Torquato Tasso (1833)
Torquato Tasso
Melodrama in 3 Acts
Libretto by Jacopo Ferretti
[Preface by the librettist]
TO MY COURTEOUS FRIENDS
The biography of the Italian Virgil is scattered with a few clouds so mysterious that they make it to a great degree like a romance. Godoni, Goethe, Duval, Tosini and even Professor Rosini have put the events of that venerable prisoner on the stage, sometimes drawing on historical sources, sometimes on traditions that tend to color their depiction more favorably, sometimes on recent unexpeted discoveries of unpublished writings issued from the hand of that unfortunate personage, long unknown or neglected or deliberately buried. It pains me not to have been able to consult a stage work by Nota on this theme, of whom unimpeachable judges have spoken to me with the greatest praise.
Now I, a versifier of most moderate gifts, but enamored since my earliest years of the marvelous poetry, of the varied doctrines, and of the mysterious and doleful fortunes of the author of Aminta and Goffredo, having been unable to resist the repeated invitation to be the first to dare consign this sublime Italian to the opera stage, an exigent mistress demanding great poetic sacrifices, I have made use, as far as was permissible, of the other celebrated works, departing as little as possible from strict historical truth. The epoch in which took place the events that are portrayed in the first and second acts, history assigns to the year 1579; then seven years are supposed to have passed before the events presented in the third act, which depicts Tasso’s experiences in the year 1586. The Duchess Eleonora, of rare beauty and virtue, consumed by a slow illness, passed away in 1581, and I think myself not culpable in making Tasso unaware of her death in order to attain a stronger effect in the single scene of Act III, without taking account of the escape from the prison and the sometimes capricious peregrinations of my protagonist until Duke Alfonso had him imprioned once again.
That Tasso strayed in his amours; that a false friend betrayed secret jealousies better left unspoken; that a strongbox was forced open in which he kept indiscreet letters destined for the fire; that these too liberal writings obliged the Duke to austere measures; that Tasso did not temper his excess of bile, even in the chambers of the Duchess; that Geraldini, who was named Ascanio and whom I name Roberto to avoid any association with an idea that might offend the common people (and the common people are so numerous!), employed by Duke Alfonso in important matters, basely intrigued against Torquato; that the seed of this foul intrigue was the the incomparable fame and envied favor to which this great poet had risen with the Duke and the Duke’s sisters; that sometimes Torquato surrendered to the powerful urges of his fervid genius to the point of conversing with invisible beings created by his imagination; that he blindly believed in the bizarre persecutions of a goblin—this is all historical, and Manzi, Muratori, Serassi, Tiraboschi, Bettinelli, Compagnoni, Zuccàla, Giacomazzi, Maffei, Byron, Colleoni are more or less a faithful echo of these same accounts; only Rosini, however, with the help of an erudite letter of Betti, in searching for the statue inside the block of marble, seems to have been more successful in finding it.
Sometimes I have succeeded in making Torquato speak in verses taken here and there from his own most beautiful and perhaps not sufficiently admired Canzioniere and have printed them in italics [I have put them in quotation marks–translator]; although the coinings of that renowned craftsman of splendid verses are revealed without more explicit signs by the poverty of my own. I put in parentheses the words that I have written in the interest of clarity, but that are not sung for the sake of brevity. The music drama is composed. Bergamasque is the protagonist; Bergamasque, who enriches my poor words with harmony; harmony that the heart and spirit in this argument, and the precious, inextinguishable memory of an illustrious fatherland that he adores, inspired in him.
Meanwhile, courteous friends, his assiduous musico-dramatic labors are commended to you by your infirm and aged friend,
Jacopo Ferretti
The enemies of Tasso rendered his life
A canvas replete with misfortunes.
—- A French writer
“In truth, meager for my intent are my sighs:
And these two veins of love so wide
Cannot produce tears equal to my griefs.”
—-Tasso, Canzone XXXIII
CAST OF CHARACTERS
Eleonora, sister of Torquato Tasso (Soprano)
Eleonora, countes of Scandiano (Mezzo-Soprano)
Torquato Tasso (Baritone)
Roberto Geraldini, secretary of the Duke (Tenor)
Don Gherardo, courtier of the Duke (Bass)
Ambrogio, servant of Torquato (Tenor)
Alfonso II, Duke of Ferrara (Bass)
Chorus: Knights, courtiers of the Duke, Pages, Swiss guards
Scene:
In Act I: the palace of Ferrara in 1579;
In Act II: the ducal villa of Belriguardo, in htte same year.
In Act III: Torquato’s prison in Ferrara in 1586.
PART III. Death
Atrio magnifico nel ducal palazzo in Ferrara. Fra le colonne
si scorgono le porte degli appartamentiterreni. Il primo a
destra è della duchessa Eleonora. Il secondo è della contessa Scandiano. A sinistra il primo è del Tasso, il secondo è di Geraldini. In fondo è quello del Duca, innanzi a cui passeggiano guardie svizzere.
SCENA PRIMA
Alcuni cavalieri si avanzano dalla porta dell’appartamento
del Duca parlando sommessamente fra loro; indi Don
Gherardo dal colonnato in fondo; poi Ambrogio dalle stanze del Tasso.
Coro
Due rivali, un invidioso,
Un poeta innamorato,
Un ridicolo geloso
Stanno in corte a recitar,
E ci fanno rallegrar.
Ma che al povero Torquato
Si prepari una tempesta,
Ho un sospetto nella testa,
E comincio a paventar,
Che sia prossima a scoppiar.
Gherardo
(di dentro; indi in scena)
Come! No! Davvero? Niente?
Via, movetevi, cercate.
Coro
Don Gherardo! Lo ascoltate?
Già comincia a interrogar,
(fra loro)
E ha la febbre di ciarlar.
Sconcertata è la sua mente;
Va di trotto alla follia;
Ché una fredda gelosia
Col continuo martellar
Notte e dì lo fa tremar.
I cortigiani si ritirano passeggiando fra le colonne; indi a poco a paco si avvicinano complimentando Don Gherardo.
Gherardo
Fra tutti quanti i punti
Ch’io metto in voce o scrivo,
All’interrogativo
La preminenza io do.
Senza di lui sol d’asini
Pieno sarebbe il mondo;
Dotto, se non interroga,
Nessun mai diventò.
Così pescando al fondo
Io vo d’ogni mistero;
Così per bianco il nero
Io mai non comprerò.
(scorgendo i cortigiani, e con somma volubilità, interrogando or l’uno, or l’altro)
Di qua passato è il Tasso!
Ebbe nessun invito?
Il Duca è andato a spasso?
Il segretario è uscito?
Qual delle due Eleonore
Finor cercò di me?
L’ambasciador di Mantova
Udienza avrà solenne?
È cifra diplomatica?
Si sa per cosa venne?
Il Duca è bieco od ilare?
E la Scandiano ov’è?
Ma almeno qualche sillaba
Dal labbro sprigionate…
Per Bacco! Come statue
Udite, e non parlate!
Che mummie da piramidi!
Mi fate rabbia affé!
Coro
Se respirar più liberi,
Signor, non ci lasciate,
Voi tanti imbrogli a chiederci,
Invan vi affaticate.
Ma zitto, o di rispondervi
Possibile non è.
Gherardo
Ma or che il domestico
Del gran Torquato
Stupido, stupido
Vien da quel lato,
Se qui l’interrogo
Di buona grazia,
Come un oracolo
Risponderà.
Coro
Signor, giudizio!
Vi farà piangere
La vostra incommoda
Curiosità.
Gherardo
Eh! via, sciocchissimi!
Mi fate ridere.
Un uom di merito
Sa quel che fa.
(Don Gherardo afferra per un braccio Ambrogio, ch’esce dalle stanze del Tasso, e traendolo con violenza sull’innanzi della scena, rapidamente lo interroga)
Che fa Torquato, compone?
Ambrogio
Sì.
Gherardo
Innamorato sospira?
Ambrogio
No.
Gherardo
D’un’Eleonora discorre?
Ambrogio
Sì.
Gherardo
Ma quale adora? Sai dirlo!
Ambrogio
No.
Gherardo
Come in un’estasi delira?
Ambrogio
Sì.
Gherardo
Di me non brontola geloso?
Ambrogio
No.
Gherardo
Così laconico rispondi?
Ambrogio
Sì.
Gherardo
Ed altro dirmene sapresti?
Ambrogio
No.
Gherardo
Quell’economico
Tragico stile
Tutta sconvolgere
Mi fa la bile!
Bestiaccia inutile!
Vattene al diavolo!
Stupido, zotico,
Bufalo…
Ambrogio
No.
Coro
Nell’acqua semina!
Sbagliò l’astuto!
(beffando Don Gherardo)
Ah! Ah! che ridere!
Nulla ha saputo.
Il nuovo oracolo
Restò in silenzio.
Son tutte chiacchiere.
Nulla svelò.
Gherardo
(Novello Tantalo
Muoio di sete!)
(ad Ambrogio, poi ai cavalieri)
Con me tu reciti?
Ma non ridete!
(Ah! che una sincope
Sento per aria.)
(ai cavalieri)
Son ciarle inutili.
Tutto saprò.
Ambrogio
(da sé con aria di contegno politico)
(Domande scarica!
Il sordo io faccio.
Segue ad insistere!
Sorrido e taccio.
Io son politico,
Non casco in trappola;
Da lui mi libero
Col sì, col no.)
I cavalieri si disperdono, e parte entrano nella sala del Duca, parte dalla duchessa.
Gherardo
Scortese! A un Don Gherardo,
Che tien Lincèo lo sguardo,
Che tutto seppe, tutto penetrò,
Secco, secco rispondi: un sì, o un no!
Dove vai? Perché vai?
Eleonora Scandian vedesti mai
Muover furtiva il passo
Alle stanze del Tasso?
L’Eleonora, che ha fitta nel pensiero
È quella? Non è vero?
L’enigma scioglier puoi? Perché negarlo?
Ambrogio
Per far servo e non dir. Faccio e non parlo.
(entra nelle stanze di Roberto Geraldini, e ne chiude la porta)
Gherardo
Entrò da Geraldini? Ergo Torquato
L’avrà da lui mandato. Ah! Se potessi
Fiscaleggiar questo Roberto, a cui
Anonima non è quella segreta
Febbre d’amor che logora il poeta!
(tende l’orecchio, indi s’appressa vicinissimo alla porta di Geraldini per udire ciò che dicono in quelle stanze)
Che brutto vizio! Parlano fra i denti!
S’appressan:
(ripetendo, come udisse)
«Fra momenti
Da Torquato verrò.»
Al varco, quando n’esce il coglierò.
E se non parla? E se lo svela amante
Dalla Scandian riamato?
Amato lui?… Perché?… Per quattro rime?
Son donne!… Ohimè! La gelosia mi opprime!
(entra nell’appartamento del Duca)
Ambrogio nel tempo delle ultime parole di Don Gherardo esce dalle stanze di Geraldini, e ritorna in quelle di Torquato.
SCENA SECONDA
Geraldini esce pensoso: indi dà uno sguardo agli appartamenti di Torquato.
Geraldini
Ah! non invan t’aspetto,
Istante sospirato
Del vindice furor che m’arde il petto!
Torquato, io t’odio; e tu cadrai, Torquato!
Il favore ch’ei gode,
L’eco della sua lode
Lenta morte è per me. Ma splendi, brilla
Astro orgoglioso… sì… per poco, ancora.
Delle vendette mie verrà l’aurora.
Quel tuo sorriso altiero,
Que’ tuoi trofei vantati,
Cangiati io voglio in lagrime.
Sì, lo giurai: lo spero.
Secondami, Fortuna:
Tutti i tuoi sdegni aduna;
Fa’ che mi cada al piè. 4848
Non tradirmi, o cara speme,
Solo raggio a un cor che geme.
S’aura amica di favore
Per Torquato tacerà,
Sola alfin del Duca in core
L’arte mia regnar potrà.
Io saprò di quell’audace
Render vano ogni disegno,
E celar l’antico sdegno
Sotto il vel dell’amistà.
Finch’ei brilla io non ho pace;
L’ira mia dormir non sa.
(entra nelle stanze di Torquato)
SCENA TERZA
Appartamento del Tasso. Una porta laterale è la comune. Una in fondo conduce alle stanze interne. Tavola con recapito da scrivere, volumi, e carte sparse, ed un picciolo scrigno ferrato chiuso. Sedie. Torquato avvanzasi lentamente come assorto in pensieri di amore.
Torquato
Alma dell’alma mia, raggio soave
Di non mortal beltate,
«Ah! Nulla manca in te se non pietate;»
Né manca forse, no. Spesso pietosa
Parli co’ i muti tuoi labbri ridenti,
«E per un riso oblìo mille tormenti!»
Ah! mia! per sempre mia! Fatal distanza,
Dagli occhi miei dilèguati. Speranza,
Non mi tradir. Se un solo istante, un solo
T’amo, mi dice, il core appien beato
Tutti i spasimi suoi perdona al fato.
(come colpito da una immagine di contento si appressa rapidamente alla tavola in attitudine d’inspirazione)
SCENA QUARTA
Ambrogio dalla comune precede Roberto, che gl’impedisce di annunziarlo scorgendo Torquato in
un momento d’estro poetico.
Geraldini
Taci: mi lascia. All’estro sacro in preda
Volano i suoi pensier.
Ambrogio s’inchina, e parte.
Vate orgoglioso,
Che il lume togli a ogni più chiaro ingegno,
T’ecclisserò. Breve ti resta il regno.
Torquato
Non m’inganno?
Geraldini
Delira.
Torquato
Oh! Mio contento!
Tutto il mondo è al mio piè. Dell’universo,
Se a tanto giungo, a me par vile il soglio.
Geraldini
Sogni; io son desto, e te perduto io voglio.
Torquato prende un foglio, afferra una penna, e scrive seduto, cantando con enfasi ciò che scrive.
Torquato
«Quando sarà che d’Eleonora mia
Possa godermi in libertade amore?
Ah! pietoso il destin tanto mi dia!
Addio, cetra; addio, lauri; addio, rossore!»
Geraldini
Incauto! Che mai scrive? In quelle carte
Sta la sentenza sua.
(scoprendosi, e scuotendo Torquato)
Folle! deliri?
(con simulata affettuosa amicizia)
Son colpa in te i sospiri.
Arcano e dubbio amor svelato e certo
Rende il Tasso così?
Torquato
(caldo d’entusiasmo, traendo a sé Roberto)
M’odi, Roberto.
In un’estasi, che uguale
Non provò mai d’uomo il core,
Io sognai, che armato d’ale
Mi rendean fortuna e amore.
Sospirando la mia bella
Io volai di stella in stella;
Non mortal, ma genio o dea
Entro al sole io la trovai;
Mentre a me la man stendea,
Mentre a lei la man baciai;
T’amo, disse: amo sol te.
Fu un momento! A quell’accento
Da me sparve Eleonora!
Ma in quel foglio espressi allora
Il desìo che crebbe in me.
Geraldini
Di quei carmi al caro incanto
Chi l’inspira appien ravviso.
La tua donna t’era accanto;
Era fiamma il suo sorriso.
Poi sul foglio versò il core
Quanto a te sperante amore.
Non si finge, non si mente
Quel piacer che inebria il seno,
Quella smania così ardente,
Quel furor che ha sciolto il freno,
Quell’arcano non so che.
Ma, Torquato sconsigliato!
A distruggerlo t’affretta;
O guizzar della vendetta
Vedo il fulmine su te.
Torquato
(correndo a prendere il foglio; indi accennando due volumi sulla tavola)
Ah! di padre ho l’alma in petto!
Qui del cor la storia io vedo.
Desta in me soave affetto
Più di Aminta e di Goffredo;
Dall’ingegno uscian quei carmi;
Questi ’l cor me li dettò.
Geraldini
(con tuono di viva, e tenera sollecitudine)
Fra l’invidia ed il sospetto
In periglio ognor ti vedo.
L’imprudenza dell’affetto
Al tuo cor fatale io credo.
(Di sua man m’appresta l’armi;
Con quei versi io vincerò.)
Bada… suon di passi… parmi.
Torquato corre allo scrigno, vi getta dentro il foglio, chiude, e ne trae la chiave.
SCENA QUINTA
Ambrogio sulla porta di mezzo.
Ambrogio
La duchessa vuol Torquato.
(s’inchina e parte)
Torquato
Ella!
Geraldini
Incauto!
Torquato
Oh! me beato!
Dir che m’ama or forse udrò!
Caro sogno lusinghiero!
L’alma mia non s’ingannò!
Geraldini
Che mai speri!
Torquato
Io tutto spero.
Geraldini
Ardi ’l foglio.
Torquato
Io stesso!… Ah!… No.
(risolvendosi improvvisamente, e dando la chiave dello scrigno a Geraldini mentre lo abbraccia)
Ah! non saria possibile
Che ardessi i versi miei!
Mirando i figli in cenere
Morir mi sentirei!
Ma cedo a te: son tuoi;
Struggili tu, se vuoi.
Non verserò una lagrima;
M’affido all’amistà.
(da sé)
No, non tradirmi, amore,
Vola ai contenti ’l core.
Quest’alma fortunata,
Amante riamata
D’invidia ai re sarà.
Geraldini
Serbar quel foglio improvvido,
Torquato, io non saprei;
Le mura ancor qui parlano,
Dell’aure io temerei.
Struggerlo tu non puoi?
Io l’arderò, se vuoi;
Fin la memoria perdine;
Ti affida all’amistà.
(da sé)
Oh gioie del furore,
Io tutto v’apro il core!
Passi di pena in pena,
E goda il dritto appena
Di risvegliar pietà.
Torquato abbraccia Roberto, e parte dalla comune.
SCENA SESTA
Geraldini solo; indi Don Gherardo dalla comune.
Geraldini
O da lunghi anni attesa,
Difficile vendetta, alfin… lo spero,
Sei vicina a scoppiar. Velai col manto
Di pietosa amistà lo sdegno antico,
E l’incauto s’apriva al suo nimico.
Grande tu sei, superbo più. Qui regni,
Poeta idolatrato;
Ma lo stral per ferirti or tu m’hai dato.
(facendo alcuni passi verso lo scrigno, e cavando la chiave datagli da Torquato)
Che fo?… Ferir, ma non svelarsi è d’uopo.
Parer vile non voglio.
(scostandosi dal tavolino)
Un’altra mano
Desti ’l sospetto, e se ne accusi.
(ripone la chiave in tasca)
Il mondo
Creda vero il mio pianto
Mentre del mio rival godo alle pene.
Gherardo
Roberto? Permettete?
Geraldini
(A tempo ei viene.)
Gherardo
Il Tasso vi cercò;
Dopo uscì; dove andò? Che mai volea?
Parlò di me? Della Scandian che disse?
Geraldini
Ah! Non disse soltanto!
Gherardo
E che fe’?
Geraldini
Scrisse
Liberi versi, ardite brame.
Gherardo
In scritto!
Ma questo, amico…
Geraldini
È un capital delitto.
Gherardo
Dov’è il foglio?
Geraldini
Mostrollo; indi geloso
Lo chiuse.
Gherardo
Dove?
Geraldini
Là.
(accenna lo scrigno)
Ah! Se il Duca lo sa!
Gherardo
Che credereste?
Geraldini
Che imprudenze non ama,
Che severo in sua corte austeri brama
I costumi de’ suoi.
Gherardo
Dunque pensate…
Geraldini
Già, il Tasso voi l’amate?
Gherardo
Bagatelle!
Ma siete persuaso
Che se quel foglio a caso
Del Duca nella man fosse caduto,
Il Tasso…
Geraldini
Sventurato!… Era perduto!
(fa un cenno a Don Gherardo di tacere, e parte)
SCENA SETTIMA
Don Gherardo solo; indi Ambrogio.
Gherardo
Perduto! E che desidero?
(si accosta allo scrigno frugandosi in tasca)
Potessi!… E perché no? Lunge è la sala;
Ambrogio non udrà. Farò pian piano.
(cava un grimaldello e forza la serratura dello scrigno, che nell’aprirsi fa un poco di rumore)
Mai sprovvisto non vo. Stai salda invano,
Ho aperti altri secreti.
(cerca, trova il foglio, e lo prende)
È questo… è questo!
Il più l’ho in mano; il men da farsi è il resto.
Ambrogio
Mi parve di sentir certo rumore!…
Cosa ha preso, signore?
Gherardo
Io?… Niente affatto.
Ambrogio
Come! E lo scrigno aperto?
Gherardo
Eh! tu sei matto.
Ambrogio
Un foglio ha preso.
Gherardo
Che ho da far d’un foglio?
Ambrogio
Eh! per curiosità…
Gherardo
Termina o aspetta
Che un mio pari risponda col bastone.
Ambrogio
Il foglio…
(opponendosi, affinché non parta)
Gherardo
Zitto.
(stornandolo con impeto e scortesia)
Ambrogio
Lo saprà il padrone.
Don Gherardo s’invola, seguito da Ambrogio per la comune.
SCENA OTTAVA
Camera nobile nell’appartamento di donna Eleonora sorella del Duca, nelle cui pareti sono dipinti alcuni fatti espressi da Torquato nel Goffredo. Tre porte nel fondo adorne di ricche cortine. Tavolino con ricco tappeto, libri, ed un vaso di fiori. Sedie intorno. Donna Eleonora si avanza con un volume del poema manoscritto di Torquato fra le mani.
Eleonora
Fatal Goffredo! I versi tuoi fur strali
Al mio povero cor! Sì, sì, Torquato,
Per me l’amarti è fato;
Né mi fu schermo il sangue avito e il trono.
Ah! invan lo niego… innamorata io sono.
Io l’udia ne’ suoi bei carmi
Ragionar d’illustri imprese;
Ma cantando amori ed armi
Parlò un guardo, e un cor l’intese.
Nol sapendo, del suo fuoco
Io pian pian m’accendea…
Ah! l’amor che sembra un gioco
Poi divien necessità.
Egli pianse, ed io piangea;
Sospiravo ai suoi sospiri;
Ah! Torquato, se deliri
Il mio cor delirerà.
Deh! t’invola, o soave
Illusion d’un disperato amore!
Sogno contenti, e m’avveleno il core.
Trono e corona involami
Nel tuo furore, o sorte.
Solo quel core, ah! lasciami;
È mio fino alla morte.
Travolta in basso stato,
Sorte, t’insulto e sfido.
Se resta a me Torquato,
Tutto perdono a te.
Ah! sì: nell’urna gelida
Palpiterà per me.
Ei tarda!… È lenta morte
Il non vederlo! Ingiusta forse… in seno
Un geloso sospetto…
SCENA NONA
La contessa Eleonora di Scandiano da una delle porte laterali, e deta.
Scandiano
O mia duchessa!
Piangete sempre!… Eh! via…
Io scommetto che amore…
Eleonora
Amore! Oh, mia
Contessa di Scandiano,
Non vedete? Un arcano
Languor mi strugge a poco a poco!
Scandiano
Andiamo
Al verone, o duchessa. Una solenne
Richiesta udienza ottenne
L’ambasciador di Mantova. Il precede,
L’accompagna, lo segue
Un corteggio magnifico,
Fiore di gioventù, bei cavalieri
Su bizzarri destrieri.
Eleonora
Ah! No. Questi occhi
Odiano il sol: non ponno
Soffrirne il vivo raggio. Amica, andate:
La lieta pompa a me parrà più bella
Poi narrata da voi.
Scandiano
Ma sola intanto
Voi ritornate al pianto?
Eleonora
No: son tranquilla.
Scandiano e Eleonora
Addio!
Scandiano
(La sventurata
Ama il Tasso, e non spera esser riamata!)
(esce dalla porta laterale da cui entrò)
SCENA DECIMA
Eleonora sola, indi il Tasso che si arresta sulla porta di mezzo.
Eleonora
(guardando la Scandiano mentre parte, e soffocando un sospiro)
Ah! Torquato l’amo! Mio cor… tu tremi?
È il noto suon de’ passi suoi! Soave
Rimbalzo ignoto in sen provai repente…
E chi esprimer lo può, no, non lo sente.
Torquato fa due passi, e guardando la duchessa rimane in silenzio.
Torquato?… Immobil! Muto!
Torquato
Ah! tal mi rende
Il rispetto, il timor.
Eleonora
Timor! son io
Terribil tanto, che gli accenti agghiaccio?
Torquato
Un nume siete, e i numi adoro e taccio.
Eleonora
Cortese troppo!
Torquato
Ah! No: Tasso non mente.
Di rispettoso amor la fiamma ardente
L’alma e i sensi m’ha vinto;
«Ma il viver bramo anzi che il foco estinto.»
Eleonora
L’egra salute mia
Un conforto desìa. Ne’ vostri carmi
Sempre il trovò.
Torquato
Questo è il maggior mio vanto!
Eleonora
Ma i poveri occhi miei… (Che pianser tanto!)
Più non son quei d’un dì.
Torquato
(Fatali sempre!)
Eleonora
Voi che pari all’ingegno il core avete,
Nel Goffredo scegliete
Qual più tratto a voi piace, e a me, pietoso
Voi lo leggete, e scenda
(dandogli il manoscritto)
La vostra voce a serenarmi ’l core.
(Che tanto palpitò!)
Torquato
(sfogliando il Poema)
(M’assisti, amore.)
(leggendo)
«Canto secondo: Ottava
Decimasesta.» Il tratto
Scelgo d’Olindo… Il cor lo scrisse.
Eleonora
E a udirlo
Tutto s’apre il mio core. (Ei sé in Olindo,
Me in Sofronia dipinse! Ah! della scelta
Il secreto perché ravviso appieno!)
Torquato
(Che di me parlo, ah!, comprendesse almeno!)
Torquato in piedi comincia a leggere, Eleonora seduta in udirlo è presa da viva e crescente agitazione fino che balza in piedi, e gli toglie il volume di mano.
«Colei Sofronia, Olindo egli si appella,
D’una cittade entrambi, e d’una fede;
Ei che modesto è sì, com’essa è bella,
Brama assai, poco spera, e nulla chiede,
Né sa scoprirsi, e non ardisce, ed ella
O lo sprezza…»
Eleonora toglie con amorosa impazienza il volume al Tasso.
Eleonora
Non ti sprezzo, e se lo credi
Troppo, ah! troppo ingiusto sei.
Tacqui, è ver; ma gli occhi miei
Favellavano per me.
Torquato
Non mi sprezzi? Oh, me beato!
Fortunati affanni miei,
Se pietà trovaste in lei
Gioia egual per me non v’è!
Eleonora
Crudel son io?
Torquato
Nol penso.
Eleonora
E il labbro tuo m’accusa!
Lo può il tuo cor?
Torquato
L’immenso
Lungo soffrir mi scusa.
A notti in duol vegliate
Dì succedean d’orrore.
Le smanie disperate
Io soffocavo in core.
Eleonora
(con dolce rimprovero)
Pur altre amasti…
Torquato
Ah! Mai.
No, mai: velai l’affetto,
Che il caro tuo sembiante
Arder mi fea nel petto.
Parvi amator vagante;
Ma non amai che te.
Vederti, e ad altra volgersi…
No, forza d’uom non è.
Eleonora
Udirti, e ad altro volgermi…
No, forza in me non è!
Taci.
Torquato
Nol posso.
Eleonora
Ah! Taci:
Torquato… siamo in corte:
Le mura son loquaci;
Taci, o mi dai la morte.
Torquato
Sì: tacerò; ma pria…
Eleonora
T’affretta…
Torquato
Anima mia,
Dimmi…
Eleonora
Saper che brami?
Torquato
Dal labbro tuo se m’ami.
Eleonora
Cessa.
Torquato
Eleonora!
Eleonora
Lasciami.
Torquato
M’ami? Di’: m’ami?
Eleonora
Ah! Sì.
Torquato ed Eleonora
L’affanno in cui penai
Non chiamo più tiranno,
Se prezzo è dell’affanno
Questa felicità!
Se accanto a te, mia vita,
Spirar mi fa la sorte,
Bella per me la morte,
Anima mia, sarà!
Torquato
Sogno fedel!
SCENA UNDICESIMA
Un paggio del Duca presentasi sulla porta di mezzo con un plico suggellato. La duchessa parla ora al paggio, ed ora furtivamente al Tasso.
Eleonora
Torquato!
Mira. Il fratel t’invia?
Ah! guarda!
Torquato
(da sé ma con energia)
Io son riamato!
Eleonora
Porgimi il foglio, e va’.
Il paggio parte. Eleonora rompe i suggelli, legge un foglio, indi cava dal seno dello stesso la carta in cui scrisse Torquato nella Scena Quarta.
(leggendo)
«Vedi come i Poeti
Serbar sanno i segreti,
Sorella!» Oh ciel! Che fia?
Torquato
Tremo!
Eleonora
(scorrendo l’altro foglio)
«Quando sarà
Che d’Eleonora mia
Goder…»
Torquato
Che ascolto! Oh cielo!
Eleonora
Tasso! È pur tuo lo scritto!
Torquato
Chi mi tradì?
Eleonora
Delitto
Fia questo al Duca!
Torquato
Ah! certo
È il traditor Roberto!
Lo svenerò.
Eleonora
S’appressa.
(guardando verso la porta; indi risoluta e dignitosa a
Torquato)
Simula: il vo’.
SCENA DODICESIMA
Geraldini dal mezzo, indi la contessa, e Don Gherardo.
Geraldini
Duchessa!
Di Mantova il sovrano
Al Duca mio signore
Chiese la vostra mano.
Eleonora
Quando?
Torquato
(Gelo!)
Geraldini
L’ambasciadore,
Che ier fra noi sen venne,
Or che l’udienza ottenne
Al Duca ne parlò.
Eleonora
E mio fratello!
Geraldini
A voi
Nunzio me scelse.
Torquato
(Indegno!)
Scandiano
(abbracciando la duchessa, che rimane astratta)
Cara! Rapita a noi
Passate in altro regno!
Eleonora
Ma il Duca?
Scandiano
Il Duca v’ama.
Sciorsi da voi gli duole;
Ma queste nozze brama;
Ma implora un sì.
Geraldini
Lo vuole.
Gherardo
(entrando, con estrema volubilità, mentre nessuno gli bada)
Ferrara abbandonate?
È chiacchiera? È mistero?
(alla duchessa)
Che a Mantova n’andate,
Donna Eleonora, è vero?
Spacciar la posso! È sorda!
(alla Scandiano)
Perché la duchessina
Udienza non accorda?
Che ha questa mattina?
Fra il quarto della luna?
Medesima fortuna!
(a Geraldini)
Cavalierin Roberto,
Voi lo sapete, certo,
Il prence mantovano
Ha chiesta la sua mano;
Risposto avrà smorfiosa:
Non voglio farmi sposa?
Così restare io voglio!
Dura come uno scoglio!
E nulla ancor pescai!
(a Torquato)
Bel tema da sonetto!
Ma non ne scrissi mai!
Torquato, ci scommetto,
Già un canto epitalamico
Extempore pensò.
L’ho indovinata?
Torquato
(afferrandogli, e crollandogli la mano)
No.
Gherardo
(indietreggiando impaurito)
Misericordia! Idrofobo
Il vate diventò!
La Scandiano è presso la duchessa. Torquato trae a sé Geraldini. Don Gherardo osserva curiosamente.
Torquato
Alma ingrata! Traditore!
Così fede a me serbasti?
I misteri dell’amore
Eran sacri, e li svelasti!
Perché aprirmi tal ferita,
E non togliermi la vita?
Esecrato in tutti i secoli
Il tuo nome resterà.
Geraldini
Calma, calma il tuo furore;
No, Torquato ingiusto sei.
Parla a me sul labbro il core;
Non ho infranti i giuri miei.
Mi avvelena il tuo sospetto;
Ma cangiar non so d’aspetto;
Innocente è in sen quest’anima;
Tutto il tempo scoprirà.
Scandiano
(da sé)
Se un sorriso di favore
Non m’invola la fortuna
Sarà mio del Tasso il core;
Non avrò rivale alcuna;
E immortal ne’ carmi suoi,
Come il nome degli eroi,
A sfidar l’obblio de’ secoli
Il mio nome passerà.
Eleonora
(da sé)
Lui scordar! Cangiar d’amore!
Mentir gioia immersa in pianto!
Io Iasciarlo? Ah! non ho core!
Io lasciarIo? E m’ama tanto!
Consumar, morir mi sento;
Morte invoca il mio tormento.
Ah! d’amore in me una vittima
Poi la storia accennerà.
Gherardo
(da sé)
Ah! perché non son pittore!
Che bel quadro interessante!
(guardando la duchessa, il Tasso, poi la Scandiano, indi Geraldini)
Quello sviene per amore;
Questo d’ira è tremolante
La contessa si consola
Perché spera restar sola;
Ma quest’altro da che reciti…
Per adesso non si sa.
Torquato
(a Geraldini)
Falso amico! Al Duca in mano
Tu non desti i versi miei?
Geraldini
No: lo giuro!
Torquato
Un vil tu sei!
Gherardo
(Or capisco!)
Geraldini
Forsennato!
Torquato
(snudando la spada)
Mano all’armi!
Gherardo
(da lontano)
Ma si freni!
Scandiano
Imprudente!
Eleonora
Ah! no, Torquato!
Torquato
Menti.
Eleonora
Cessa.
Torquato
Ch’io lo sveni!
Eleonora e Scandiano
Per pietà!
Torquato
Più non intendo.
Eleonora e Scandiano
Ah! Roberto!
Geraldini
(dignitoso, avendo snudata la spada)
Io mi difendo.
Eleonora
Don Gherardo, riparate.
Scandiano
Dividete, Don Gherardo.
Gherardo
Quando piovono stoccate
Volontieri io non m’azzardo.
Torquato
Vile!
Geraldini
Trema!
Gherardo
Eh! via, ragazzi!
(alla Scandiano)
Contessina! Se mi sbuca
Per voi moro.
Scandiano
Siete pazzi?
Eleonora e Geraldini
Trema.
Torquato, Gherardo e Scandiano
Ferma!
SCEN TREDICESIMA
Paggi e cortigiani dalla porta di mezzo, precedendo il Duca.
Coro
Il Duca.
Geraldini, Eleonora, Torquato, Gherardo e Scandiano
Il Duca!
Duca
Fra due dame, e in corte mia?
(a Geraldini)
Cavalier?
Geraldini
(rispettoso)
Mi difendea.
Duca
Così stolta scortesia
In voi, Tasso, non credea!
Torquato
Duca!… È ver. Fu un punto. Ho errato
Ma…
Eleonora
Fratello!
Duca
È perdonato.
(dando da baciare la mano a Torquato, indi volgendosi con simulata disinvoltura ad Eleonora)
Già sentiste da Roberto,
Che di Mantova il signore
Sa, per fama, il vostro merto;
E da voi vuol mano e core.
Eleonora
Ma, fratello…
Duca
Anch’io lo bramo.
Eleonora
Ma se…
Duca
V’amo. V’amo, e regno.
Eleonora
Ma languente…
Duca
Voi vorrete
Dal mio core amor, non sdegno.
Eleonora e Torquato
(Ciel! Qual lampo!)
Duca
Riflettete.
Lo comprendo: è serio il passo;
Ma… venite a Belriguardo,
Venga unito Don Gherardo,
La Scandian, Roberto, il Tasso.
In quell’aura assai più pura,
Fra il sorriso di natura,
Voi, che saggi ognor pensate,
La duchessa consigliate
Che si pieghi al voler mio.
Tutti meco. Lo desìo.
Tutti lieti.
Gherardo
Oh! certamente!
(V’è del buio?)
Scandiano e Geraldini
(È allegro o mente?)
Torquato ed Eleonora
(Non mi fido!)
Gherardo
A che tardiamo?
Duca
(Veglio al varco.) Andiamo.
Coro
Andiamo.
Duca
(a Geraldini, a Torquato)
Voi tornate in amistà.
Eleonora e Torquato
(Ah! che il cor morir mi fa!)
Geraldini
(L’ira sua lo colpirà.)
Scandiano e Gherardo
(L’alma incerta in sen mi sta.)
Duca
(Questo vel si squarcerà.)
Torquato ed Eleonora
(Non v’è strazio, non v’è affanno
Che sia pari al mio tormento!
L’alma in sen morir mi sento,
E non posso, oh Dio! morir.)
Eleonora
(Ma del mio destin tiranno
Questo cor sarà più forte;
Chiamerà lui solo in morte
Con l’estremo mio sospir.)
Torquato
(Ma del mio destin tiranno
Questo cor sarà più forte;
Chiamerà lei sola in morte
Con l’estremo mio sospir.)
Geraldini
(Già un baleno di vendetta
Rende certo il mio contento!
L’alma brilla al suo lamento,
È mia gioia il suo sospir.
D’un destin che gli sorride
L’ira mia sarà più forte;
È segnata la sua sorte:
Bramar morte e non morir.)
Duca e Coro
A Belriguardo andiamo:
Ponete all’ire un freno.
Alle delizie in seno
La calma tornerà.
Eleonora
Rendermi ’l cor beato,
Perché, destin spietato,
Per poi cangiarmi in lagrime
Tanta felicità?
Quel mentitor sorriso
Velar sa l’ire appieno;
Ma guai se al riso in seno
Il turbin scoppierà!
Geraldini
Da mille invidiato
Non sarai più, Torquato.
Vedrò cangiarsi in lagrime
La tua felicità.
Quel mentitor sorriso
Velar sa l’ire appieno;
Ma forse al riso in seno
Il turbin scoppierà!
Scandiano
Invano il cor piagato
Le geme per Torquato;
Cessi dal suo delirio;
O a lei crudel sarà.
Quel mentitor sorriso
Velar sa l’ire appieno;
Ma guai se al riso in seno
Il turbin scoppierà!
Torquato
Un punto sol beato
Visse il tuo cor, Torquato;
Ecco cangiarsi in lagrime
La tua felicità!
Velar non sa il sorriso
L’ira che m’arde in seno.
Ma per sfogarmi appieno
L’istante spunterà.
Gherardo
Capisco che l’imbroglio
È l’opera del foglio,
Che il Duca come un fulmine
Ha balestrato qua;
Pur di domande e dubbi
Empir ne posso un tomo…
Ma il tempo è galantuomo,
E tutto scoprirà.
I paggi ed i cortigiani si schierano in due ale per far passare dalla porta di mezzo il Duca, la duchessa, e la Scandiano; in questo si cala la tenda.
ATTO SECONDO
Galleria terrena in Belriguardo con vista di parte dei ducali giardini. Manca poco alla sera.
SCENA PRIMA
I cortigiani, da diverse parti entrano in scena, e con precauzione si aggruppano sull’innanzi parlando fra loro.
Coro I
Lo scrigno di Torquato
Chi ha forzato?
Coro II
Non si sa.
Ma quel foglio a lui rubato
Che diceva?
Coro I
Non si sa.
Tutti
Certo sta, che da quel foglio
Si sviluppa un grand’imbroglio;
Pur ciascuno ci risponde
Serio serio un: non si sa.
Ah! il cervel ci si confonde,
E agli antipodi sen va!…
Ma perché il Duca
Qui a Belriguardo
Ridente il labbro,
Lieto lo sguardo
All’improvviso
Volar ci fe’?
Non lo ravviso;
Ma v’è un perché!
Coro I
Quasi direi…
Coro II
Scommetterei…
Tutti
Che cova in petto
Cupo un progetto…
Ma l’ore passano;
Si scoprirà;
Quel ch’è enigmatico
Chiaro sarà.
Coro I
Dunque, pazienza…
Coro II
Ma non cessate…
Coro I
Con gran prudenza
Interrogate.
Tutti
E pria dell’alba,
Dubbio non v’è;
Ci saran cogniti
Tutti i perché.
SCENA SECONDA
S’ode la voce della contessa di Scandiano, ch’entra in scena volendo sfuggire Don Gherardo. I cortigiani in attenzione si ritirano, e a quando a quando si avvanzano per udire.
Gherardo
Contessa! Avete torto.
Scandiano
Io non ho torto mai.
Gherardo
Ma…
Scandiano
L’altrui scrigno
Forzar, trarne gelose
Segretissime carte, e del più grande
Italian poeta
Farsi vil delatore,
Nero è delitto.
Gherardo
Il delinquente è amore.
Scandiano
Amore? E che sognasti?
Gherardo
Io mi credea
Che l’autor del Goffredo
Delirasse per voi. D’Eleonora
Il nome m’ingannò; ma il signor Duca
Sa legger meglio, e vide che favella
Della duchessa…
Scandiano
(con energia)
No.
Gherardo
(con tuono di sicurezza)
Della sorella.
Scandiano
No: sbaglia il Duca. Ama sol me. Lo svela
Il suo pudor se a me s’appressa. Il caldo
immenso affetto d’altro nome ei vela
Che propizia fortuna or gli offre in corte;
Sa come sospettoso è il mio consorte.
Gherardo
Dunque…
Scandiano
M’ama, e il cor mio
Cela le oneste sue fiamme profonde;
Ma con l’amore all’amor suo risponde.
Gherardo
Laonde io son…
Scandiano
Scartato.
Gherardo
Ed il mio caso…
Scandiano
È un caso disperato.
(parte rapidamente)
Gherardo
Oh, rabbia!
(nel volgersi s’incontra nel Duca)
SCENA TERZA
Il Duca e detto, e i cortigiani nascosti.
Duca
Don Gherardo? Eleonora
Vedeste?
Gherardo
Altezza, no.
Duca
E sapete ove stia?
Gherardo
Davver nol so.
Duca
Impossibile par! Tutto sapete
Gherardo
Eh! non fo per lodarmi…
Ma scoprir so gran cose!
E quel foglio del Tasso, quello scandalo
Che da me fu scoverto,
Fu un’impresa sublime.
Duca
Oh! certo… certo.
Degna di voi.
Gherardo
Grazie, mio prence!
Duca
Ed amo
Che voi sappiate, e chi v’imita…
Gherardo
Dica.
Duca
Che nel mio petto ho un’alma
Della viltà nimica;
Che regno, e regnar so.
Gherardo
Capisco.
Duca
Sdegno
Mi destano i curiosi, e abborro a morte
I delatori, e non li voglio in corte.
(Parte dando un’occhiata severa a Don Gherardo)
I cortigiani, che da lunge hanno visto ed udito, lentamente avvanzandosi, circondano Don Gherardo.)
Coro
Don Gherardo! Il vaticinio
Alla fin restò compito.
Il curioso fu punito
Della sua curiosità.
Vi compiango. Il caso è strano!
La Scandiano v’ha scartato.
A un poeta, ad un Torquato
V’ha posposto la beltà!
Gherardo
(scuotendosi dall’umiliazione in cui era rimasto)
Io posposto ad un Torquato,
Io che sono un titolato,
Che per stipite discesi
Da tre conti e sei marchesi,
E per linea trasversale
Son di razza baronale?
A un bisbetico, a un astratto,
Perdi-giorno, chiacchierone,
Imprudente, mezzo-matto,
Che si crede un Cicerone,
Io posposto? Io che son critico,
Diplomatico, politico,
Numismatico, geografo,
Archeologo, istoriografo,
Metafisico, idrostatico,
Nel digesto catedratico
Epigrafico, botanico,
Anatomico, meccanico,
Algebraico, pubblicista,
Finanziere, economista,
E intendente di perfette
Ceremonie ed etichette?
Mia bellissima Scandiano,
Nello scegliere t’inganni…
Coro
Forse sol vi tien lontano
Per i vostri sessant’anni…
Gherardo
Che sessanta! Cinquantotto;
E ad un nobile, e ad un dotto
Non si conta mai l’età.
Coro
Son momenti ancora i secoli
Se li guardano i sapienti;
Ma son secoli i momenti
Se li guarda la beltà.
Gherardo
Ma poniam, che sian sessanta;
Fra i più giovani campioni
Come me chi mai si vanta
Di cartocci, e cavazioni?
Nessun balla, e ci scommetto,
Più maestoso il minuetto.
Se vo a piedi, ai piedi ho l’ale,
E a cavallo ho un certo orgoglio,
Che rassembro tale e quale
Marc’Aurelio in Campidoglio.
Fresco, vegeto, robusto,
Io mi abbiglio di buon gusto,
Ed il Tasso, poverino!
Magro, magro, sottilino,
Ogni dì fa una gran via
Verso l’asma e l’etisìa.
Lo compiango, e l’ho con lei
Che fu cieca ai merti miei,
E si crede idolatrata,
E non sa ch’è corbellata;
Ché a riflettere ben bene,
Quelle scuse, quei lamenti,
Quelle smorfie, quelle scene,
Quei languor, quei svenimenti
Provan, proprio ad evidenza,
Che nel cor la preferenza
Come a un’idolo d’amore
Delle nostre Eleonore
Dona il Tasso solo a quella,
Che del Duca è la sorella,
E quell’altra equivocò,
E veder glie la farò,
E vendetta appien n’avrò.
Coro
Qual vendetta?
Gherardo
Cercherò.
Coro
Che farete?
Gherardo
Ancor nol so.
Ma instancabile sarò
Finché a capo ne verrò.
Amici! Ah! voi solleciti
D’intorno pur guardate:
Gli angoli più reconditi,
Le mura interrogate,
E dalle mute tenebre
Il vero scoppierà,
E l’orgogliosa femina
Di stucco resterà.
Coro
Sguardi, dimande, indagini
Noi non risparmieremo.
Fin del silenzio interpreti
Il vero cercheremo,
E questa cifra incognita
Alfin si scioglierà.
Tardi l’altera femina
Delusa piangerà.
Partono tutti da varie bande divisi, ma richiamati parecchie volte i cavalieri da Don Gherardo, s’impazientano e gridano.
Ma di ciarlar cessate.
Partir, deh! ci lasciate.
Ché se restiamo immobili
Mai nulla si saprà.
Gherardo
Andate, andate, andate:
D’un cavalier pietà.
Partono.
SCENA QUARTA
La duchessa ed Ambrogio.
Eleonora
Tu non m’inganni?
Ambrogio
Altezza!
Con gli occhi il vidi.
Eleonora
Il cavalier Roberto
Accusarsi non può?
Ambrogio
No, no: per certo!
Io sono intimamente persuaso
Che Don Gherardo è il ladro; ed ecco il caso.
Perché da lei sen venga,
Come bramò, stamane, o mia signora,
Da me chiamato, accelerando il passo,
Esce dalle sue stanze il signor Tasso;
E solo il cavalier vi resta allora.
Del cavaliere in traccia
Nella più interna stanza
Il curioso s’avanza. Geraldini
Parte; io lo complimento
Fin sulla porta; torno e un botto sento,
Un crac! Fo un salto; corro dentro, e miro
Lo scrigno spalancato…
E il mio padron lo chiude. Un certo foglio
Tien Don Gherardo; invan riaver lo voglio;
Che, pieno d’insolenza
Minaccia bastonarmi in mia presenza.
M’attraverso, mi spinge, scappa via,
Lo seguo, entra dal Duca…
Felicissima notte!
Esamino lo scrigno… era forzato;
Dunque del foglio che ne fu rubato
Solo il curioso sospettar conviene…
Mi pare, altezza, di concluder bene.
Eleonora
Tutto svelasti al Tasso?
Ambrogio
Dall’a fino alla zeta io gliel’ho detta.
Eleonora
Ed egli?
Ambrogio
Sbuffa, e medita vendetta
Su Don Gherardo.
Eleonora
No… digli…
(nel momento che vuole esprimere ciò che dêe dire al Tasso, mostra di cangiar pensiero, e traendo Ambrogio sull’innanzi gli dice sotto voce)
Roberto… cerca, e segreto a me lo invia… Ma taci
Con Torquato… M’intendi?
Ambrogio
Capisco quel che vuole:
(con tuono di capacità e malizia)
Son uom di mondo, e bastan due parole.
(Ambrogio parte)
SCENA QUINTA
Eleonora sola, indi Geraldini.
Eleonora
Misera! Un bivio orrendo
Si presenta al mio cor. L’amor di Tasso
Più mistero non è. Se resto… Oh, Dio!
Conosco il fratel mio;
Gelar mi fa! Se parto…
Ah! conosco quel core!
Il Tasso si dispera!… Il Tasso muore!
Bivio crudel! No: sceglier non mi fido.
O sdegno il Duca, o il caro amante uccido.
Geraldini
(con umile, e modesto contegno)
Duchessa?
Eleonora
Tutto io so.
Geraldini
(con simulata dolcezza)
Scuso Torquato.
Era giusto il furor.
Eleonora
Sì; ma imprudente
Cavalier, tutto io so. Siete innocente.
Ma quell’incauto foglio…
Geraldini
Era chiuso. In mia man n’era la chiave.
Ché, a gran stento, l’amico,
Che a me il mostrò, cesse ai consigli miei;
Partito Don Gherardo, arso l’avrei.
Eleonora
Ah! Fu destino. Io bramo,
Voglio sopiti i vostri sdegni.
Geraldini
Ah! Forse
Nol crederà!
Eleonora
Tutto svelava il servo.
Geraldini
(Io trionfo!)
Eleonora
M’udite:
Eleonora vi prega. Ite dal Tasso,
L’abbracciate, e a lui dite,
Che se m’ama… già tutto,
(quasi pentita, indi interamente fidandosi a lui)
Sì, tutto è noto a voi…
Geraldini
Sublime arcano!
Nemmen l’aura il saprà.
Eleonora
Dite ch’io voglio
Che a voi ritorni amico.
Geraldini
Oh! caro nome!
Se a me lo rende io son felice appieno!
Eleonora
Tanto l’amate?
Geraldini
Oh! mi leggeste in seno!
Io volo…
Eleonora
Udite ancor se in sen vi parla
Vera amistà per l’infelice. Io deggio
Scegliere odiate nozze,
O l’ira del fratello,
E risolvere non so. L’estrema volta
Favellar con Torquato,
Udir che mi consiglia è mio desìo
Per restar qui nel pianto… o dirgli addio.
Ma…
Geraldini
Intendo.
Eleonora
A lui…
Geraldini
Lo svelerò.
Eleonora
Roberto!…
È un gran segreto!
Geraldini
Orgoglio
Sento che a me si affida.
Eleonora
(pregando)
A tutti oscuro
Impenetrabil sempre…
Geraldini
(dignitoso)
A tutti: il giuro.
Eleonora
Quando alla notte bruna
Nel bosco degli allori
Da un raggio della luna
Temprati fian gli orrori,
Ove la fonte mormora
Che crebbe al nostro pianto,
Nell’ombra e nel silenzio
Venga a quell’onda accanto;
Ma in cor le smanie prema;
Ma solo a me verrà:
Là, per la volta estrema,
Pianger con me potrà.
Geraldini
Del vostro cor, signora,
Tutto l’affanno io sento.
Pensando a chi vi adora
È vostro il suo tormento.
Vi piomba in seno il palpito
Dell’amator riamato;
Ma di celar le lagrime,
Crudel, v’impera il fato,
E in sen ristretto il pianto
Morire il cor vi fa;
Così vi strazia intanto
Amor, dover, pietà.
Eleonora
Ma se un destin spietato
Mi forzi a dirgli addio!
Al povero Torquato
Chi resta?
Geraldini
(con simulato entusiasmo)
Un core. Il mio.
Eleonora
Se un cor gli resta, vittima
Dei vili non sarà.
Versar potrà le lagrime
Dell’amistà nel seno,
Di me che resto a gemere
Potrà parlare almeno.
Voi calmerete i spasimi
D’un disperato amore;
Nei giorni del dolore
È un nume l’amistà.
Geraldini
Aperto alle sue lagrime
Sempre sarà il mio seno;
D’un cor pietoso il misero
Avrà il conforto almeno.
Se appien calmare i spasimi
Io non saprò d’amore,
Dividerne il dolore
L’anima mia saprà.
Eleonora
Meno infelice or sono;
Tutto al destin perdono.
Lo affido a te.
Geraldini
(Fia polvere,
Che il vento sperderà.)
Eleonora
A glorioso segno
Guida l’illustre ingegno;
Maggior non v’è. L’Italia
L’avrà per te.
Geraldini
(Cadrà.)
Eleonora
Se d’invidia all’arti, e all’armi
Involar saprai Torquato
Del tesoro de’ suoi carmi
L’universo a te fia grato.
Ti rammenta d’Eleonora,
Che per lui pietade implora,
E miei voti, i pianti miei
Fin che vivi, ah! non scordar.
Geraldini
(Al trionfo, ah! sì, lo spero,
La fortuna alfin m’affretta.
Spiegherò su quell’altiero
Un sorriso di vendetta.)
Non temer ch’io non rammenti
I tuoi voti, i tuoi tormenti:
Come il cor per te s’affanni
Non potresti immaginar.
Partono.
SCENA SESTA
Il Duca solo concentrato ne’ suoi pensieri; indi Geraldini.
Duca
Io veglio. Incauti. Una vendetta illustre,
Misteriosa io devo a me; l’aspetta
Il mio cor… la sospira;
L’otterran congiurati ingegno ed ira.
Debole donna! Io ti compiango. Al core
Non si comanda; il so… ma il Tasso… il Tasso
Ne’ miei lacci cadrà. Misero! Io l’amo,
L’amo; ma forte, o più prudente il bramo.
Di politica nebbia
S’adombri orribil vero.
Ed ai posteri sia fola, o mistero.
Gelosi, invidi, vili,
Che odiate il gran poeta,
Io mi giovo di voi, ma vi conosco.
La sua colpa è il suo merto…
Stolti e maligni! Ecco il più rio. Roberto?
All’antica amistà tornò Torquato?
Geraldini
La duchessa il volea,
(con malizia, ma simulando schiettezza)
E negarmi ei potea
Un amplesso implorato? Il caro cenno
Fu in suo cor più possente
Che incolpabil sapermi ed innocente.
Duca
(Innocente!) E fra queste
Aure sì liete ancor solingo geme?
Geraldini
Del vostro sdegno ei teme;
Ed or che all’ombra bruna
Nel bosco degli allori
Temprati fian gli orrori
Dal raggio della luna, ei là s’avvia
Presso l’onde cadenti
Per insegnare all’eco i suoi lamenti.
Duca
Solo?
Geraldini
Lo credo… almen. Signor!… Non oso.
Duca
Parla.
Geraldini
Inatteso a lui, mentre sospira
Del perdon vostro incerto,
Mostrarvi, e con soavi
Parole confortarlo
Com’è vostro real dolce costume
Con chi s’affanna… opra sarìa d’un Nume.
Duca
(Infernal arte!) Quel tuo cor pietoso
Mai smentirsi non sa. Bello è il consiglio;
Lo seguirò.
Geraldini
Grato, o mio prence!… (o gioia!)
(baciando la mano al Duca)
Duca
Del piacer non sperato
Dal dolente Torquato
Spettator vieni.
(prendendolo per mano)
Geraldini
(Oh! non previsto scoglio!
Me diran traditore!) Ah! prence…
Duca
(severo)
Il voglio.
Partono insieme.
SCENA SETTIMA
Boschetto di allori. In fondo un Apollo citaredo in marmo sopra una gran fonte da cui sgorgano limpide, e copiose acque. La luna dirada alquanto l’ombra della notte. Torquato lentamente s’inoltra. Don Gherardo da lontano lo segue guardingo; indi la duchessa.
Torquato
«Notte che stendi intorno
Il fosco manto in quest’oscuro cielo
Mentr’io di vero amore avvampo e gelo,»
E tu pietosa luna,
Che tempri co’ bei raggi ’l muto orrore
«All’ombra della notte umida e bruna,»
A pianger vengo ove m’invita amore;
Ma l’onda sola e il vento
«Risponde mormorando al mio lamento.»
Gherardo
(Solo! A quest’ora! E qui! Dorma chi vuole.
Un perché vi sarà. La fida io sono
Ombra del corpo suo; non l’abbandono.)
Eleonora
(chiamando dolcemente)
Torquato!
Gherardo
(Crescon gl’interlocutori.)
Torquato
Sei tu?
Eleonora
Non mi ravvisi?
Gherardo
(La duchessina! La Scandian si avvisi.)
Don Gherardo traversa la scena in fondo in punta di piedi.
Eleonora
Tasso!
Torquato
Ah! di’: non è questa
Una beata illusion fallace?
Ma se tu sei, d’amor stella verace,
Che dolce splendi a inebriarmi il seno,
«Il mio audace pensier chi tiene a freno?»
Eleonora
Assai si delirò. D’amari accenti
In sì cari momenti
Non s’oda il suon; ma ci tradiva entrambi
Un improvvido amor. Spezzato il core
Dirlo non osa… e dirlo è forza! O mio…
O mio fedel…
Torquato
Segui, mia vita…
Eleonora
Addio.
Torquato
E m’ami?
Eleonora
E perché t’amo
Noi… lo dirò… noi ci dobbiam lasciare.
Torquato
Poco dunque ti pare
Che infelice io sia,
Che a crescer vieni la miseria mia?
Eleonora
Mai d’altri non sarà; ma tua, Torquato,
Esser non può Eleonora.
Torquato
Oh, morte!
Eleonora
Il vuole
Cauta prudenza; onde in oblio sian posti
I miei deliri, e i tuoi…
Tasso!… Tu dêi partir!
Torquato
Dirlo… tu puoi?
Ohimè! Ben son di sasso
Poiché questa novella non m’uccide!
Eleonora
I cor che amore unì, destin divide!
Torquato
Solo… deserto!… Ah! meco vieni: fuggi.
Eleonora
Follia sarebbe.
Torquato
E a me che resta?
Eleonora
Il vivo
Sublime ingegno… e il pianto mio.
Torquato
Né vuoi
A me d’empia fortuna orrendo gioco,
Premio alla fede, e refrigerio al fuoco
Lasciar nulla… o crudele?
Eleonora
In oro avvolti
(gli dà un anello)
T’abbi i capelli miei.
Torquato
O non sperato
Invidiabil dono!
D’ardenti nodi or sono
Cinto per sempre.
Eleonora
Rapidi gl’istanti
E inosservati fuggono agli amanti.
Fa’ cor… (Oh, strazio!)
Torquato
E che dir vuoi, mio bene?
Eleonora
Che crudo è il fato… e dirci addio conviene.
Torquato
Sì… per sempre!
Eleonora
Ah! M’odi, m’odi.
Già la morte è nel mio core;
Ma una lagrima d’amore
Il mio cener bagnerà.
Di’… lo spero?
Torquato
Oh, cruda! E godi
Nel mirarmi ’l core infranto?
Ma prometter non può il pianto
Chi più lagrime non ha.
Torquato ed Eleonora
(con improvviso slancio di entusiasmo)
Ah! se resta un sol momento,
Se un addio comanda il fato,
Ai deliri del contento
Si abbandoni ’l cor beato.
A te accanto io tutto obblìo,
Le mie pene, il destin mio.
Tuo per sempre è questo core,
Il tuo cor sol mio sarà;
Questo palpito d’amore
Morte sola spegnerà.
SCENA OTTAVA
Da una parte comparisce fra gli alberi il Duca, al cui fianco è Geraldini, e da un’altra la Scandiano condotta per mano da Don Gherardo.
Geraldini
Solo ei non è.
Duca
(fra loro sottovoce)
Silenzio.
Gherardo
È vero, o non è vero?
Scandiano
Tacete.
Torquato
(ad Eleonora)
Io di dividermi
Forza non ho, né spero.
Gherardo
(alla Scandiano)
Vi basta?
Eleonora
Ah! parti. Ah! lasciami.
Scandiano
(Infido!)
Torquato
Il chiedi invano.
Geraldini
(al Duca)
Dalla Scandian dividesi.
Duca
(a Geraldini con ironia)
Credi?
Torquato
Su questa mano
Io pria lasciar vo’ l’anima.
Gherardo
(alla Scandiano)
(È poco ancor?)
Eleonora
Più barbaro
Fai quest’addio, mia vita.
Torquato
Sei mia. Sfido le folgori.
Eleonora
Lasciami, o imploro aita.
Torquato
Vieni. Mi segui. Involati
Da chi ti opprime.
Duca
(con voce terribile)
Olà.
Al grido del Duca la scena s’empie di Svizzeri armati e di paggi con doppieri accesi. Quadro.
Sventura orrenda! Ahi, misero!
Di senno uscì Torquato!
(alle guardie)
Voi lo traete in carcere.
Di notte sia vegliato.
Torquato
(ricusando la spada ad una guardia)
Il brando! No.
Eleonora
(a mezza voce)
Vuoi perdermi?
Duca
(serio)
Duchessa!
Torquato
(gittando la spada a piedi di Eleonora)
Il brando a te.
Duca
Traetelo.
Geraldini
Placatevi.
Duca
È stolto.
Torquato
Io stolto!
Eleonora
Oh, Dio!
Scandiano
Pietà.
Eleonora
Per queste lagrime.
Gherardo e Geraldini
Signor!
Eleonora
Fratello mio!
Torquato
Io stolto?
Duca
Sì.
Torquato
(al Duca)
Vo al carcere;
Ma pria rispondi a me.
O tu, che danni amore,
Di sasso il cor sortisti, o non hai core.
Sei belva in uman volto,
Se chi schiavo è d’amor tu chiami stolto;
Ma no; ché nelle selve
Sospirano d’amore anche le belve.
Vôi sangue? Inerme è il petto;
Ma tôrmi il ben non puoi dell’intelletto.
Il senno è don di Dio;
Finché Dio non mel toglie il senno è mio.
Eleonora
(guardando Geraldini)
(Ah! Fui tradita! Il perfido
Gode in segreto intanto.
Gli frutti sangue il pianto
Che a noi versar farà.)
Geraldini
(Ei cadde alfin. Dileguasi
De’ sogni suoi l’incanto!
Mentir m’è forza il pianto,
E simular pietà.)
Gherardo
(toccandosi gli occhi)
(Ohimé! Questa è una lagrima
Che in giù mi gronda intanto!
Piango, non uso al pianto;
L’odio, e mi fa pietà.)
Scandiano
(Morir mi fa quel pianto;
Né può trovar pietà.)
Duca
(D’amore il nodo infranto
Il tempo renderà.)
Torquato
(tergendosi con dispetto una lagrima)
(Si celi agli empi il pianto;
Lo crederian viltà.)
Eleonora
Ah! fratel mio!…
Torquato
Che tenti?
Non t’abbassare ai prieghi,
Risparmia i tuoi lamenti;
Quell’aspro cor non pieghi.
Geraldini
Torquato!…
Torquato
No, no. Guardami.
Ti leggo in cor.
Geraldini
Ma credi…
Torquato
Credo che in me la vittima
Del tuo furor tu vedi.
Geraldini e Gherardo
Oh, ciel!
Torquato
Vili! Lasciatemi.
Tradirmi, e pietà fingere
Eccesso è d’empietà.
Duca
Si compia il cenno. Al carcere.
Eleonora
Morendo il cor mi sta.
Torquato
(guardando Eleonora che piange)
Ah! per quel pianto, il carcere
Chi non m’invidierà?
Eleonora e Torquato
(Le smanie di quest’anima,
La crudeltà del fato,
Fremente in cor la storia
Col sangue scriverà.
E il non mertato fulmine,
L’addio così spietato
Farà versar le lagrime
In più lontana età.)
Duca
(A paventarmi imparino
Quei che scordâr ch’io regno;
Sarebbe con gl’incauti
Fatal la mia pietà.
Pe’ i vili, ch’or trionfano
Maturasi il mio sdegno;
Chi sogna in alto ascendere,
Destandosi cadrà.)
Geraldini
(Or che lo vedo in polvere
Io son contento appieno;
Di favorito orgoglio
Più pompa non farà;
Ma pure a quelle lagrime
Commosso ho il core in seno;
Ma pur non so reprimere
Un moto di pietà.)
Gherardo
(alla Scandiano)
Contessa! Nell’ipotesi
Che sia ’l cervel smarrito
Fuggite dal pericolo,
Tiratevi più in qua;
Che se divien frenetico
Tutto è per voi finito.
Guardate come è torbido!
Prudenza, per pietà.
Scandiano
(No, che a novello strazio
Loco non ha Torquato.
Ma pur l’insulta un perfido
Con simular pietà!
A pene troppo orribili
Lo riserbava il fato…)
(a Don Gherardo)
Ma piangere lasciatemi
Almen con libertà.
Torquato
Addio, mia vita, addio!
In ciel ti rivedrò.
Eleonora
M’affretto al ciel, ben mio;
Io la t’aspetterò.
Duca
Si tronchi quell’addio.
Compito il cenno io vo’.
Il Tasso è circondato dagli Svizzeri, Eleonora cade svenuta in braccio della Scandiano; il Duca con un’occhiata fiera e maestosa umilia la gioia atroce di Geraldini, e l’esultanza di Don Gherardo.
ATTO TERZO
Camera destinata in carcere a Torquato. Nel fondo una grata di sbarre di ferro, ed una porta, che mette all’interno del locale. Uno scaffale di libri in disordine. Lateralmente una porta che introduce alla stanza attigua di Torquato. Un rozzo tavolino con fasci di carte, volumi, e recapito da scrivere. Una scranna. Dall’alto pende una lampada che illumina debolmente l’oscurità delle vecchie mura.
SCENA UNICA e Ultima
Torquato esce dalla stanza attigua concentrato in melanconica meditazione; indi coro di cavalieri della corte del Duca Alfonso II in lontananza, e poi in scena.
Torquato
Qual son! Qual fui? Che chiedo?
Ove mi trovo?
Chi mi guidò? Chi chiuse?
Lasso! Chi mi affidò? Chi mi deluse?
Per me pietade è spenta, e dove langue
Vil volgo ed egro, per pietà raccolto,
In carcer tetro e sotto aspro governo
Fatto d’ingorda plebe e preda e scherno
Io qui languisco a morte
Favola e gioco vil d’avversa sorte!
Sull’Arno i miei nemici
Congiuran contro me; l’irrequieto
Demone ignoto non mi dà mai pace;
Stolto me giura il mondo… e amor non tace!
Perché dell’aure in sen
Non volano i sospir?
A te de’ miei martir
L’eco verrebbe almen,
Mio dolce amore!
Stolto mi chiama, il so,
Chi al carcer mi dannò;
Ma s’ama, e sempre te,
No, stolto il cor non è;
Ragiona il core.
Varcato è un lustro!… E un anno!…
E un anno ancora!…
Forse più a me non penserà Eleonora!
Forse… Ahi! rabbia!… Dà fede
All’empio grido e delirar me crede!
Empio grido fatal, per cui tradito,
Vergognando, son chiuso in queste soglie,
Ed ella piange, e i lacci miei non scioglie!
Comincia ad udirsi da lontano un coro che va mano mano avvicinandosi alle mura del carcere.
Coro
Viva il Tasso!
Torquato
Lontan… lontan… M’inganno?
Echeggiava il mio nome!
Coro
In Campidoglio
Crebber lauri alla sua chioma.
Torquato
Che ascolto!
Si apre con fragore la porta in fondo, ed entrano in folla i cavalieri, e circondano il Tasso.
Coro
Da quel colle ov’ebbe il soglio
La sua man ti stende Roma.
Là veloce affretta il passo;
Ché al tuo crin serbata è, o Tasso,
L’invidiata eterna fronda
Che Petrarca incoronò;
Né del Tebro sulla sponda
D’altro vate il crin cerchiò.
Sciolto sei; serena il ciglio
Dell’Orobia illustre figlio;
Che di principi un senato
Sul Tarpeo t’ha destinato
Sempre verde ambito serto,
Cui sfrondar non può l’età.
Sarà emblema del tuo merto
Un allor che non morrà.
Torquato
Ah! ch’io respiri! È troppa gioia! Meco
Goffredo è sul Tarpeo! Fra tante e tante,
Che per lui, m’ebbi in cor barbare spine
Una fronda d’alloro io colgo alfine!
Eleonora! Ora nel dirti: addio,
Pari a te sono, ho una corona anch’io.
Coro
Vieni.
Torquato
Verrò; ma da lei volo. Io voglio
Da lei saper se a lei m’innalza questa
Rara, non compra, ardua corona…
Coro
(arrestandolo)
Arresta.
Non rispondono gli estinti
Dell’avel dai muti marmi;
Né per lagrime, o per carmi
Cener freddo mai parlò.
Torquato
(dolorosamente colpito all’annunzio inatteso)
Ella spenta! Io l’ho perduta?
Son deserto sulla terra?…
Ah! per voi fia sempre muta;
Nel mio cor l’ascolterò.
Parlerà. Ne’ sogni miei
Lascerà la terza stella;
Meno altera e assai più bella
Al suo fido tornerà.
Ah! la veggo! Ah! sì… Tu sei!
(inginocchiandosi)
Ecco il lauro a’ piedi tuoi.
Fu il sospiro degli eroi;
Ma, te spenta, orror mi fa.
Coro
(facendo sorgere Torquato)
Piangesti assai, Torquato:
Apri alla gloria il core.
Mira del tempo alato
Il genio voratore.
Del sacro allor coll’ègida
Sfida il poter degli anni;
Rompi l’oblìo de’ secoli
Con gl’indomati vanni.
E l’epico tuo verso
Per l’aere echeggerà
Fin quando l’universo
Come minuta polvere
Disciolto crollerà.
Torquato
Invidi, dileguatevi;
Roma immortal mi fa.
Tomba di lei, che rendermi
Seppe beato e misero,
Un fiore ed una lagrima
Io spander vo’ su te.
Coro
Vieni al Tarpeo: non piangere;
Onor t’impenni ’l piè.
Torquato
Sì: dell’onor al grido
Volo del Tebro al lido…
Non vi sdegnate, o Cesari;
V’è un lauro ancor per me.
Coro
T’affretta; il fato barbaro
Si cangia alfin per te.
FINE
ACT I
Magnificent atrium in the ducal palace at Ferrara. Through the columns can be seen the doors of the ground-floor apartments. The first on the right is that of Duchess Eleonora. The second is that of Countess Scandiano. On the left, the first is Tasso’s, the second Geraldini’s. At the rear is that of the Duke, in front of which Swiss guards pace.
SCENE I
Enter some knights from the door to the Duke’s apartment speaking in whispers among themselves; then Don Gherardo from the colonnade behind; then Ambrogio from Tasso’s chambers.
Chorus
Two rivals, one invidious,
One a poet in love,
One ridiculous in his jealousy,
They stand in the courtyard to recite,
And they make us laugh.
But that a tempest is brewing
For poor Torquato,
I have a suspicion in my head,
And I begin to fear
That it is near bursting forth.
Gherardo
(from within, then on stage)
What! No! Truly? Nothing?
Go, move, search.
Chorus
Don Gherardo! Do you hear?
He begins now to question,
(aside)
And is in a fever of chatter.
His mind is distracted;
It hastens toward madness;
For a cold jealousy
Makes him quake night and day
With continuous hammering.
The courtiers withdraw strolling among the colunms; then they gradually approach complimenting Don Gherardo
Gherardo
Of all the punctuation
That I speak or write,
I give preeminence
To the interrogative.
Without it the world
Would be full of nothing but asses;
Without questioning,
No one ever became learned.
Thus I go fishing to the bottom
Of every mystery;
Thus I will never buy
Black for white.
(the courtiers, rising and begin questioning one another with great volubility.)
Tasso passed by here!
Does no one have an invitation?
Has the Duke gone for a stroll?
Has the secretary gone out?
Which of the two Eleonoras
Has been looking for me?
Will the ambassador from Mantua
Have a solemn audience?
Is it a diplomatic initial?
Is it known why he has come?
Is the Duke in a dark or cheerful mood?
And where is the Scandinavian?
Blurt out at least
A few syllables from your lips . . .
By Jove! You listen
Like statues and do not speak!
Like mummies from the pyramids!
Faith, you make me angry!
Chorus
If you do not let us, Sir,
Breathe more freely,
You tire yourself in vain
Asking us about so many intrigues.
Be quiet, or it’s not possible
To answer you.
Gherardo
But now that the servant
Of the great Torquato
Stupid, stupid
Comes from that side,
If I question him here
Politely
He will respond
Like an oracle.
Chorus
Sir, prudence!
Your bothersome
Curiosity
Will lead to tears.
Gherardo
Eh! Begone, imbeciles!
You make me laugh.
A man of merit
Knows what he does.
(Don Gherardo leads by an harm Ambrogio, who
enters from Tasso’s chambers, and dragging him violently to the front of the stage, interrogates him rapidly.)
What is Torquato doing, composing?
Ambrogio
Yes.
Gherardo
Does he sigh with love?
Ambrogio
No.
Gherardo
Is he speaking of Eleonora?
Ambrogio
Yes.
Gherardo
But which does he adore? You know!
Ambrogio
No.
Gherardo
Is he delirious in ecstasy?
Ambrogio
Yes.
Gherardo
Does he not mutter jealously of me?
Ambrogio
No.
Gherardo
Do you answer so laconically?
Ambrogio
Yes.
Gherardo
And would you be able to tell me anything else?
Ambrogio
No.
Gherardo
That economical
Tragic style
Of disclosing all
Makes me angry!
Useless ass!
Go to the devil!
Stupid, lout,
Oaf . . .
Ambrogio
No.
Chorus
He sows seeds in the water!
The clever one has erred!
(mocking Don Gherardo)
Ha, ha! What a laugh!
He’s learned nothing.
The new oracle
Stayed silent.
Nothing but prattle.
He revealed nothing.
Gherardo
(Like a new Tantalus
I die of thirst!)
(to Ambrogio, then to the knights)
Are playacting with me?
Don’t laugh!
(Ha! I hear a sudden silence
In the air.)
(to the knights)
This is useless chatter.
I will know all.
Ambrogio
(aside, with politic demeanor)
(He dumps questions!
I play deaf.
He continues to insist!
I smile and hold my tongue.
I am politic,
I don’t fall into the trap;
From him I escape
With yes or no.)
The knights disperse and some enter the Duke’s all, some that of the Duchess.
Gherardo
Rude fellow! To a Don Gherardo,
Who has the eyes of a lynx,
Who knew everything, has penetrated all,
You give one-word answers: a yes or a no!
Where do you go? Why do you go?
Have you never seen Leonora Scandiano
Making her way furtively
To Tasso’s chambers?
The Eleonora who fills his mind
Is that one? Isn’t it?
Can you solve the enigma! Why deny it?
Ambrogio
To serve and not speak. I act and do not speak.
(enters the chambers of Roberto Geraldini and closes the door)
Gherardo
He went in to Geraldini? Then Torquato
Will have have sent for him. Ah! If I could
Examine this Roberto, to whom
That secret fever of love consumes the poet
Is not unknown?
(cups hish ear, then approaches very close to Geraldini’s door to hear what they are saying in those rooms)
What a cruel trick! They speak through their teeth!
They are coming:
(repeating, as if he overheard)
“Within moments
I shall come from Torquato.”
I’ll catch him when he comes out of the passage.
And if he will not speak? And if he reveals him in love
And loved in return by Scandiano?
He, loved? Why? For four verses?
They are women! Alas, jealousy attacks me!
(enters the Duke’s apartment)
Ambrogio during Don Gherardo’s last words enters from Geraldini’s chambers and returns to those of Torquato.
SCENE II
Geraldini enters pensive: then glancse at Torquato’s
apartments.
Geraldini
Ah! I await you not in vain,
Longed for moment
Of the victorious fury that burns in my breast!
Torquato, I hate you: and you will perish, Torquato!
The favor he enjoys
The echo of his praise
Is slow death for me. But shine, glow,
Proud star . . . yes . . . for a little longer.
The dawn of my revenge will come.
Your haughty smile,
Those vauted trophies,
I desire to change to tears.
Yes, I swear it: I hope for it.
Fortune , favor me:
Gather all your scorn;
Make him fall at my feet.
Do not betray me, sweet hope,
The single ray brightening a groaning heart.
If the friendly air of favor
For Torquato quietens,
Then at last will my art alone
Reign in the heart of the duke.
I shall know how to render useless
Every design of that brazen fool,
And conceal under the veil of friendship
My ancient loathing.
As long as he shines, I have no peace;
My wrath knows no sleep.
(enter’s Torquato’s chambers)
SCENE III
Tasso’s apartment. A side door is the entry. One at the
back leads to an interior room. A table with writing
instruments, books, and scattered papers, and a closed
ironclad casket. Chairs. Torquato paces slowly as if
absorbed in amorous thoughts.
Torquato
Soul of my soul, gentle ray
Of beauty not mortal,
“Ah! Nothing is lacking in you but pity”;
And perhaps that is not lacking, no. Often you speak
Piteously with your mute smiling lips,
“And for one smile I forget a thousant tortures!”
Ah! My own! My own forever! Fatal distance,
Vanish from my eyes. Hope,
Do not betray me. If for one moment only, one only
You tell me, “I love you,” my heart fully blessed
Forgives fate for all its spasms.
(as if struck with an image of bliss, goes quickly to the table in an attitude of inspiration)
SCENE IV
Enter Ambrogio from the entrance, preceding Roberto, who prevents him from announcing him, seeing Torquato in a moment of poetic fancy.
Geraldini
Hush, let me go. His thoughts fly
Prey to holy inspiration.
Ambrogio bows and leaves.
Go, proud one,
That I take the light from the brightest conceit,
I shall eclipse you. Little remains of your reign.
Torquato
Am I not deceived?
Geraldini
He raves.
Torquato
Oh! My bliss!
All the world is at my feet. Should I attain it,
The throne of the universe seems but paltry.
Geraldini
Dream on; I have arisen, and wish to see you defeated.
Torquato takes a sheet of paper, picks up a quill, and writes, seated, singing with emphasis what he writes.
Torquato
“When will it be that I can enjoy
The love of my Eleonora in liberty?
Ah! May merciful fate grant me so much!
Farewell, lyre; farewell, laurels; farewell, blushing!”
Geraldini
Reckless fool! What ever does he write? In these letters
Lies his doom.
(showing himself and shaking Torquato)
Madness! Are you raving?
(with feigned friendly affection)
Your sighs are a guilty.
Does Torquato make a secret and doubtful love
Thus open and certain?
Torquato
(warm with enthusiasm, drawing Roberto to him)
Listen, Roberto.
In an ecstasy the like of which
No human heart has ever felt,
I dreamed that Fortune and Love
Equipped me with wings.
Sighing for my beauty
I flew from star to star;
Not mortal, but a spirit or goddess
I found her inside the sun;
As she extended her hand to me,
As I kissed her hand;
“I love you,” she said, “I love only you.”
It was a but moment! With those words
Eleonora vanished from my sight!
But on that paper I then expressed
The desire that grew within me.
Geraldini
Who inspired the loving enchantment
Of these verses I clearly recognize.
Your lady was beside you;
Her smile was a flame.
Then your heart poured onto the page
All the love for which you yearned.
That pleasure that intoxicates your breast
Does not dissemble, does not lie,
That longing so ardent,
That fury that has loosed its bonds,
That ineffable mystery.
But, rash Torquato,
You hasten to destroy it!
Or I see the thunderbolt
Of vengeance falling upon you.
Torquato
(hastening to take back the paper; then pointing to two books on the table)
Ah! I have my father’s soul in my breast!
Here I see the history of his heart.
Gentle affection surges in me
More than that of Aminta and Goffredo;
Those poems arose from invention;
These my heart dictated to me.
Geraldini
(in a tone of sincere and tender sollicitude)
I see you ever now in danger
From envy and suspicion.
Imprudence in love
I believe fatal to your heart.
(I have obtained from his own hand the weapons;
With these verses I shall be victorious.)
Be careful . . . the sound of footsteps . . . meseems.
Torquato runs to the casket, throws the letter inside, locks it, and removes the key.
SCENE V
Ambrogio at the middle doorway.
Ambrogio
The duchess sends for Torquato.
(bows and leaves)
Torquato
She!
Geraldini
Rash fool!
Torquato
Oh! Blessed am I!
Perhaps I shall now hear that she loves me!
Sweet flattering dream!
My soul was not deceived!
Geraldini
What can you hope for!
Torquato
I hope for all.
Geraldini
Burn the paper.
Torquato
I myself! Ha! No.
(suddenly resolving, and giving the key of the casket to Geraldini while embracing him)
Ah! It would not be possible
That I burn my verses!
I would feel as if I were watching
My sons die in ashes!
But I yield to you: they are yours;
You destroy them if you wish.
I shall not shed a tear;
I trust in friendship.
(aside)
No, love, do not betray me,
My heart flies to its bliss.
This fortunate soul,
A requited lover,
Will be the envy of kings.
Geraldini
I cannot keep this imprudent
Page, Torquato;
The walls speak even here,
I would fear the breezes.
Can you not destroy it?
I shall burn it if you wish;
Let it be lost even to memory;
Trust in frienship.
(aside)
Oh joys of rage,
I open my whole heart to you!
May he pass from pain to pain,
And enjoy in full the right
To awaken pity.
Torquato embraces Roberto, and leaves through the main door.
SCENE VI
Geraldini alone, then Gherardo from the entry.
Geraldini
O difficult revenge,
Awaited these long years , at last . . . I hope,
You will soon be wrought. I veiled my ancient hatred
In a cloak of pious friendship,
And the fool bared all to his enemy.
You are great, prouder still. Reign here,
Idolized poet;
But you have now given me the arrow to pierce you.
(taking steps toward the casket and taking out the key given him by Torquato.)
What do I do? Strike, but one must not reveal onself.
I do not wish to seem base.
(leaning on the table)
Let another hand
Arouse the suspicion, and be the accuser.
(replaces the key in his pocket)
The world
Believes my grief to be real
While I rejoice in the suffering of my rival.
Gherardo
Roberto? By your leave?
Geraldini
(He comes just in time.)
Gherardo
Tasso sought you;
After he went out, where did he go? What did he want?
Did he mention me? What did he say about Scandiano?
Geraldini
Ah! He said nothing!
Gherardo
And what did he do?
Geraldini
He wrote
Ribald verses, audacious desires.
Gherardo
In writing!
But this, my friend . . .
Geraldini
Is a capital crime.
Gherardo
Where is the paper?
Geraldini
He showed me it; then he carefully
Locked it away.
Gherardo
Where?
Geraldini
There.
(pointing to the casket)
Ah! If the Duke knew of it!
Gherardo
What would you think?
Geraldini
That he does not like imprudent acts,
That he is strict and wishes his family’s customs
To be austerely observed in his court.
Gherardo
Then you think . . .
Geraldini
Well, do you love Tasso?
Gherardo
A trifling matter!
But are you persuaded
That if this paper fell
By chance into the hand of the Duke,
Tasso . . .
Geraldini
Poor man! . . . he would be doomed!
(makes sign to Don Gherardo to be silent, and leaves)
SCENE VII
Don Gherardo alone; then Ambrogio.
Gherardo
Doomed! And what do I wish?
(he nears the casket rummaging in his pocket)
If I could! And why not? The hall is far off:
Ambrogio will not hear. I shall work quietly.
(takes out a picklock and forces the lock of the casket, which on opening makes a slight noise)
I never go unprepared. You are sturdy but in vain;
I have opened other secrets.
(searches, finds the page, and takes it)
This is it . . . this is it!
The more I have in my hand; the less there remains to do.
Ambrogio
I thought I heard some noise!
What have you taken, sir?
Gherardo
I? Nothing, in fact.
Ambrogio
What? And the casket open?
Gherardo
Hey! You are crazy.
Ambrogio
You’ve taken a paper.
Gherardo
What would I have to do with a paper?
Ambrogio
Eh! For curiosity’s sake . . .
Gherardo
Stop or expect
One like me to respond with the rod.
Ambrogio
The paper . . .
(opposing him so that he does not leave)
Gherardo
Quiet.
(unceremoniously and forcefully pushing him aside)
Ambrogio
My master shall know of this.
Exit Geraldini through the main door, followed by Ambrogio.
SCENE VIII
The salon in the apartments of Donna Eleonora, sister of the Duke, on the walls of which are painted scenes described by Torquato in Goffredo. Three doors at the back adorned with opulent draperies. A small table with a rich cloth, books, and a vase of flowers. Chairs around it. Donna Eleonora advances with a volume of the manuscript poem of Torquato in her hands.
Eleonora
Fatal Goffredo! Your verses were arrows
To my poor heart! Yes, yes, Torquato,
It is my fate to love you;
Nor do my noble blood and throne shield me.
Ah! In vain I deny it . . . I am in love.
I heard it in your beautiful verses
Speaking of illustrious exploits;
But singing loves and arms
There spoke a glance, and a heart heard it.
Without knowing it, I was slowly kindled
By its flame . . .
Ah! Love that seems but a game
Then becomes a necessity.
He wept, and I wept;
I sighed at his sighs;
Ah! Torquato, if you are delirious
My heart will be delirious.
Oh! Away with you, O sweet
Illusion of a hopeless love!
You make happy a dream, and I poison my heart.
Take from me my throne and crown
In your fury, O Fate.
Only this heart, ah, leave to me;
It is mine until death.
Degraded to a low estate,
Fate, I scorn and defy you.
If Torquato remain to me
I pardon you for everything.
Ah! Yes, in the cold urn
He will beat for me.
He tarries! Not seeing him
Is slow death! Perhaps unjustly . . . in my bosom
I sense a jealous supicion . . .
SCENE IX
Enter Countess Eleonora di Scandiano from one of the side doors.
Scandiano
O my Duchess!
You are always weeping! Come, away . . .
I wager that love . . .
Eleonora
Love! Oh, my
Countess Scandiano,
Do you not see? A mysterious
Languor is slowly consuming me!
Scandiano
Let us go
To the terrace, Duchess. The ambassador
Fom Mantua has obtained
A requested solemn audience. A magnificent
Procession of flowers of youth,
Handsome knights
On fiery steeds
Precedes, accompanies, and follows him.
Eleonora
Ah! No. These eyes
Hate the sun: they cannot
Endure a single ray. My friend, go:
The gay pomp will seem more beautiful to me
Later described by you.
Scandiano
But left alone the while
Will you return to weeping?
Eleonora
No, I am tranquil.
Scandiano and Eleonora
Goodbye!
Scandiano
(The poor unfortunate
Loves Tasso and has no hope of being requited!)
(Exit by the side door through which she entered)
SCENE X
Eleonora alone, then Tasso, who stops at the middle door.
Eleonora
(Watching Scandiano as she departs and stifling a sob)
Ah! Torquato I love! My heart . . . do you tremble?
It is the well known sound of his footsteps! I suddenly
Felt a gentle throb in my bosom . . .
And he who can express it, no, hears it not.
Torquato takes two steps, and remains silently observing the Duchess.
Torquato? . . . Immobile! Speechless!
Torquato
Ah! Thus respect
And fear render me.
Eleonora
Fear! Am I
So terrible that I freeze your speech?
Torquato
You are a goddess, and goddesses I worship in silence.
Eleonora
Too courtly!
Torquato
Ah! No: Tasso does not lie.
The smoldering flame of respectful love
Has vanquished my soul and my senses;
“But the living desire rather than the extinguished fire.”
Eleonora
My failing health
Longed for comfort. In your songs
I always found it.
Torquato
This is my greatest boast!
Eleonora
But my poor eyes . . . (which have wept so much!)
Are no longer what they once were.
Torquato
(Always fatal!)
Eleonora
You who have a heart equal to your genius,
Choose what most pleases you
In the Goffredo and mercifully read it
To me, and let your voice
(Giving him the manuscript)
Serenade my heart.
(that beats so wildly!)
Torquato
(unfolding the poem)
(Love, assist me)
(reading)
” Canto II: Stanza
Sixteen” I choose
The passage concerning Olindo . . . My heart wrote it.
Eleonora
And to hear it
My heart opens completely. (He himself in Olindo,
Myself in Sofronia he painted! Ah! I recognize absolutely
The secret reason for this choice!)
Torquato
(That I speak of myself, ah!, could she at least comprehend!)
Torquato standing begins to read; Eleonora seated listning is taken with growing lively agitation until she springs to her feet and takes the volume from him.
“She Sofronia, Olindo he is called,
Both from the same city, and the same faith;
He as modest is as she is fair,
Greatly desires, little hopes, and nothing asks,
Nor knows he to discover himself, and does not dare, and she
Either scorns him . . .”
Eleonora takes the volume from Tasso with amorous impatience.
Eleonora
I do not scorn you, and if you believe it,
You are too, ah, too unjust.
I spoke not, it is true, but my eyes
Spoke for me.
Torquato
You do not scorn me? Oh, blessed I am!
O my fortunate afflictions,
If you have found pity in her
No joy for me is equal to that!
Eleonora
Am I cruel?
Torquato
I think not.
Eleonora
And your lips accuse me!
Can your heart also?
Torquato
Excuse
My immense, long suffering.
Days of horror follow
Nights spent awake in suffering.
My hopeless yearnings
I suppress in my heart.
Eleonora
(in gentle reproof)
Yet you have loved others . . .
Torquato
Ah! Never.
No, never: I hid the feeling
That your dear being
Caused to burn in my breast.
I appeared a roving lover;
But I loved none but you.
To see you, and turn to another . . .
No, that is not manly strength.
Eleonora
To hear you and to turn to another . . .
No, that strength is not in me1
Hush.
Torquato
I cannot.
Eleonora
Ah! Be silent:
Torquato . . . we are in court:
The walls are talkative;
Hush, or you give me death.
Torquato
Yes, I will be still: but first . . .
Eleonora
Hurry . . .
Torquato
My soul,
Tell me . . .
Eleonora
What do you wish to know?
Torquato
From your lips that you love me.
Eleonora
Cease.
Torquato
Eleonora!
Eleonora
Leave me.
Torquato
Do you love me? Say it; do you love me?
Eleonora
Ah! Yes.
Torquato and Eleonora
The affliction under which I suffered
I call no longer Tyrant,
If the price of such affliction
Is this felicity!
If by your side, my life,
Fate has let me breathe,
Beautiful will be death
My love, for me!
Torquato
Faithful dream!
SCENE XI
A page of the Duke appears at the center door with a sealed envelope. The Duchess speaks now to the page and then furtively to Tasso.
Eleonora
Torquato!
Look. Does my brother send you this?
Ah! Look.
Torquato
(to himself, but emphatically)
My love is returned!
Eleonora
Hand me the folio and go.
The page leaves. Eleonora breaks the seal, reads a page, then takes from her bosom the Torquato’s paper that he wrote in Scene IV.
(reading)
“See how poets
Know how to keep secrets,
Sister!” Oh heaven! What can this be?
Torquato
I tremble!
Eleonora
(skimmng the other paper)
“When will it be
That I shall enjoy
Eleonora’s . . .”
Torquato
What do I hear! Oh heaven!
Eleonora
Tasso! This is your writing!
Torquato
Who has betrayed me?
Eleonora
This would be
A crime against the Duke!
Torquato
Ah! Surely
Roberto is the traitor!
I’ll cut his throat.
Eleonora
He approaches.
(looking toward the door; then to Torquato, resolute and dignified)
Dissemble: I wish it.
SCENE XII
Geraldini from the middle door, then the Countess and Gherardo.
Geraldini
Duchess!
The sovereign of Mantua
Asks the Duke my lord
For your hand.
Eleonora
When?
Torquato
(I freeze!)
Geraldini
The ambassador
Who came among us yesterday,
Now that he has obtained audience,
Spoke of it to the Duke.
Eleonora
And my brother!
Geraldini
He chose me
As messenger to you.
Torquato
(Contemptible man!)
Scandiano
(embracing the Duchess, who remains preoccupied)
My dear! Taken from us
You move on to a different realm!
Eleonora
But the Duke?
Scandiano
The Duke loves you.
It pains him to part with you;
But he desires this wedding;
But he begs for a yes.
Geraldini
He wishes it.
Gherardo
(entering, with great volubility, while no one pays him attention)
Do you abandon Ferrara?
Is it idle chatter? Is it a secret?
(to the Duchess)
That you are going to Mantua,
Donna Eleonora, is it true?
I can spread it about! She is deaf!
(to Scandiano)
Why does the dear Duchess
Not vouchsafe an audience?
What does she have this morning?
At the quarter moon?
The same fortune!
(to Geraldini)
Sir Roberto,
You know, certainly,
The Mantuan prince
Has asked for her hand;
Will she answer simpering:
“I do not wish to marry”?
“I want to remain as I am!”
Hard as a rock!
And still I have angled nothing!
(to Torquato)
A lovely theme for a sonnet!
But you have never written any!
Torquato, I wager,
Has already composed ex tempore
An epithalamium.
Have I guessed it?
Torquato
(taking hold of his hand and letting it drop)
No.
Gherardo
(stepping back frightened)
Mercy! The bard
Has become rabid!
Scandiano is beside the Duchess. Torquato draws Geraldini to him. Don Gherardo looks on curiously.
Torquato
Ungrateful soul! Traitor!
Is this how you keep faith with me?
The secrets of love
Were sacred, and you revealed them!
Why open that wound
And not take my life?
Down through all the ages
Your name will be cursed.
Geraldini
Calm, calm your fury;
No, Torquato you are unjust.
Your heart speaks to me on your lips;
I have not broken my oaths.
Your suspicion poisons me;
But I cannot change my expression;
In my bosom, this soul is innocent;
Time will discover all.
Scandiano
(aside)
If fortune does not deprive me
Of a smile of favor,
Tasso’s heart shall be mine;
I will have not rival;
And my name will pass on
Defying the oblivion of centuries,
Immortal in his songs,
Like the name of the heroes.
Eleonora
(aside)
Forget him! Change my love!
Feign joy while immersed in grief!
I leave him? Ah! I have not the heart!
I leave him? And he loves me so much!
I feel myself wasting, dying;
My torment calls for death.
Ah! Afterwards history will point to me
As a victim of love.
Gherardo
(aside)
Ah! Why am I not a painter!
What a fine and interesting picture!
(observing the Duchess, Tasso, then Scandiano, then Geraldini)
That one swoons with love;
This one trembles with rage,
The Countess consoles herself
Because she hopes to remain single;
But what this other may be feigning . . .
Is unknown for now.
Torquato
(to Geraldini)
False friend! Did you not deliver
My verses into the Duke’s hand?
Geraldini
No, I swear it!
Torquato
You are a base villain!
Gherardo
(Now I understand!)
Geraldini
Lunatic!
Torquato
(drawing his sword)
Take your weapon!
Gherardo
(from a distance)
Control yourself!
Scandiano
Imprudent man!
Eleonora
Ah! No, Torquato!
Torquato
You lie.
Eleonora
Cease.
Torquato
Let me slay him!
Eleonora and Scandiano
Have mercy!
Torquato
I hear no more.
Eleonora and Scandiano
Ah! Roberto!
Geraldini
(dignified, having bared his sword)
I defend myself.
Eleonora
Don Gherardo, intervene.
Scandiano
Separate them, Don Gherardo.
Gherardo
When it’s raining thrusts
I do not willingly risk my life.
Torquato
Coward!
Geraldini
Tremble!
Gherardo
Eh! Come, boys!
(to Scandiano)
Countess! If this finishes me
I die for you.
Scandiano
Are you mad?
Torquato and Geraldini
Tremble.
Eleonora, Gherardo, and Scandiano
Stop!
SCENE XIII
Pages and courtiers from the middle door, preceding the Duke.
Chorus
The Duke.
Geraldini, Eleonora, Torquato, Gherardo, and Scandiano
The Duke!
Duke
In front of two ladies, and in my court?
(to Geraldini)
Knight?
Geraldini
(respectfully)
I was defending myself.
Duke
Such foolish discourtesy
In you, Torquato, I would not believe!
Torquato
Duke! It is true. It was a moment. I erred.
But . . .
Eleonora
Brother!
Duke
He is pardoned.
(giving Torquato his hand to kiss, then turning with feigned indifference to Eleonora)
You have already heard from Roberto,
That the lord of Mantua
Knows of your merit by report;
And desires from you hand and heart.
Eleonora
But, Brother . . .
Duke
I also desire it.
Eleonora
But if . . .
Duke
I love you. I love you, and I rule.
Eleonora
But I am not well . . .
Duke
You would wish
Love from my heart, not resentment.
Eleonora and Torquato
(Heaven! What a catastrophe!)
Duke
Reflect.
I understand: it is serious step;
But . . . Come to Belriguardo,
Let Don Gherardo come with you,
Scandiano, Roberto, Torquato.
In that air most pure,
Mid smiling nature,
You who always think wisely,
Counsel the Duchess
That she bow to my will.
Come with me all of you. I desire it.
Be cheerful all.
Gherardo
Oh! Certainly!
(Is there some darkness here?)
Scandiano and Geraldini
(Is he gay or feigning?)
Torquato and Eleonora
(I do not trust this!)
Gherardo
Why are we tarrying?
Duke
(I wait in ambush.) Let us go.
Chorus
Let us go.
Duke
(to Geraldini, to Torquato)
You return to friendshiop.
Eleonora and Torquato
(ah! How my heart makes me die!)
Geraldini
(His wrath will be satisfied.)
Scandiano and Gherardo
(My soul sits perplexed in my breast.)
Duke
(This veil will be torn asunder.)
Torquato and Eleonora
(There is no torture, there is no affliction
That is equal to my torment!
I feel my soul die within me,
And, O God, I cannot die.)
Eleonora
(But my heart will be stronger
Than my tyrant destiny;
To him alone will I call in death
With my last breath.)
Torquato
(But my heart will be stronger
Than my tyrant destiny;
To her alone will I call in death
With my last breath.)
Geraldini
(Already the lightning of vengeance
Makes my hapiness certain!
My soul glows at his grief,
His sobs are my joy.
My wrath will be stronger
Than a destiny that smiles on him;
His fate is sealed:
To long for death and not die.)
Duke and Chorus
Let us go to Belriguardo:
Put a check on anger.
In the bosom of delights
Serenity will return.
Eleonora
Why give my heart bliss,
Despised destiny, only then
To turn all my happiness
To tears?
Well knows that lying smile
How to conceal wrath;
But woe if the whirlwind
In his breast breaks out in laughter!
Geraldini
You will no longer, Torquato,
Be envied by thousands.
I shall see your happiness
Turned to tears.
Well knows that lying smile
How to conceal wrath;
But perhaps the whirlwind
In his breast will break out in laughter!
Scandiano
In vain my beleaguered heart
Groans for Torquato:
Let him desist from his raving
Or it will be cruel for her.
Well knows that lying smile
How to conceal wrath;
But woe if the whirlwind
In his breast breaks out in laughter!
Torquato
A single instant your heart
Lived in bliss, Torquato:
Behold all your happiness
Turned to tears!
A smile cannot conceal
The wrath that burns in my breast.
But to vent in full my fury
The moment will arrive.
Gherardo
I grasp that this imbroglio
Is the result of the letter,
That has propelled the Duke
Here like a lightning bolt;
Just with the questions and doubts
I could fill a volume . . .
But time is a gentleman
And will discover all.
The pages and the courtiers array themselves in two wings to allow the Duke, the Duchess, and Scandiano to exit through the middle door; then the curtain falls.
ACT II
A ground level gallery in Beliguardo with a view of part of the ducal gardens. It is nearly dusk.
SCENE I
Courtiers enter the scene from different points and group themselves cautiously upstage speaking among themselves.
Chorus I
Who broke into
Torquato’s casket?
Chorus II
No one knows.
But that paper stolen from him,
What did it say?
Chorus I
No one knows.
All
It is certain that from that folio
A great imbroglio has developed;
Only everyone answers us
With the same: no one knows.
Ah! The brain is perplexed by it
And flies to the antipodes!
But why did the Duke,
His lips laughing,
His countenance cheery,
Suddenly
Make us fly
Here to Belriguardo?
I cannot figure it;
But there must be a why!
Chorus I
I would almost say . . .
Chorus II
I would wager . . .
All
That he is hatching a plot
In the depths of his breast . . .
But the hours pass;
It will be revealed;
What is mysterious
Will be made clear.
Chorus I
So then, patience . . .
Chorus II
But do not cease to . ..
Chorus I
Investigate
With great prudence.
All
And before dawn,
There is no doubt;
All the whys
Will be known to us.
SCENE II
The voice of Countess Scandiano is heard as she enters fleeing from Don Gherardo. The courtiers withdraw in attention and from time to time advance to hear.
Gherardo
Countess! You are wrong.
Scandiano
I am never wrong.
Gherardo
But . . .
Scandiano
To force someone else’s
Casket, to remove from it most secret
Jealous papers, and become base informer
Against the greatest
Italian poet,
Black is that crime.
Gherardo
The culprit is love.
Scandiano
Love? What did you dream?
Gherardo
I thought to myself
That the author of Goffredo
Was madly in love with you. The name
Eleonora fooled me; but the Duke
Can read better and sees that it speaks
Of the Duchess . . .
Scandiano
(emphatically)
No.
Gherardo
(in a confident tone)
Of the sister.
Scandiano
No. The duke is mistaken. He loves only me. His modesty
Conceals it if he comes near me. He hides
His huge hot passion under another name
That propitious fortune now offers him in court;
He knows how suspicious my husband is.
Gherardo
Then . . .
Scandiano
He loves me, and my heart
Conceals it’s honest profound flames;
But it answers his love with love.
Gherardo
So by this I am . . .
Scandiano
Refuted.
Gherardo
And my case . . .
Scandiano
Is a hopeless case.
(Exit in haste)
Gherardo
Oh, rage!
(turning encounters the Duke)
Scene III
Enster duke, and the courtiers in hiding.
Duke
Don Gherardo? Have you seen
Eleonora?
Gherardo
Highness, no.
Duke
And do you know where she might be?
Gherardo
Truly I do not know.
Duke
That seems impossible! You know everything!
Gherardo
Eh! I don’t mean to boast . . .
But to reveal such a great matter!
And that folio of Tasso, that scandal
That was discovered by me,
Was a sublime exploit.
Duke
Oh! Certainly . . . certainly.
Worthy of you.
Gherardo
Thank you, my prince!
Duke
And I love
That you know, and who imitates you . . .
Gherardo
Tell me.
Duke
That in my breast I have a soul
Inimical to cowardice;
That I rule and know how to rule.
Gherardo
I understand.
Duke
The curious
Arouse my scorn, and I have a deadly loathing
For informers and do not want them in my court.
(Exit, casting a severe glance at Don Gherardo)
The courtiers, who have seen and heard all from a
distance, advancing slowly, surround don Gherardo.
Chorus
Don Gherardo! The prophesy
Has finally been fulfilled.
The snoop was punished
For his curiosity.
I pity you. It is a strange case!
Scandiano has refuted you.
The beauty has rejected you
For a poet, a Torquato.
Gherardo
(shaking with the humiliation in which he is left)
I, rejected for a Torquato,
I who am titled,
Who am descended from a line
Of three counts and six marquises,
And am by a lateral line
Of a baronial clan?
For a bilious, abstracted,
Wastrel, chatterbox,
Imprudent, half-mad fool,
Who thinks himself a Cicero,
I rejected? I who am critic,
Diplomat, politician,
Numismatician, geographer,
Archeologist, historiographer,
Metaphysician, hydrostatician,
In the university register
Epigrapher, botanist,
Anatomist, mechanic,
Algebraicist, publicist,
Financier, economist,
And master of perfect
Ceremonies and etiquette?
My most fair Scandiano,
You are deceived in your choice . . .
Chorus
Maybe she keeps her distance
Just because of your sixty years . . .
Gherardo
What sixty! Fifty-eight;
And for a noble, and learned man,
One doesn’t count age.
Chorus
Centuries are moments
In the eyes of scholars;
But moments are centuries
When seen by the fair.
Gherardo
Let us grant that it is sixty;
Among the youngest champions,
Which of them can boast like me
Of the right thrust and the disengage?
No one dances, I’ll bet on it,
The menuet more majestically.
If I go on foot, I have wings on my feet,
And on horseback I have a certain pride,
That I resemble to a tee
Marcus Aurelius on the Campidoglio.
Fresh, thriving and robust,
I dress in good taste,
And Tasso, poor man,
Emaciated, even phthisic,
Every day getting closer
To asthma and consumption.
I have compassion for him and for her
Who was blind to my merits,
And believes herself idolized,
And doesn’t know that she is being mocked;
So think well on it,
Those excuses, those laments,
Those pouts, those scenes,
Those languors, those swoons
Prove, according to evidence,
That of our two Eleonoras,
Tasso in his heart gives preference
As an idol of love
Only to that one
Who is the Duke’s sister,
And that other one misunderstood,
And I shall make her see it
And have my revenge in full.
Chorus
What revenge?
Gherardo
I shall seek it.
Chorus
What will you do?
Gherardo
I do not know yet.
But I shall be indefatigable
Until I come to the end.
Friends! Ah! Take care
To look about you:
Investigate the walls,
The most hidden corners,
And the truth will burst out
From the silent shadows,
And the haughty female
Will be be dumfounded.
Chorus
Looking, asking, investigating
We’ll not spare ourselves.
Even interpreting silence,
We’ll search out the truth,
And this unknown quantity
Will finally be discovered.
Too late the proud,
deluded woman will weep.
All leave separating into groups, but called back several times by Don Gherardo, the knights grow impatient and shout.
But stop prattling.
Hey, let us go.
If we just stand around
We’ll never find out anything.
Gherardo
Go, go, go:
Pity a poor knight.
Exeunt.
SCENE IV
Enter the Duchess and Ambrogio.
Eleonora
Do you not deceive me?
Ambrogio
Highness!
With my own eyes I saw him.
Eleonora
Cannot Sir Roberto
Be responsible?
Ambrogio
No, no, for certain!
I am intimately persuaded
That Don Gherardo is the thief; and here is the case.
In order to come to you
As he desired, this morning, my lady,
Called by me, quickening his step,
Tasso comes out of his chambers;
And then only the knight remains there.
Right behind the knight,
This meddling busybody makes his way
Into the innermost room. Geraldini
Departs. I greet him
At the door; I turn and hear a noise,
A crack! I jump up; I run inside and see
The casket wide open . . .
And my master keeps it closed. Don Gherardo is holding
A certain sheet of paper; I try in vain to get it back;
Then full of insolence,
He threatens to cudgel me on the spot.
I block is way, he pushes me, runs away,
I follow him, the Duke enters . . .
Most fortunate night!
I examine the casket . . . it was forced;
Therefore it is right to suspect only the busybody
Of stealing the folio . . .
That seems to me, my lady, a good conclusion.
Eleonora
Did you disclose all to Tasso?
Ambrogio
I told him everything, from A to Z.
Eleonora
And he?
Ambrogio
He snorts and plots revenge
On Don Gherardo.
Eleonora
No . . . tell him . . .
(just as she is about to say what to tell Tasso, she appears
to change her mind, and drawing Ambrogio forward
whispers)
Roberto . . . seek him and send him to me secretly . . .
But say nothing to Torquato . . . Do you understand?
Ambrogio
I grasp what is required:
(in a tone of sly competence)
I am a man of the world, and a word suffices.
(Exit)
SCENE V
Eleonora alone, then Geraldini.
Eleonora
How miserable I am! A horrid dilemma
Presents itself. Tasso’s love
Is no longer a mystery . . . Oh, God!
I know my brother;
It chills me! If I depart . . .
Ah! I know his heart!
Tasso loses hope! Tasso dies!
Cruel choice! No: I don’t trust myself to decide.
Either I defy the Duke, or I kill my dear lover.
Geraldini
(with humble and modest demeanor)
Duchess?
Eleonora
I know everything.
Geraldini
(with feigned sweetness)
I forgive Torquato.
His fury was justified.
Eleonora
Yes, but my imprudent
Knight, I know all. You are innocent
But that impetuous writing . . .
Geraldini
It is locked up. I have the key to it in my hand.
Because my friend, who showed it to me,
With great reluctance ceded to my counsel;
Once Don Gherardo was gone, I would have burned it.
Eleonora
Ah! It was destiny. I want it,
I want your enmity ended.
Geraldini
Ah! Perhaps
He will not believe it!
Eleonora
His servant will explain all.
Geraldini
(I am triumphant!)
Eleonora
Listen to me:
Eleonora implores you. Go to Tasso,
Embrace him, and tell him
That if he loves me . . . everything already . . .
(as if hesitating, then with complete confidence in him)
Yes, everything is known to you . . .
Geraldini
A sublime secret!
Not even the air will know it.
Eleonora
Say that I wish
Him to be your friend again
Geraldini
Oh! Sweet name!
If he calls me that it I am completely happy.
Eleonora
You love him so?
Geraldini
Oh! You have read my heart!
I hasten . . .
Eleonora
Harken whether still in you breast
There speaks true friendship for the unhappy man.
I must choose between a loathed marriage
And the wrath of my brother,
And I know not how to resolve. To speak to
Torquato for the last time,
Is my desire, to hear him counsel me
To remain hear in this place . . . or to say farewell.
But . . .
Geraldini
I understand.
Eleonora
To him . . .
Geraldini
I shall reveal it.
Eleonora
Roberto!
It is a great secret!
Geraldini
I feel pride
That it is entrusted to me.
Eleonora
(imploring)
Obscure to all,
Impenetrable forever . . .
Geraldini
(with dignity)
To all: I swear.
Eleonora
When in the dusky night
In the laurel wood
Horrors are calmed
By a ray of moonlight,
Let him come where the marble fountain
That swells with our tears,
beside that flood
In shadow and silence;
but lock his yearning in his heart;
But he will come to me alone:
There for the last time
He will be able to weep with me.
Geraldini
I feel, my lady, all the troubles
Of you heart.
Thinking of him who adores you
His torment becomes yours.
Your heart begins to throb
With love returned;
But cruel Fate commands you
To concela the tears,
And sobs repressed in your bosom
Bring death to the heart;
Thus all the while love, duty, piety
Tear you apart.
Eleonora
But if a loathed destiny
Force me to bid him farewell!
What is left for
Poor Tasso?
Geraldini
(with feigned enthusiasm)
A heart. Mine.
Eleonora
If a heart remains for him, he will not be
A victim of cowards.
He will be able to shed tears
Of friendship in his breast,
He can at least speak of me
Who am left to groan.
You will calm the spasms
Of a hopeless love:
In days of anguish
Friendship is a god.
Geraldini
My bosom will always
Be open to his tears;
The poor man will at least
Have the comfort of a sympathetic heart.
If I cannot soothe completely
The spasms of love,
My soul will be able
To share the pain of it.
Eleonora
I am less unhappy;
I forgive destiny for everything.
I confide him to you.
Geraldini
(He will be dust
That the wind will scatter.)
Eleonora
May a glorious sign
Guide your illustrious mind;
There is no greater. Italy
Will have him because of you.
Geraldini
(He will perish.)
Eleonora
If Torquato is able
To banish the arts and weapons of envy
The universe will be grateful to you
For the treasure of his poems.
Remember Eleonora,
Who implored mercy for him,
And do not forget my prayers,
my tears, that he llive.
Geraldini
(Ah, yes, I hope that fortune
Is hastening my triumph.
I shall wear A smile of vengeance
Over that arrogant man.)
Fear not that I’ll not remember
Your prayers, your torments:
Just as you could not imagine
How my heart throbs for you.
Exeunt.
SCENE VI
The Duke alone rapt in his thoughts; then Geraldini.
Duke
I am watchful. Careless ones. I owe mysel
An illustrious, mysterious vengeance; my heart
Awaits it . . . yearns for it;
Genius and ire combined will obtain it.
Weak woman! I feel for you. The heart
Cannot be commanded; I know it . . . but Tasso . . . Tasso
Will fall into my snares. Wretch! I love him,
I love him; but I wish him stronger or more prudent.
Let the terrible truth
Be hid by a politic cloud.
And to posterity be a fairy tale, a mystery.
Ye jealous, invidious, cowardly,
Who hate the great poet,
I benefit from you, but I know you.
His fault is his merit . . .
Foolish and malicious men! Behold the most guilty.
Roberto? Has Torquato returned to their former friendship?
Geraldini
The duchess wished,
(with malice, but feigning candor)
And could he not refuse me
A begged for embrace? The loving gesture
Was more potent in his heart
Knowing me guiltless and innocent.
Duke
(Innocent!) And in this
Place he still moans thus alone?
Geraldini
He fears your displeasure;
And now that in the dark shadow
In the laurel grove
The horrors are tempered
Byt the ray of the moon, he wanders there
Beside the falling water
To recount his sufferings to the echo.
Duke
Alone?
Geraldini
I believe so . . . at least. My lord! I dare not.
Duke
Speak.
Geraldini
While he sighs
Uncertain of your pardon
Unexpectedly to show yorself and
Comfort him with soft words
As is your sweet custom
With those who are troubled . . .would be the work of a god.
Duke
(Infernal cunning!) That piteous heart
Can never dissemble. Your counsel is excellent;
I shall follow it.
Geraldini
I am grateful, my prince! (O joy!)
(kissing the Duke’s hand)
Duke
Come as witness
To the pleasure not hoped for
By the grieving Torquato.
(taking his hand)
Geraldini
(Oh! Unexpected obstacle!
They will call me a traitor!) Ah! Prince . . .
Duke
(severely)
It is my will.
Exeunt.
SCENE VII
A grove of laurels. At the back a marble Apollo with a lyre above a large fountain from which clear water flows plentifully. The moon dispels somewhat the shadow of the night. Torquato comes forward slowly. Don Gherardo follows him surreptitiously at a distance; then the Duchess.
Torquato
“Night that spreads about
The somber mantle this dark sky
While I burn and freeze with true love,”
And you merciful moon,
Who temper with your fair rays the mute horror
“of the damp and dusky shadow of the night,”
I come to weep where love calls me;
But only the water and the wind
“Give murmuring answer to my lament.”
Gherardo
(Alone! At this hour! And here! Let him who wishes sleep.
There will be a reason. I am the faithful
Shadow of his body; I do not abandon him.)
Eleonora
(calling softly)
Torquato!
Gherardo
(the number of speakers increases.)
Torquato
Is it you?
Eleonora
Do you not recognize me?
Gherardo
(The little duchess! Let Scandiano be warned.)
Don Gherardo crosses the back of the scene on tiptoe.
Eleonora
Torquato!
Torquato
Ah! Say, is not this
A blessed false illusion?
But if it be you, true star of love,
Who sweetly shines to intoxicate my breast,
“Who is able to restrain my bold imagining?”
Eleonora
Enough delusion. In such loving moments
Let not the sound of bitter words
Be heard; but an improvident love
Betrayed us both. I dare not tell him
My heart rent . . . and tell him I must! Oh my . . .
O my faithful . . .
Torquato
Go on, my life . . .
Eleonora
Farewell.
Torquato
And you love me?
Eleonora
And because I love you
We . . . I shall say it . . . we must leave each other.
Torquato
Then to you it is a small thing
That I am unhappy,
That you come to increase my misery?
Eleonora
She shall never be another’s; but, Torquato,
Eleonora cannot be yours.
Torquato
Oh, death!
Eleonora
Wise prudence
Demands it; wherefore let my mad passion
Be forgotten, and yours . . .
Tasso! You must depart!
Torquato
You can . . . say this?
Alas! I must be turned to stone
Since this news does not kill me!
Eleonora
The hearts that love united, destiny divides!
Torquato
Alone . . . deserted! . . . Ah! Come with me, flee.
Eleonora
That would be insane.
Torquato
Then what remains for me?
Eleonora
The living
Sublime genius . . . and my tears.
Torquato
And in the vicious sport of impious fortune
You do not wish
To leave me anything as reward
For fidellity, and freezing and fire . . . O cruel one?
Eleonora
Braided in gold
(gives him a ring)
Take my hair.
Torquato
O unhoped for
Enviable gift!
I am now bound forever
With ardent bonds.
Eleonora
Swiftly and unobserved fly
The minutes for lovers.
Take heart . . . (Oh, torture!)
Torquato
What do you wish to say, my love?
Eleonora
That fate is cruel . . . and it is best to say our farewells.
Torquato
Yes . . . for always!
Eleonora
Ah! Listen, hear me.
Already death is in my heart;
But a tear of love
Will bath my ashes.
Say . . . my I hope for that?
Torquato
Oh, cruel one! And do you take pleasure
In seeing my heart broken?
But the grief that has no more tears
Cannot promise.
Torquato and Eleonora
(with a sudden burst of enthusiasm)
Ah! If there remains a single moment,
If fate demands a parting,
Let the blessed heart
Give way to a rapture of bliss.
Beside you I forget everything,
My pain, my destiny.
This heart is yours forever,
Your heart will be mine alone;
This pulse of love
Death alone can extinguish.
SCENE VIII
From one side the Duke appears among the trees, flanked by Geraldini, and on the other side Scandiano being guided by the hand by Don Gherardo.
Gherardo
He is not alone.
Duke
(whispering between themselves)
Silence.
Gherardo
Is it true or is it not true?
Scandiano
Be still.
Torquato
(to Eleonora)
I have not nor hope for
The strength to part.
Gherardo
(to Scandiano)
Is this enough for you?
Eleonora
Ah! Begone. Ah! Leave me.
Scandiano
(Faithless!)
Torquato
You ask it in vain.
Geraldini
(to the Duke)
He is parting with Scandiano.
Duke
(to Geraldini with irony)
Do you think so?
Torquato
On this hand
I wish first to lay my soul.
Gherardo
(to Scandiano)
(Is there more?)
Eleonora
You make this farewell
More brutal, my dearest.
Torquato
You are mine. I defy the thunderbolts.
Eleonora
Leave me, or I’ll cry for help.
Torquato
Come. Follow me. Escape
From him who oppresses you.
Duke
(in a terrible voice)
Ho!
At the Duke’s cry, the scene fills with Swiss guards and pages with lighted torches. Tableau.
Terrible misfortune! Ah, poor wretch!
Torquato has lost his senses!
(to the guards)
Take him to prison.
Have him watched at night.
Torquato
(brandishing his sword at a guard)
The sword! No.
Eleonora
(softly)
Do you wish me undone?
Duke
(gravely)
Duchess!
Torquato
(throwing the sword at Eleonora’s feet)
To you the sword.
Duke
Take him.
Geraldini
Calm yourself.
Duke
He is mad.
Torquato
I, mad!
Eleonora
Oh, God!
Scandiano
Mercy.
Eleonora
By these tears.
Gherardo and Geraldini
My lord!
Eleonora
My brother!
Torquato
I, mad?
Duke
Yes.
Torquato
(to the Duke)
I go to prison;
But first, answer me this.
O you, who condemn love,
You have turned your heart to stone, or have no heart.
You are a beast in human form,
If you call one mad who is a slave of love;
But no; for even the beasts
In the forest sigh with love.
Do you want blood? My breast is bared.
But you cannot take my intellect from me.
Reason is a gift of God.
Reason is mine until God take it from me.
Eleonora
(looking at Geraldini)
(Ah! I have been betrayed! Meanwhile
The perfidious man secretly rejoices.
May the blood he will have us shed
Bring him a harvest of agony.)
Geraldini
(He has fallen at last. The enchantment
Of his dreams is dispelled!
I must dissemble grief
And feign pity.)
Gherardo
(touching his eyes)
(Alas! This is a tear
That is dripping on me!
I weep, unused to weeping;
I hate him, and he elicits pity.)
Scandiano
(That grief makes me die;
Nor can I find pity.)
Duke
(The bond of love once broken
Time will heal.)
Torquato
(angrily wiping away a tear)
(Let grief be hid from the impious;
They will think it cowardice.)
Eleonora
Ah! My brother!
Torquato
What are you doing?
Do not stoop to pleading,
Spare me your tears;
You will not bend that bitter heart.
Geraldini
Torquato!
Torquato
No, no. Look at me.
I see into your heart.
Geraldini
But believe me . . .
Torquato
I believe that you see in me
The victim of your fury.
Geraldini and Gherardo
Oh, heaven!
Torquato
Cowards! Let me go.
To betray me, and then feign pity
Is the epitome of depravity!
Duke
Let my command be obeyed. To prison.
Eleonora
My heart is dying.
Torquato
(looking at Eleonora weeping)
Ah! For these tears,
Who will not envy me prison?
Eleonora and Torquato
(The yearnings of this soul,
The cruelty of fate,
History will write in blood
Trembling in its heart.
And the undeserved lightning bolt,
The farewell so pitiless
Will cause tears to be shed
For ages to come.)
Duke
(Let them learn to fear me
Those who forget that I rule here;
My mercy with this rash pair
Would be fatal.
For the cowards who now triumph
My scorn will ripen;
He who dreams of ascending to heights,
Will fall as he rises.)
Geraldini
(Now that I see him reduced to dust
I am fully content;
He will no longer puff up
With the pride of a favorite;
But yet at those tears
The heart in my breast is moved.
But yet I cannot repress
A twinge of pity.)
Gherardo
(to Scandiano)
Countess! On the hypothesis
That he has lost his mind,
Flee the danger,
Do not say here any longer;
If things get frenetic
All is over for you.
Look how upset he is!
Prudence, for mercy’s sake.
Scandiano
(No, Torquato cannot bear
A new torture.
But a perfidious one insults him
With pretended pity!
Fate was keeping agony
To horrible in store for him . . .)
(to Don Gherardo)
But at least let me
Be free to weep.
Torquato
Farewell, my life, farewell!
We’ll meet again in heaven.
Eleonora
I hasten to heaven, my love;
I shall await you there.
Duke
Break off that leavetaking.
I want my command carried out.
Tasso is surrounded by the Swiss, Eleonora faints into the arms of Scandiano; the Duke with a fierce and imposing glare shames Geraldini’s unseemly joy and Don Gherardo’s exultation.
ACT III
A cell destined to be Torquato’s prison. At the back a grate
with iron bars and a door leading to the interior of the place. A shelf of books in disorder. At the side a door opening to an adjacent room of Torquato. A crude table with bundles of papers, books, and writing materials. An armchair. From the ceiling a hanging lamp faintly illuminating the darkness of the ancient walls.
SCENE I and the Last
Enter Torquato from the adjacent chamber lost in melancholy meditation; then the Chorus of knights of Duke Alfonso II’s court in the distance, then on the stage.
Torquato
What sound! What has happened? What do I ask?
Where am I?
Who led me here? Who locks me up?
I’m weary! Who trusted me? Who deluded me?
For me pity is gone, and where languish
The base and impotent mob, gathered in pity,
I languish here to death,
In dismal prison and under harsh guard
Reduced to both prey and scorn of the greedy people,
A jest and sport of adverse fate!
On the Arno my enemies
Plot against me; the unknown
Restless demon gives me no peace;
The world judges me mad . . . and love is not still!
Why do not my sighs
Fly to the bosom of the air?
At least the echo of my torment
Would come to you,
My sweet love!
Mad they call me, I know it,
Who condemned me to prison;
But I feel love, and always for you,
No, my heart is not mad;
The heart reasons.
Five years have passed! A year!
And still another year!
Perhaps Eleonora thinks of me no longer!
Perhaps . . . Ah! Rage! She believes
The impious cry and believes me insane!
Fatal impious cry, by which betrayed,
Ashamed, I am locked in this place,
And she weeps, and does not loose my bonds!
A chorus begins to be heard from afar that gradually nears the walls of the prison.
Chorus
Long live Tasso!
Torquato
Far off, far off . . . Am I deceived?
My name echoes!
Chorus
Laurels have grown in his hair
In the Campidoglio.
Torquato
What do I hear!
The door at the rear opens noisily and a crowd of knights enters and surrounds Tasso.
Chorus
From that hill where it has its throne
Rome extends its hand.
Thither hasten your step;
For the envied eternal frond
That crowned Petrach is prepared
For your forehead, O Tasso,
Born on the banks of the Tiber
It graced the brow of other bards.
You are released; serene the brow
Of the illustrious son of Orobia;
Which a senate of princes
On the Tarpeian Hill destined for you,
Coveted evergreen crown,
Which age cannot wither.
It will be the emblem of your merit,
One which now will not die.
Torquato
Ah! Let me breathe! This is too much joy! Goffredo
Is with me on the Tarpeian Rock! After having
So many, many sharp spines in my heart
A laurel crown I win at last!
Eleonora! Now in saying farewell
I am equal to you, I too have a crown.
Chorus
Come.
Torquato
I shall come; but I fly to her. I want
To know from her if by her this rare
Unbought, rigorous award advances me . . .
Chorus
(stopping)
Stop.
The deceased cannot answer
From the silent marble of the tomb;
Nor through tears or in songs
Have cold ashes ever spoken.
Torquato
(griefstricken at the unexpected news.)
She is gone! I have lost her?
I am deserted on earth:
Ah! She will be forever mute for you;
In my heart I shall hear her.
It will speak. In my dreams
She will leave the third star;
Less haughty and much more beautiful
She will return to her faithful friend.
Ah! I see her! Ah! Yes . . . it is you!
(kneeling)
Behold the laurel at your feet.
It was the breath of heroes;
But, now that you are no more, it repels me.
Chorus
(pulling Torquato up)
You have wept enough, Torquato:
Open your heart to glory.
Behold the voracious spirit
Of winged time.
Trust the power of the years
With the aegis of the sacred laurel;
You break the oblivion of the ages
With your indomitable wings.
And your epic verse
Will echo through the air
Until the universe
Crumbles, dispersed
Like fine dust.
Torquato
Envious men, disperse;
Rome makes me immortal.
O tomb of her who could
Make me blissful and miserable,
I wish to place a flower
And shed a tear on you.
Chorus
Come to the Tarpeian: do not weep;
Let honor give wings to your feet.
Torquato
Yes, I fly to the bank of the Tiber
At the cry of honor . . .
Be not scornful, O Caesars;
There is a laurel yet for me.
Chorus
Make haste; your bitter fate
Changes at last.
THE END