be allowed to implore
That he at least be allowed to defend himself.
I do not believe him to be guilty of any fault . . .
Such he will prove to you . . .
This favor that I beg of you . . .
Is justice and not mercy.

Ugo
I hoped her plea
At least enough to placate you:
It was an error to implore her,
Nor did suspicion enter my mind:
If such it is, let me alone be sign
Of your severity;
But censure of her would be
Perhaps too much cruelty.

Azzo
(She defends him! And in his defense
She employs ardor and zeal!
Finally all comes clear to me:
Now it is revealed, the veil has fallen.
In my hand I will have the proof
Of their iniquity.
Let us dissemble, let us see how far
The guilty couple will go.)

Ernesto
(Weary me! Such bitter misfortune
I could not have prevented.
He tries in vain to pretend,
The reckless boy is lost . . .
The duke is silent, but in his breast
Fury smolders.
Ah! His tranquility
Is a harbinger of thunderbolts.)

SCENE IX
Distant Chorus of boatmen on the Po.

Boatmen
Row, row: like a stagnant lake
The Po halts the rapid currents:
It seems it wants longer to kiss
The smiling banks of Ferrara.

Warriors
Make haste: the voices of the celebrating people
Of the shores beckon to us:
Already the rapid boats arrive
That must bear the heroes to the tournament.

The scene fills with soldiers, the banks with elegant vessels.

Ernesto
Oh! On such a day while everything celebrates,
Let not there be a heart that shows distress!
I only ask, if I may, my Lord,
To ask as the eldest of your servants.

Azzo
Let Ugo stay . . . I do not want to disturb
So much splendor, so much cheer.

Ugo and Parisina
(Oh, happiness!)

Boatmen
Let us go, let us fly.
To Ferrara.

Azzo
(to Parisina)
And will you stay alone?
While I yield, do you yet wish
To bend neither to plea nor prayer?

Parisina
I follow you . . . Ah! How I wish I could
Celebrate such a fine day with you.

Azzo, Ugo, Ernesto and Warriors
Come, come and in serene attitude
Preside like a goddes over the ceremony.
One glance of yours will make the sky
Sparkle with more lively light.

Parisina
Yes, this soul breathes for a moment,
It opens to a joy not felt before . . .
At the festival whither glory invites you,
Calm, I hope to find comfort.

Azzo
(aside)
(But I am consumed in my beating heart
By a furor I cannot tame.)

Ugo, Ernesto, and Parisina
(aside)
(But I am consumed in my beating heart
By a terror I cannot tame.)

Boatmen
Row, row: like a stagnant lake
The Po halts the rapid currents:
It seems it wants longer to kiss
The smiling banks of Ferrara.

Soldiers
Make haste: we hurry to fulfill
The fair wishes of the celebrating people.

They board.

ACT II

Parisina’s chamber. An Alcove closed with a silken curtain. It is night. The room is lighted by two candelabras.

SCENE I
Imelda and the handmaidens

Imelda
Is she happy, and very?

Handmaidens
Beyond all your imagining.
She smiled at the victorious combatant
And crowned him.

Imelda
And the duke?

Handmaidens
Staying close
By her side he was intent on her alone,
He showed joy in her happiness
And his own delight.

Imelda
And will she then be
Present at the dances in court?

Handmaidens
Her husband did not ask her:
Nor did she promise . . .
You follow a question with another;
Why so surprised?

Imelda
This is not surprise. . .
It is the greatest joy.

Handmaidens
Of her purple robes
And her jeweled crowns
May the richest and most splendid
Be offered for her choice.
Let her shine serene and beautiful
Like a gentle star,
And suffuse every heart
With hope, gaiety, and love.

Imelda
(Le my pain be hidden,
Let my fear be concealed.)

Handmaidens
She approaches.

SCENE II
Enter Parisina.

Parisina
A chair, Imelda, I am
Weary with my rejoicing.

Imelda
Unused to such
Clamorous festivals,
You need rest.

Parisina
Today I seemed to breath the dawn
Of a serene day
Of my first years . . . I thought I was
At my father’s court mid the pomp and games
Of my brothers . . . And what fraternal glory
Was Ugo’s triumph for me. Oh! How gleefully,
I ran into the ring with the young hero!
And gleefully I bestowed on him the prize of valor!

Imelda
(Heaven! Let her not perceive, I pray,
My suspicion.)

Parisina
But my gaiety
Will be a fleeting flash, and tomorrow the sun
Will only rise clouded again . . .
So weary I feel now my limbs
And wearier still my spirit. Oh, take hence
The crowns and festive raiments.

Imelda
And do you not wish to go
To the evenings festivities?

Parisina
No, I cannot. Sleep will be
A better comfort for me.

Imelda
Ah! Yes. I hope . . .
It is an innocent comfort.

Parisina
It is true, it is true.
Sometimes I dream of running
Inside an enchanted palace:
I fly embraced by the zephyrs;
Beyond the clouds I rise:
I sail through silent space,
Like a swan in the brook.
A sweet voice, like an Aeolian harp
Calls to me and says:
Come, and forgetting the world,
Stay up here, happy . . .
For a troubled spirit,
Heaven is the only harbor.
Oh, sweet dreams! Oh, illusion
Welcome to the soul.

Imelda and Chorus
Take from them an omen
Of a more tranquil life.
Go, and rise still more beautiful
To the new dawn,
As a flower is fairest
After the nocturnal frost.

Parisina
Good night. The prophecy received . . .
I await peace from slumber . . .
(For a troubled spirit,
Heaven is the only harbor.)

They take their leave. Imelda and the maidens depart. Parisina retires into the alcove. The stage remains empty for a few moments.

SCENE III
Enter Azzo. He crosses the stage stealthily. He raises the
curtain of the alcove slightly, and lowers it again. Parisina is asleep.

Azzo
Yes, the handmaids did not lie . . .
She is resting . . . Could she rest
If she were guilty? Have you not, remorse,
Any voice more? Do you, night, have
No more fears and phantoms for the guilty soul?
No, she is not guilty, if she reposes in peace.

Silence.

But yet . . . with what desire
She followed Ugo! How she seemed to dash
Behind the courser that bore him across the field!
How she was flushed one moment and then pallid!
Oh! Would that I had as many eagle eyes
As jealousy, wherewith
To look into her heart! If I possessed the sorcerer’s art
To make it show naked in her face
And speak on her lips!

Parisina
Oh, God!

Azzo
What do I hear!
It is she who speaks . . .
Or do my thoughts deceive me?
(he bends his ear)

Parisina
Oh, sweet moment!
Do not flee so soon.

Azzo
(whispering)
She dreams . . .

Parisina
I am with you;
Let us remain together . . .

Azzo
(trembling)
Together! With whom?

Parisina
Follow me . . .
The sky is pure breeze. Let us move united
Like migrating birds to a better nest . . .
Follow me, oh gentle Ugo . . .

Azzo
(exclaiming)
Ugo!

Parisina
What cry was that!
(emerges from the alcove, pale and trembling)
Ah! Whom do I see? You, my lord?

Azzo
Yes: who else could you expect?

Parisina
I! No one else.

Azzo
Me? Only me?

Parisina
What do you wish me to say?

Azzo
(Ah! Could I for an instant
Be in doubt of her offense!)

Parisina
(Oh! What wrath in that countenance!
I dare not raise my eyes to him.)

Azzo
Fix your eyes on mine:
Have you yet read nothing in them?

Parisina
Oh! What is the matter? You are disturbed,
Let me leave you . . .

Azzo
No, tarry.
(Ah! I have always been thus betrayed,
Always, in every love.)

Parisina
(Ah! I see not how to flee from him,
My terror binds me here.)

Azzo
(exclaiming)
Impious woman!

Parisina
Oh, heaven!

Azzo
Come here;
(takes her by the arm)
In vain you attempt to flee me.

Parisina
Duke! Ah, Duke!

Azzo
Faithless woman!

Parisina
Stop!
What ravings!

Azzo
Terrible, blazing.
Finally it is revealed, the veil has fallen,
Everthing is known, I know all.

Parisina
What talk is this! (I tremble, I freeze!)
What do you know? (I have no more heart.)

Azzo
You spoke enough in your sleep,
Your deed is manifest.

Parisina
(Oh, woe!)

Azzo
You invoked
A man whom I loathe, whom I detest.
Your lips . . . evil woman! . . . just now
Pronounced the name of Ugo.

Parisina
The name of Ugo! (And now sleep,
Even sleep too has betrayed me!)

Azzo
Now speak: how did it take place1
How did the villain arouse your passion?
How far did he go, to dare what,
What hope did he nurse?

Parisina
Ah! Of horror and agony . . .

Azzo
Then you love him! Do you love him?

Parisina
(despairingly)
Yes.

Azzo places his hand on his dagger, then withdraws it.

Do not falter . . . strike me . . .
Wield your blade: it will be merciful.
You calm this fire within me;
Only through death will I have rest.
My love is delirium;
It has no hope, no desire:
It is a torch that burns
In the horror of a tomb.

Azzo
You ask me to kill you? And let a wound
Put an end to your torment!
I want a long sacrifice,
Not of death, but of life.
Live in tears, live in torment . . .
I will see my wrath in all;
Your days will be one single day
Of dread and terror.

Azzo steps back pushing her away: she follows him trembling.

SCENE IV
A lighted gallery. The music expresses the festivities that take place within. Ladies, knights cross the rooms.

Chorus
It is pleasant to replace the trumpets with the bells,
Harbingers of joy, ministers of dances.
It is a sweetness to exchange laurels for the myrtles of love
in breezes fragrant with flowers.
In festive banquets, in gay carols
Let the night leave us, let the sun visit us:
Let the voices of honor exalt our mines,
The voices of love comfort our hearts.

They withdraw.

SCENE V
Ugo alone, then Ernesto.

Ugo
Still she does not come! The dances will begin,
The harmonies will echo . . . without her
All the light, all the splendors are mute.
There is no greater star,
The star of my love. Come: and in your beams
Let every beauty of Ferrara
Be seen to languish and grow pale.

Ernesto enters.

Ernesto
Where are you going?

Ugo
Everywhere I thInk to find
Parisina’s footprints, everywhere a breeze
Seems to carry her sighs.

Ernesto
This way
Leads to her rooms, and you walk here, you fool?
Follow me . . . I hear a dull whispering
Of courtiers: more upset
Than he has ever been, I see Azzo pacing,
Like a lion on the track of its prey.

Ugo
Can you be threatening danger to me?
Stop: do not dampen
My joy. Today was such that death
Could hardly diminish it. Now go: your fear
Is excssive.

Ernesto
Your confidence is excessive.

Ugo
She loves me . . . my hope is a certainty.
I felt quiver the hand
That laid the palm on my brow.
She smiled at me, and all her soul
Sparkled in that smile.
A spirit, a mysterious sense
Of love greater than love,
Passed from heart to heart
And bathed it in joy.

Ernesto
Rash youth! And the duke
Was there with you and next to her!

Ugo
I did not see him, and my eyes and mind
Were enraptured only with her.
Ah! I will never fully express
The sweetness of that moment.

Ernesto
Hush, hush . . . All the music
All the noise has stopped.
Someone is coming . . .

Ugo
What is it?

SCEN VI
Enter kinghts.

Chorus
Suddenly
The duke took leave in a rage.
On all sides you can see
The flowers torn down, the torches put out.
Now the galleries, now the doors
Of the palace, of the courtyard
Are closed or guarded
By soldiers he summoned to him.

Men at arms enter.

Men at arms
Ugo!

Ugo and Ernesto
Oh heaven!

Men at arms
Follow us.

Ugo
Whither?

Men at arms
To the duke.

Ugo
To him? I will come.

Ernesto
I follow you.

Men at arms
No, it is not permitted.

Ugo
An embrace

Knights
(what mystery!)

Ernesto
Son, son? Oh, unhappy me!
I foresaw this!

Ugo
O father, it is true . . .

Men at arms
Make haste: time presses;
Azzo cannot be kept waiting.

Knights
(Ah! Ernesto groans more for Ugo:
What distress he has in his breast!)

Ugo
(aside to Ernesto)
This love must on earth
Have only death as reward;
I smile at the final hour
As at the end of a long war.

Ernesto
Ah! With you, with you, to the grave
Ernesto, too, will descend.

Exit Ugo with the men at arms, Ernesto with the knights.

SCENE VII
A vestibule leading to the towers. Enter Azzo and guards

Azzo
Go; and let both be brought to me
At once. I wish to interrogate them together,
To hear them together and investigate first
Which of them be the most culpable.
What am I to say? They are both equally so,
And will be equally punished. Oh! Irate shade
Of Matilde, exult in this: I cannot feel love again
In my heart, unless I find the culprit
And must cleave him with my own hand.

SCENE VIII
Enter Ugo and Parisina severally with guards.

Parisina
(Ugo! Oh, heaven!)

Ugo
(Parisina, she too in irons!)

Azzo
Here we are together at last . . .
Not as you wished, but as a betrayed prince
Was obliged to unite you. This is the temple
Of your iniquitous love: the altar will be the scaffold.

Ugo
Let it be for mine alone,
If you wish to be just. The heavens have
No purer spirit than she whom you offend.

Azzo
She is guilty, even more guilty. You defend her.

Parisina
We are all guilty . . . only
We of desire, you of deeds. Ah! Perish the day
That you dragged me to the altar shamed
By my tears.

Ugo
Oh! Parisina!

Parisina
It’s useless.
Our old love is no longer
Secret from him . . . I revealed it asleep:
Now I confirm it.

Ugo
And where you confess it
I would be unworthy if I remained silent . . .
Hear it, O duke, I love her
More than life . . . from childhood I have loved her . . .
And hopeless love devours me.

Azzo, while Parisina and Ugo speak, has remained unmoved: he responds not at all.

Azzo
Guards, let them be
Returned to their prison. Let the doors
Of my palace be closed to whoever it may be
Until the new day.

Parisina
That is the signal of death.

SCENE IX
Enter Ernesto.

Ernesto
(with a cry)
Death!

Azzo
Why do you come? How have you the right
To present yourself unsummoned?

Ernesto
A sacred one I have, if I come
To spare you, O duke, from a wicked crime.

Azzo
A crime! Me!

Ugo and Parisina
What do I hear?

Ernesto
Yes, a heinous crime, horrible!
By my white hairs, believe
The terror you see in me . . .
Woe if Ugo’s lire is extinguished!
Thrice woe, woe unto you!

Ugo and Parisina
What speech!

Azzo
And what dread
Do you expect to inspire in me?
(to the guards)
Obey.

Ernesto
Ah! No.

Azzo
Begone.
Such audacity now angers me.

Ugo
Cease, friend, and console yourself . . .
Do not risk your life for me.

Ernesto
Duke! Oh! Duke!

Azzo
Ho, have the madman
Taken away from me.

Ernesto
Then you shed your own blood . . .
You are Ugo’s father.

Parisina
Can that be true?

Ugo
His son!

Azzo
He my son? (I have a chill in my heart.)

Ernesto
Yes: Matilde abandoned,
Banished from your bed,
Trusted him to me when yet a babe,
And died of grief.
Embrace each other.

Azzo and Ernesto
Oh, guilt!

Parisina
Oh, what a moment!

Ugo
Father!

Azzo
Ugo!

Ugo and Azzo
(Oh, my terror.)

About to embrace, they stop, hardly approaching each other.

Ernesto
What do I see? You draw back from your father, from your son!

Ugo and Parisina
(O Fate, our misfortune is complete.)

Azzo
(His mother rises between us and opposes us.)

Ernesto
(Ah! That soul is deaf ah! Nature there is mute!)

Azzo,Ugo and Parisina
Would that the secret I am hiding remained forever,
Oh, forever buried under the earth.
Would it were a delusion of my ailing mind,
A shadow fleeing the light of the day!

Azzo and Ugo
I am exhausted! It is true, I taste it, I feel it,
In the wild distress that has struck my heart.

Parisina
I am exhausted! It is true, I taste it, I feel it,
In the wild distress that has struck my heart.

Ernesto
(O vain hope nourished for twenty years,
Oh! You are swept away as by a gust of wind,
If that eye remains thus dry
At the name of the father, at the name of the son!
Misbegotten affection, guilty love,
Has overcome your heart’s holier thoughts.)

Azzo
Protector of a evil mother,
See what a son you have sheltered!
Evil he as well . . .

Ugo
And evil the father
To whom he was born . . .

Ernesto
Mad youth!

Ugo
That I am . . . and my heart is swollen
With bitterness, with pain . . .
He robbed me of my mother . . .
He doomed me to a miserable life . . .
There remained my love,
My love buried within me . . .
Now before the world and God
He has made this love a crime!

Azzo stands still, pensive.

Parisina
Ugo! Ah! Stop!

Ugo
Where is the axe?
Let it cut off my torments.

Parisina
(to Azzo)
Do not listen to him . . . attribute
These bitter words to his misfortunes.
Punish and kill me,
Me alone, the cause of so much pain . . .
But your son . . . ah, no . . . let him not die . . .
Spare him for mercy’s sake.

A short silence: Azzo shudders.

Azzo
Take him with you. Let him live.

Ernesto and Parisina
(Oh, joy!)

Ugo
I, live!

Ernesto and Parisina
Hurry . . . go.

Azzo
Get you hence as long as I feel
The stirrings of Nature in my breast . . .
Wretch! I could suppress them
For only a moment.
(Ah! Why am I forced
To weep despite myself!)

Ugo
It is not life, it is slow death,
Eternal pain that you grant me:
You do not know my yearning . . .
They would fill you with horror.
(Ah! Let me, of bitter fate,
Breathe less culpable.)

Parisina
Go: flee, this scene is horrid.

Ernesto
Come:
Seek safety in Italy.
Please make me not freeze more
With dread and horror.
(Ah! Who ever will die of anguish
If I just continue to breathe!)

Ernesto pulls Ugo with him. Azzo signals the guards to remove Parisina.

SCENE X
Azzo and guards.

Azzo
Go . . yes, go; let not Ferrara be made
Aghast because of me. She remains . . . so be it.
Oh, what a multitude of feelings
Do battle in me, and all hideous and all
Desperate and brutal.
(paces a few moments in great agitation, then calmly)
Ho! Let Parisina
Be led once more to the ducal chambers
And as she was before,
Honored and obeyed by all.
No more: I am resolved . . . my stratagem is settled.
(Exit)

ACT III

A hall in the ducal palace. On one side a family chapel. At the back closed French windows.

SCENE I
Parisina’s Handmaidens and knights emerge slowly from the chapel.

Chorus
Mute, insensible,
Except while
The tears flow
From her swollen eyes,
The sufferer lies
At the foot of the altar.
Let us leave her to pray,
Let us not disturb her:
We cannot
Soothe that soul.
For her in this world
There is no more peace.
(Exeunt)

SCENE II
Enter Parisina and Imelda

Parisina
No . . . my prayers can no longer
Rise to heaven . . . No more tortured heart
Ever appealed to it than my heart.
Imelda!

Imelda
I am here
The bearer of some hope. The duke seems
Decided on your pardon: he calmly gave leave to
Generous Ernesto,
Who is permitted to lead Ugo far away.

Parisina
Ugo! . . . then has he departed?

Imelda
Speak softly . . .
I bring you a letter . . .
Take it.

Parisina
A letter from him! And who gave it to you?

Imelda
A moment ago
A young squire, furtively
In the hall outside these chambers.

Parisina
Careless one! And what hopes does he yet nourish!
(reads the letter)
“Do not trust Azzo: the calm and mercy
Of that monster cannot be sincere.
When the bells of the nearby cloister
Announce the first light of dawn,
Led by one whom our common danger
Moved to pity, and who hopes to save us,
By a secret passage to you . . .”
(stops)
Oh! Heaven!

Imelda
Continue . . .
What distresses you?

Parisina
The madman dares hope
That I will flee with him!

Imelda
Oh! Do not hope in vain.
I confess, even I,
Fear Azzo’s calm more than his fury . . .
I knew Matilde . . .

Parisina
(her eyes on the letter)
He wants to take me
To his father . . . and if I decline, he swears
To kill himself by his own hand in these halls.

Imelda
He is capable of it.

A distant clock sounds an hour.

Parisina
Ah! How a tremor seizes me!
This is the hour!

Imelda
This is it . . .
What do you decide?

Parisina
I . . . I don’t know. A secret voice
Tells me that this
Is the last hour of my life.

Imelda
Oh! Be comforted . . .
Dispel your dread . . .

Parisina
Do you not hear
Somewhere a feeble moaning . . . do you not hear
The cry of sinister birds! Do you not see
An encroaching shadow?

Imelda
Your grief deludes you, surely.

Parisina
Heaven, it is you that alarms me
At this moment and fills my heart
With that shudder of horror
That presages death.
I try in vain to entreat you,
I raise my arms to you in vain:
My prayer and my sighs
Freeze on my lips.

Faint music is heard.

Silence . . . a mournful sound
Echoes in the distance.

Imelda
A sad sound . . .

Parisina
What can it be?

Distant chanting.

Chorus
Lord, let him not by you
Be damned, as in this world;
Let him rise pardoned
To the foot of your great throne . . .

Parisina
That is the prayer
For the dying. At the sound I am bound and transfixed
By an invisible force.

SCENE III
Enter Handmaidens.

Handmaidens
Woeful hour!
Avoid the duke. He comes . . .

Imelda
(taking Parisina)
We must flee.

SCENE IV and the Last
Enter Azzo with his retinue.

Azzo
Halt!

Parisina
In those eyes, in that countenance . . .
I read vengeance expressed.

Azzo
Well you read. And in this instant
It is fulfilled, it has been wreaked.

Parisina
Speak . . . oh! Heaven . . . what have you done with him?
Ugo . . . where is he?

Azzo
You expected him.
Evil woman! I display
My fury to you in this way.

The windows at the rear open and the body of Ugo is seen in the courtyard.

Parisina
Ugo! . . . I die.
(she collapses into the arms of the Handmaidens)

Chorus
Ah! No, hide from her
The spectacle of horror.

Parisina
Ugo! Is no more! Give me back
His cold, bloodless corpse!
(distraught)
So that I can breathe out my soul over it . . .
My soul oppressed with grief!
Ah! Villain, let it descend, Ah, let his blood
Descend on you that he may live!
May he deprive you of earth, of heaven,
And overwhelm you with ignominy.
(falls)

Chorus
She swoons . . .

Azzo
Heaven spares her
More pain . . .

Imelda and Chorus
Ah! She breathes! Alas! She dies!

THE END

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